L'assessore accusa la società che gestisce gli impianti. Hydrogest replica: "Il Commissariato non ci paga"

Allarme di Ganapini: i depuratori sporcano

L'assessore: "Per lavori di 8 giorni ci mettono 8 mesi", I privati si difendono: "Senza i soldi, le banche non anticipano un euro"
6 giugno 2008 - Fabrizio Geremicca
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
Cuma, Foce Regi lagni, Acerra, Napoli nord, Caserta: 5 depuratori, non uno a norma. Tutti fuorilegge rispetto alla normativa europea. Tranne Cuma, che sversa a Licola, immettono le loro acque, inadeguatamente depurate, nel mare che bagna il litorale domizio flegreo.
Dove è in corso il festival Fil.Mare, dedicato appunto al mare, ma 32 dei 41 Km di costa non sono balneabili. Impianti, in gran parte realizzati dalla Cassa per il Mezzogiorno; dovrebbero essere rimodernati. Non è stato fatto nulla e latita la manutenzione ordinaria. Lo mette, nero su bianco, l'assessore all'Ambiente della Regione, Walter Ganapini, che ha scritto due lettere a Massimo Menegozzo, Commissario alle Acque ed alle Bonifiche. Nella prima, il 30 aprile, sottolinea: «Questo assessorato è notiziato da organi competenti, Arpac in primis, del preoccupante stato di mala gestione e funzionamento di molti impianti di depurazione. Segnalazioni inquietanti riguardano, in particolare, l'area del litorale domitio-flegreo, nonché quella di Acerra». La seconda missiva è del 5 giugno. Ganapini ribadisce che lo stato dei depuratori è pessimo e annuncia un sopralluogo, da parte di dirigenti, per programmare la manutenzione. «Questa sarà svolta dalla Protezione civile e la nostra amministrazione si rivarrà in danno a carico del concessionario dei costi sostenuti», conclude. Uno degli ultimi episodi di cattiva gestione, secondo l'assessore, è la mancata sostituzione delle coclee del depuratore della Foce dei Regi lagni. Servono a sollevare i liquami, sono guaste da mesi. «Il gestore», si stupisce Ganapini, «ha chiesto 8 mesi di tempo. Basterebbero 8 giorni».
I depuratori campani sono i concessione a Hydrogest, associazione temporanea d'imprese costituita al 90% da Termomeccanica( a sua volta partecipata per il 40% da Banca Intesa) e al 10% da Giustino costruzioni. Hydrogest, nel 2003, si aggiudicò la gara di appalto per la gestione e la rifunzionalizzazione degli impianti. Spesa prevista: 150 milioni di euro. Venti era previsto li spendesse lo Stato, 130 i privati. Quella gara di appalto ha originato un contenzioso giudiziario di tre anni. Il Tar ha accolto il ricorso della cordata imprenditoriale sconfitta. Il Consiglio di Stato — siamo ormai al 2006 — ha ribaltato il verdetto, restituendo la vittoria a Hydrogest.
Quasi due anni più tardi neppure uno dei depuratori è stato però rimodernato. Nel frattempo, storia di pochi mesi fa, la proprietà degli stessi è passata dal commissariato alla Regione. Di qui l'intervento recente di Ganapini che mette in mora Hydrogest. La concessionaria, però, replica a muso duro. «L'accordo col Commissariato — racconta Enzo Papi presidente di Termomeccanica — prevedeva che chi gestisce gli impianti sia remunerato attraverso le tariffe che i cittadini versano sulla bolletta dell'acqua, per fogne e depurazione. Di questa voce, il Commissariato non ci ha mai dato neppure un euro. Inevitabile, dunque, che i lavori agli impianti non siano mai cominciati ». E poi: «Il project financing prevedeva che investissimo 130 milioni di euro, ma le banche non anticipano un soldo, perché sanno che noi non incassiamo le quote. Ci abbiamo già rimesso 30 milioni di euro per gli stipendi di oltre 450 dipendenti dei 5 depuratori». Pochi giorni fa Hydrogest ha comunicato al commissariato che intende recedere dalla concessione. Ha fatto retromarcia quando i depuratori sono passati alla Regione. «Almeno quest'ultima è pignorabile», conclude il presidente di Termomeccanica.

 

Powered by PhPeace 2.6.4