Bagnoli, tutte le inchieste aperte dalla procura

Dal traffico di rifiuti verso la Toscana alla mancata bonifica con l'impennata di malattie tumorali
22 novembre 2011 - Marco Cesario
Fonte: Cronache di Napoli

NAPOLI - Un'inchiesta con più filoni. E' il 2009 quando la procura della Repubblica di Napoli apre un fascicolo su Bagnoli. Diversi gli scenari sui quali vengono accesi i riflettori della magistratura inquirente. I pubblici ministeri Paolo Sirleo e Giuseppe Noviello, ai quali presto si affianca il pubblico ministero antimafia Maria Cristina Ribera, indagano su un presunto traffico illecito di rifiuti provenienti dalla bonifica dell'ex area industriale di Bagnoli e dirottati in Toscana. Dalle prime indagini, condotte dalla procura di Grosseto e poi in parte trasferite a Napoli per competenza territoriale, emerse che la spazzatura veniva solo in parte smaltita in discariche, classificata sempre con codici non pericolosi, mentre la maggior parte dei rifiuti venivano stoccati all'interno dello stabilimento, realizzando vere e proprie discariche abusive. Inoltre i rifiuti venivano miscelati tra di loro al fine di abbassarne i parametri di pericolosità e, attraverso campionamenti non rappresentativi e la compiacenza di intermediari e di siti di smaltimento, venivano inviati ad impianti non idonei a riceverli, sempre con lo scopo di risparmiare notevolmente sui costi di smaltimento finale. Laltro filone aperto su Bagnoli riguarda la mancata bonifica dell'area, uno spaccato più squisitamente legato alla pubblica amministrazione. Il caso oggi è nelle mani dei pubblici ministeri Stefania Buda e Federico Bisce-glia. Le ipotesi di reato tratteggiate sono di disastro ambientale, truffa aggravata, falso e una serie di violazioni del codice ambientale. La procura sta indagando sulla mancata bonifica dell'area, nonostante negli anni siano arrivati numerosi finanziamenti per il recupero della zona industriale di Bagnoli. Strettamente-connessa alla mancata bonifica è l'incidenza di malattie nella zona. Un geologo dell'università Federico II, Benedetto De Vivo, venne incaricato di fare le analisi e scoprì che nei suoli dell'area ex Italsider c'erano tutti gli inquinanti possibili, sia a terra che a mare. Anche i dati raccolti dai medici sull'incidenza delle malattie tumorali nel quartiere flegreo furono allarmanti: nove casi nuovi ogni giorno, di cui tre di non fumatori. A questi due filoni, adesso, si è andata ad aggiungere l'indagine conoscitiva sui lavori legati all'America's Cup.
Ma non è tutto. Bagnoli è stata al centro anche di un'altra inchiesta che ha portato anche a delle condanne: stiamo parlando dell'indagine sulla gestione del litorale occidentale della periferia napoletana, a pochi passi dalla zona della colmata di Bagnoli, in particolare sulla concessione balneare data ai gestori di alcuni lidi benché dalle analisi condotte dal ministero dell'Ambiente fosse risultato che sugli arenili a nord e a sud della colmata erano presenti sostanze inquinanti che rendevano inaccessibile il litorale. Per effetto di questa indagine, nel maggio dello scorso anno, i giudici della undicesima sezione penale del tribunale di Napoli (presidente Carlo Spagna) hanno condannato ad un anno di reclusione a testa, pena sospesa, l'ex assessore comunale all'Ambiente Casimiro Monti e Arcangelo Cesarano, al tempo subcommissario per le bonifiche. I due imputati rispondevano del reato di omissione in atti d'ufficio. Il processo in Appello non è ancora stato fissato.

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