Ascesa e declino di un «bassoliniano di ferro»

Dalla militanza anticlan al business ecoballe: la doppia vita dell'ex Pd

Minacce e scorta Venne eletto primo cittadino a Villa Literno, minacciato venne messo sotto scorta
Fassino gli diede la solidarietà
16 novembre 2011 - Vito Faenza
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

di VITO FAENZA mprenditore di successo, sposato, 1 padre di due figli...». La biografia di Enrico Fabozzi sul sito del gruppo Pd alla Regione Campania cominciava così. Imprenditore edile, Enrico Fabozzi, ha cominciato la sua carriera nelle fila del defunto Pci una quarantina di anni fa. Poi ha seguito l'evoluzione del partito, nel corso degli anni ha aderito al Pds, poi ai Ds ed infine al Pd. Poco più che ventenne venne eletto consigliere comunale di Villa Literno nella lista comunista. Per anni è un esponente di secondo piano della sinistra di Terra di Lavoro. La sua fortuna politica arriva contemporaneamente alle crisi dei rifiuti a Napoli. Tra Villa Literno e Giuliano vengono dislocate i depositi delle ecoballe e Fabozzi, da consigliere comunale prima e da sindaco poi, appoggia la decisione di far diventare il suo comune una delle due «capitali dei rifiuti». Diventa un «bassoliniano di ferro» e nel 2003, il 25 maggio viene eletto primo cittadino. Per lui vota il 55,5% degli elettori (l'affluenza alle urne fu dell'8o%). Si insedia e nelle casse del suo Comune arrivano i fondi per la «compensazione» degli insediamenti di depositi di ecoballe.
Fabozzi non si scompone di fronte alle proteste, flebili, di alcuni suoi concittadini: «Meglio le ecoballe, che i roghi e rifiuti tossici e nocivi». Si fa paladino della legalità, di manifestazioni anticlan (a una parteciparono anche il presidente di Libera, don Luigi Ciotti, e l'allora segretario della Cgil, Guglielmo Epifani). Riesce addirittura a far inserire il Carnevale del suo comune nella lotteria nazionale. Sembra essere il paladino della legalità e dell'anticamorra.
Eppure di Enrico Fabozzi aveva parlato il pentito Carmine Schiavone, nelle deposizioni che hanno portato poi all'inchiesta Spartacus. Siamo alla fine degli anni '80: Villa Literno era guidata da un sindaco socialista e i clan dei camorristi casalesi volevano sostituirlo con un uomo della Dc vicino a loro. Mancano i voti in consiglio e serve l'appoggio dei consiglieri del Pci. Secondo il pentito i due consiglieri comunali comunisti vengono convocati dal pentito e convinti ad accettare la soluzione.
«La giunta si fece - scrive Raffaele Cantone a pagina 156 del suo libro I Gattopardi - e a distanza di anni l'allora sindaco fu incriminato per associazione camorristica nel processo Spartacus II...» (il primo cittadino sarà poi assolto ndr). Nel corso del dibattimento Enrico Fabozzi e il suo giovane collega furono ascoltati come testimoni, «avrebbero potuto fare chiarezza su una pagina oscura del Comune; invece no - scrive ancora Cantone - essi dichiararono che la loro era una scelta politica e che mai gli Schiavone avevano interferito...».
Fabozzi proprio in questi anni è in grande ascesa: dopo cinque anni i consensi dei suoi cittadini lo riconfermano nel 2008 con il 61,34% dei consensi. Ad andare alle urne questa volta è il 90% degli elettori. La stessa percentuale che nelle contemporanee elezioni politiche danno solo il 16% a Pd e Idv e consegnano un bulgaro 73,89% dei suffragi al partito di Berlusconi. Viene il sospetto che ci sia qualcosa che non va e che il voto, in entrambi i casi, sia stato gonfiato.
