«Chiaiano chiude il 31 dicembre», i comitati brindano
L'altra cava di Marano Ma resta il progetto di un nuovo sversatoio in un'altra cava attigua per l'umido stabilizzato
A Santa Maria La Nova II documento approvato all'unanimità impegna Cesaro «all'attivazione delle procedure per la chiusura definitiva»
NAPOLI — Finisce con gli abitanti di Chiaiano e Marano che brindano con lo spumante davanti alla sede del consiglio provinciale la seduta monotematica dedicata alla discarica della cava del Poligono. Bicchieri di plastica in mano, bevono per festeggiare il documento appena approvato all'unanimità dall'assemblea, che impegna il presidente della giunta, Cesaro, «a confermare la sospensione delle attività ed a richiedere, altresì, l'attivazione di tutte le procedure idonee alla chiusura definitiva». La riunione, la prima in diretta web sul sito della Provincia, è stata seguita con partecipazione dai comitati che non hanno mancato di sottolineare polemicamente gli interventi meno graditi. L'euforia che stempera ore di tensione arriva al richiamo, nel documento finale, al 31 dicembre, limite entro il quale è prevista la «chiusura» del sito, intanto già sbarrato ai compattatori. Epilogo felice, se lo si guarda con gli occhi di chi vive vicino all'invaso e ne ha patito miasmi e disagi e che spazza via timori e preoccupazioni. Quelli suscitati, per esempio, solo un paio d'ore prima, dalla relazione dell'assessore provinciale all'Ambiente, il professore Caliendo. «Nella cava del Poligono», aveva detto, «si potrebbero ancora conferire circa 120.000 tonnellate». Resta apertissima la vicenda giudiziaria. C'è una inchiesta della Procura di Napoli che mira a far luce su eventuali difformità dei materiali utilizzati per realizzare lo sversatoio rispetto a quanto previsto dal progetto, e su ipotetiche "distrazioni" di chi, nell'ambito della pubblica amministrazione, avrebbe dovuto controllare che la discarica fosse a norma, sia durante i lavori, sia al momento del collaudo finale. Resta sospesa — e su questo ieri i comitati hanno invano chiesto rassicurazioni — la possibilità che di qui a qualche mese sia trasformato in sversatoio un sito a poca distanza dalla discarica del Poligono. E un altra cava (Liccardo) e ricade nel Comune di Marano. È uno dei luoghi sui quali punta la Provincia per realizzare un sito in cui deporre la «frazione umida tritovagliata stabilizzata». Coriandoli di spazzatura, quasi inodore, che non produce percolato. Dovrebbero produrla impianti da realizzare negli stabilimenti di tritovagliatura. «Al momento non esiste», protestano però i comitati, che sostengono di averlo appreso direttamente dagli operai dello Stir di Tufino. La discarica di Chiaiano, prevista con la legge 123 del 2008, fortemente voluta dal governo Berlusconi e dall'ex capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, è entrata in esecizio il 17 febbraio 2009 ed è autorizzata per circa 700.000 tonnellate. È stata costruita dalla Ibi Spa, che l'ha gestita fino al 29 novembre 2010, quando la Prefettura di Napoli ha comunicato alla Sapna — società provinciale per i rifiuti — di avere adottato una interdittiva antimafia nei confronti della stessa Ibi. Il 3 febbraio 2011 Sapna ha affidato l'invaso alla Edilcar, che aveva già realizzato in subappalto alcuni interventi nella fase dei lavori. La Prefettura, lo scorso 8 aprile, ha comunicato però di avere adottato una interdittiva antimafia anche nei confronti di Edilcar. Il 30 giugno lo sversatoio è stato infine affidato al Consorzio Campale Stabile. I conferimenti di rifiuti sono stati sospesi, su iniziativa della Sapna, una decina di giorni fa. Quando ormai da tempo, peraltro, la Procura aveva acceso i riflettori su presunte irregolarità nei lavori effettuati da Ibi e dalla subappaltatrice Edil Carandente. Quelle già denunciate nel 2009 dai comitati, da Tommaso Sodano, ora vicesindaco del Comune di Napoli, e da esperti come il geologo Franco Ortolani.