Emergenza rifiuti irrisolta Napoli ha bisogno di scelte condivise

23 novembre 2011 - Antonio Galdo
Fonte: Il Messaggero

CON un angosciante conto alla rovescia ogni giorno che passa il caso rifiuti a Napoli diventa sempre più un circolo vizioso nel quale si stanno avvitando gli amministratori pubblici e, innanzitutto, i cittadini. Entro poche ore bisognerà dare risposte convincenti alla Commissione europea che, come il guardiano di un faro, giustamente non molla la presa e si prepara a consegnare una maxi-multa che, tradotta in concreto, significherà la perdita di soldi essenziali (145 milioni di euro di fondi comunitari) per il buon funzionamento del ciclo della spazzatura e in qualche nuova tassa che i napoletani andranno a pagare, restando però abitanti di una metropoli sporca e perfino avvelenata. Il circolo vizioso riguarda tutti i punti critici di un piano che non si riesce a mettere in campo con serietà, continuità e con un gioco di squadra tra Comune, Provincia e Regione. Il termovalorizzatore, che il sindaco di Napoli non vuole, non si farà mai nell'area dove era previsto e la società A2A ha messo le mani avanti: si è candidata all'opera, ma a tempo scaduto perché senza chiarezza nelle scelte amministrative è inutile parlare di numeri e di costi. L'alternativa gradita a De Magistris ed alla sua giunta, la raccolta differenziata e il «porta a porta», è come un vaso di Pandora, e ogni giorno se ne scopre una nuova. I numeri fotografano, occhio e croce, la seguente realtà: Napoli oggi è attorno al 17,3 per cento, assai distante rispetto all'annuncio del sindaco a inizio mandato («Porterò la differenziata al 75 per cento»), al tetto previsto dalla normativa Ue (50 per cento), e con un livello inferiore perfino rispetto al 17,7 per cento certificato dall'ultima, disastrosa, amministrazione guidata da Rosa Russo Iervolino. Il «porta a porta» è solo un piccolo collaudo in un quartiere campione, Scam-pia, che rischia di naufragare perché intanto non ci sono i soldi per i bidoncini della raccolta. E a proposito di soldi e autorizzazioni che mancano, la Provincia, che in termini di responsabilità non può fare la parte di Pon-zio Pilato, ha di fatto determinato il rinvio della partenza delle navi con la spazzatura verso l'Olanda. Non ci sono i quattrini, e questa parte del piano rifiuti è slittata da settembre a dicembre. Così l'immondizia torna a dilagare nelle strade della città, con segnali allarmanti in alcuni quartieri e con il periodo natalizio (quando si accumulano maggiori rifiuti) alle porte mentre 7 milioni di tonnellate di ecoballe sono in giacenza, come bombe ecologiche sparse sul territorio, nello sdegno e nella rabbia dei vigili della Commissione europea. In questo scenario, che rappresenta solo una sintetica ricostruzione dei fatti essenziali, la Regione non è in grado di attuare alcun piano per i rifiuti, come la Provincia non fa un millimetro in avanti rispetto ai suoi doveri sulle discariche, e il Comune si ritrova con un buco nero largo come una voragine vulcanica: a distanza di sei mesi dall'insediamento della nuova amministrazione il caso rifiuti a Napoli è insoluto. Eppure si tratta della più grave emergenza della città, senza la cui soluzione il sindaco rischia di dimenticare l'entusiasmo popolare che lo ha portato a palazzo San Giacomo. Per evitarlo, c'è solo la strada delle scelte condivise con le altre amministrazioni in campo, Provincia e Regione, per fare uscire i napoletani da un circolo vizioso che rischia, a mesi alterni, di travolgerli.

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