Giugliano, il consiglio vota all'unanimità: «No all'inceneritore»
GIUGLIANO — Sei milioni di tonnellate di balle, accatastate dove un tempo prosperava la ricchezza di Giugliano, le mele annurche, marchio di fabbrica di un territorio oggi affamato. Taverna del Re, discarica a cielo aperto. Il consiglio comunale di Giugliano ha approvato all'unanimità l'ordine del giorno proposto dalla minoranza mostrandosi compatto, nel rappresentare la completa contrarietà della città alla realizzazione di un impianto di incenerimento. Gli amministratori hanno raccolto le istanze dei cittadini che, nei giorni scorsi, sono scesi in strada con una petizione per chiedere una commissione di esperti tecnici «terzi ed imparziali» sulle soluzioni alternative all'incenerimento delle cosiddette ecoballe. E, nella seduta di lunedì 28, hanno approvato il documento che gira alla Regione la richiesta di una consultazione con esperti ambientali sull'inquinamento del territorio — con particolare riferimento alle falde acquifere ed al contenuto dei rifiuti stoccati a Taverna del Re ed in località Lo Spesso — e per l'individuazione della «migliore soluzione» allo smaltimento delle balle accumulate. Il Consiglio si è mostrato addirittura deciso ad appellarsi, in caso di mancata risposta della Regione, al Mediatore Europeo: l'idea sarebbe quella di sottoporgli un report dello stato dei fatti e di promuovere un concorso internazionale per lo smaltimento delle balle e la riqualificazione del territorio. Una decisione che oggi sorprende, dopo le dichiarazioni rilasciate a lungo dalla maggioranza, da sempre a favore della costruzione dell'impianto sulla linea di Provincia e Regione, ed il sostanziale "lavarsene le mani" del sindaco Pianese. Raffaele Del Giudice, direttore di Legambiente Campania, non perde l'occasione per ripetere quanto ha già denunciato: «Qui deve iniziare una bonifica, zoo pozzi d'acqua devono essere chiusi perché velenosi e non possono essere utilizzati per irrigare le colture: una notizia che dovrebbe far saltare tutti dalle sedie, ma sono in troppi a tacere. Sono stati destinati 52o milioni dallo Stato per bonificare il territorio e ad oggi non è stato mosso un dito; c'è terreno ormai perso, ma ce n'è tanto che può essere salvato. Rifiuti ed ecomafie ci stanno rubando il futuro, ci impediscono lo sviluppo». E quelle ecoballe sarebbero sempre illegali, fuori norma. L'area "ecomostro" di Giugliano veniva sottoposta a sequestro giudiziario nel 2oo7, insieme ad altri otto siti, su richiesta dei pubblici ministeri di Napoli, Noviello e Sirleo, nel pieno dell'inchiesta sul ciclo dei rifiuti che ha portato a giudizio i vertici della Fibe e l'allora commissario straordinario Bassolino; nel decreto del Gip Saraceno si legge che lo stoccaggio di rifiuti in quelle zone rappresentava, per le imprese affidatarie, «un irrinunciabile interesse economico» anche «in vista dei considerevoli introiti che ne sarebbero derivati dalla futura combustione». Nonostante le analisi di laboratorio e poi le intercettazioni sulla compravendita dei terreni e gli affitti milionari in favore dei clan, la Provincia, pressata dalle minacce delle sanzioni europee, nella nota 10185o del 4 ottobre si esprimeva nell'individuare in zona Taverna del Re, a Giugliano, l'ubicazione possibile per la costruzione di un impianto di incenerimento delle balle stoccate nei Comuni di Giugliano e Villa Literno, con parere favorevole dell'Arpac, che precisava «all'esito di approfondite valutazioni tecniche, la migliore soluzione individuabile per il trattamento dei rifiuti tritovagliati ancora in stoccaggio provvisorio presso i siti di Taverna del Re è costituita dal loro trattamento termico». «Follia — commenta Antonio Marfella, tossicologo ed oncologo presso il Pascale e spesso consulente perla Procura —. Quelle false eco-balle non si possono né spacchettare, né bruciare, perché non solo non sono "a norma", ma contengono rifiuti speciali al 30%, da scheletri di motorini ai solventi tossici industriali; né si possono esportare: sarebbero rispedite al mittente». Il problema secondo Marfella è che «in Campania i rifiuti non sono solo "urbani", ma occorre considerare l'attività dei cosiddetti "evasori industriali" che non smaltiscono correttamente scarti speciali, inseriti nel ciclo normale dei rifiuti nella piena elusione dei controlli. Attraverso l'inceneritore, si corre il rischio di bruciare rifiuti speciali ad elevata tossicità, aiutati dalla frazione urbana che funger da combustibile, e ciò avrebbe conseguenze nefaste sulla popolazione: dall'aumento dell'incidenza tumorale alle malformazioni neonatali in una zona già particolarmente afflitta, ma non soltanto, se consideriamo la compromissione delle colture». In attesa degli sviluppi della vicenda, la Giugliano dei comitati cittadini non molla quella che è stata e continua ad essere una lotta acerrima, tra diritti negati e mancate risposte. La Giugliano che s'interroga, non tace e non si fermerà.