L'EMERGENZA NUOVO SACCO. NESSUNA AZIENDA SI PRESENTA PER COSTRUIRE UN BIODIGESTORE E DUE SITI DI COMPOSTAGGIO

Rifiuti, a vuoto altre 3 gare d'appalto

25 novembre 2011 - Mariano Rotondo
Fonte: Roma

NAPOLI. Bandi prolungati perché deserti. Accade anche alla Sapna, l'azienda provinciale che nei giorni scorsi ha dovuto posticipare la data di scadenza delle gare d'appalto per la realizzazione e la gestione di un impianto biodigestore nei pressi dello Stir di 'Ditino e di due siti per il compostaggio. Una vera e propria ecatombe in termini di rifiuti, insomma, per Napoli e per il suo hinterland, che nel giro di una settimana hanno sopportato quindi ben cinque "smacchi" dalle aziende del settore. Prima l'appalto richiesto dall'Asia per i contenitori utili alla differenziata che hanno rinviato di fatto l'espansione del porta a porta per il "no" secco delle aziende, poi la discussa gara a riguardo del termovalorizzatore di Ponticelli, dove l'unica offerta è arrivata fuori tempo massimo facendo archiviare la gara come deserta, e adesso l'ultimo triplice colpo a Palazzo Matteotti che pure con i suoi impianti puntava fortemente ad un ciclo di smaltimento virtuoso e soprattutto ecosostenibile. Al momento l'unica spiegazione istituzionale in merito a questa autentica diaspora della monnezza partenopea è arrivata da Palazzo San Giacomo con il vicesindaco, Tommaso Sodano: «Paghiamo gli errori del passato - disse l'indomani del "ceffone" sulla differenziata - per troppi anni la nostra partecipata è stata insolvente, saldando in ritardo i conti con i fornitori. Adesso sarà dura fare capire alle aziende che la musica è cambiata». Una strada, quella degli errori commessi nel lungo periodo dell'emergenza più cruenta, che è una risposta plausibile anche se sarebbe superficiale tralasciare altre strade. Ad esempio, davanti a cinque bandi deserti, risuonano le parole dei manager della Enerambiente, società veneta appaltatrice per la raccolta in città fino allo scorso anno. Dopo gli scandali della Davideco che hanno in qualche modo offuscato pure l'immagine dei veneziani, l'azienda tuonò: «Mai più un lavoro a Napoli, un appalto è meglio perderlo che vincerlo». Insomma non un'ottima pubblicità in merito ai rifiuti napoletani e della provincia. Pochi soldi, partecipate che fanno continuamente slittare i pagamenti, politici che cercano di pilotare le assunzioni, inchieste ed arresti - come nel caso della Davideco - mettono in grossa difficoltà i nuovi progetti per il settore. E se è già dura fare in modo che le comunità accettino gli impianti sotto casa, ora c'è una nuova difficoltà: trovare imprese che vogliano costruirli e gestirli. Al momento, infatti, sembra davvero difficile trovare imprenditori disposti ad accogliere positivamente un appalto nel Napoletano per il biodigestore ed i siti di compostaggio. Eppure si tratta di impianti di ultima generazione e che in tutta Italia ed Europa stanno venendo fuori come funghi, poiché permettono il primo di trasfomìare in energia i gas che si creano con i rifiuti, e l'altro di trasformare la frazione umida ed organica in compost rivendibile sul mercato dell'agricoltura. Non si tratta quindi di un termovalorizzatore, bando che secondo il sindaco de Magistris è andato deserto perché neppure più le aziende credono in questo sistema dannoso per l'ambiente.

Powered by PhPeace 2.6.4