Politica e clan La deposizione dell'ex compagna del padrino Bidognetti durante il processo sui veleni della Resit di Giugliano

«Cosentino raccomandò il figlio del boss»

La pentita Anna Camino svela il retroscena
ll politico: basta infamie contro di me
Ieri anche la decisione sull'uso delle intercettazioni al parlamentare del Pdl
3 dicembre 2011 - Giuseppe Crimaldi
Fonte: Il Mattino

La vicenda è quella della Resit, la discarica di Giugliano gestita da Cipriano Chianese, secondo la Procura di Napoli una bomba ecologica a cielo aperto al cui interno, per anni, sarebbero stati sversati rifiuti tossici e pericolosi. Il processo è quello in corso di svolgimento davanti ai giudici della quinta sezione della Corte d'Assise, a Napoli. Lei si chiama Anna Carrino, è la ex compagna del boss Francesco Bidognetti, e dal 2007 è collaboratrice di giustizia. Ieri mattina la donna è sfilata in aula sul banco dei testimoni. E ha confermato in aula una grave accusa già rivelata nella fase delle indagini preliminari ai pm della Direzione distrettuale antimafia: un'accusa che coinvolge l'ex sottosegretario all'Economia e coordinatore del Pdl in Campania Nicola Cosentino. E che confermerebbe la circostanza di quanto saldi e costanti fossero i rapporti tra l'ex compagno, Bidognetti, e Cosentino stesso. Dopo aver fatto riferimento agli interessi di Francesco Bidognetti e dell'altro boss del clan dei casalesi, Francesco Schiavone, nel settore dei rifiuti, rispondendo a una domanda del pm Alessandro D'Alessio, la Carrino ha parlato dei rapporti tra Bidognetti e Cosentino (attualmente imputato nel processo che si sta celebrando a Santa Maria Capua Vetere per concorso esterno in associazione camorristica). Collegata in videoconferenza, la Canino ha ribadito le dichiarazioni rilasciate nel 2008 secondo cui - proprio su richiesta di Bidognetti - nel 2004 o nel 2005 Cosentino intervenne per fare in modo che Alessio Stolder, figlio del boss del rione Forcella Raffaele, svolgesse il servizio militare a Napoli e non in un'altra città. Bidognetti, ha spiegato la Carrino, aveva conosciuto Stolder in carcere ad Ascoli Piceno e aveva stretto amicizia con lui.
«Mi chiedo - ha dichiarato Cosentino - quando avrà fine questo continuo stillicidio di infamie e calunnie nei miei confronti. Sono stanco di vedere il mio nome oltraggiato da fantasiosi e inverosimili racconti resi da ex camorristi. Non lo merito io, e non Io merita la mia famiglia». Più che un affondo, uno sfogo, il suo. «Per rispetto della verità e dei miei elettori - ha concluso il coordinatore regionale del Pdl campano - ho chiesto, forse unico politico in Italia, di essere processato con rito immediato, rinunciando alla garanzia dell'udienza filtro. Questo basti a testimoniare la mia serenità sulla mia condotta personale e politica. Continuo a confidare nella giustizia. Nel frattempo, denuncerò attraverso i miei legali, Roberto Vargas (ex camorrista arrestato e condannato nel processo Spartacus, ndr), per le falsità che ha pronunciato sul mio conto».
Ma quella di ieri è stata una giornata importante anche per una decisione presa dalla Corte Costituzionale, che ha dichiarato ammissibile il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dove è in corso il processo peri presunti rapporti con il clan dei Casalesi. Il conflitto di attribuzione riguardava il diniego del Parlamento a utilizzare le telefonate in cui conversa il parlamentare. Era stato il gip, su istanza della procura di Napoli, a chiedere originariamente alla Camera l'utilizzo delle intercettazioni relative a 46 telefonate, una richiesta che il Parlamento aveva respinto. I pm della Dda di Napoli hanno quindi riproposto l'istanza chiedendo al tribunale di sollevare davanti alla Consulta il conflitto di attribuzione nei confronti della Camera dei deputati, come poi è avvenuto. Per i pm quelle telefonate - intercettate su utenze di interlocutori di Cosentino - rappresentano un elemento importante a sostegno dell'accusa, secondo cui l'esponente politico avrebbe intrecciato rapporti con il clan dei Casalesi nella prospettiva dello scambio "voti contro favori"». La Consulta ha dato disposizione di comunicare la propria ordinanza al Tribunale di Santa Maria, che dovrà poi notificarla entro 60 giorni ai presidenti di Camera e Senato.

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