Ma come dubitare di Enrico Fabozzi? Un anno prima delle elezioni gli era stata «recapitata», il io gennaio del 2007, una testa di maiale mozzata. Un chiaro segno di intimidazione camorristica. Il giorno dopo è Bassolino a dichiarare: «Esprimo piena solidarietà e vicinanza al sindaco di Villa Literno Enrico Fabozzi. Si tratta di un vile e macabro atto intimidatorio che va condannato con fermezza. Siamo al fianco di un sindaco fortemente impegnato ad affrontare e risolvere i problemi di una zona difficile, in cui la magistratura e le forze dell'ordine, con la collaborazione delle istituzioni e dell'associazionismo, sono in prima linea ogni giorno per contrastare il tentativo della camorra di espandere il suo potere. Chiunque intende arricchirsi attraverso il sopruso e la violenza - concludeva Bassolino - sappia che la battaglia per la legalità e contro i clan resta il nostro impegno più importante».
Immediatamente dopo la dichiarazione di Bassolino la reazione dei Ds (il Pd non era ancora nato) fu unanime. Al consiglio comunale straordinario del 15 gennaio 2007 prendono parte Gaetano Pascarella, sottosegretario Pd all'Istruzione, il presidente dell'epoca della Provincia di Caserta, Sandro de Franciscis, gli assessore regionali Corrado Gabriele e Rosa D'Amelio e l'onorevole Rosa Suppa. Ubaldo Greco segretario provinciale De annuncia che il giorno dopo sarebbe stato «Piero Fassino segretario nazionale del partito a ricevere il sindaco di Villa Litemo minacciato dalla camorra». E il giorno dopo alle 12 Fabozzi ricevette la solidarietà del segretario nazionale e quella di tanti esponenti del partito.
A Enrico Fabozzi viene anche assegnata una scorta. Ma comincia a vedersi qualche crepa. La prima arriva dai giovani democratici di Casal di Principe che lo accusano di essersi presentato alla presentazione della candidatura a sindaco di Sebastiano Ferra-ro, e non a quella di Luigi Scalzone candidato ufficiale dei Ds. «Possiamo ancora considerarlo iscritto ai Democratici di sinistra?» si chiedevano i giovani militanti.
La seconda crepa si verifica quando con un voto bipartisan viene letto presidente del consorzio unico dei rifiuti di Caserta. «Si è accordato con Cosentino» tuonano alcuni esponenti Ds, ma la protesta cade nel vuoto. Fabozzi, che aderisce al Pd, resta dov'è e i contestatori vanno via dalla nuova formazione politica: a Sel o nell'Idv. Ma se c'è stato un feeling con Cosentino, per questa elezione, si spezza presto. L'amministrazione comunale di Fabozzi viene sciolta per infiltrazioni camorristiche. E il 23 aprile del 2009. Fabozzi tuona contro l'allora sottosegretario e l'ex prefetto di Caserta, Maria Elena Stasi (eletta un anno prima parlamentare nelle liste del Pdl a Napoli) sostenendo: «Si tratta di uno scioglimento  politico!». Presenta un ricorso al Tar che annulla il provvedimento del ministro Maroni: i13 dicembre del 2009 Fabozzi ritorna in carica. Nonostante su di lui corrano voci di una inchiesta della Dda viene candidato alle regionali. E eletto con 11.526 voti di preferenza, quarto tra i consiglieri regionali casertani, e precede di un pugno Nicola Caputo. Viene inserito nella commissione regionale antimafia, nonostante le voci siano sempre più forti.
Il fulmine arriva a ciel sereno, in piena estate. Avviso di garanzia per partecipazione esterna ad associazione camorristica. Fabozzi si autosospende dal gruppo regionale Pd e dal partito, professa la sua innocenza e dichiara di avere piena fiducia nella magistratura. Intanto i pm antimafia stando sentendo Emilio Di Caterino, collaboratore di giustizia, che della testa di maiale fornisce un'altra versione che coinvolge pesantemente il consigliere regionale che in quel momento, da sindaco, stava per aggiudicare una serie di appalti.
Ieri l'arresto, i primi retroscena dei suoi contatti l'ipotesi che i voti conquistati alle elezioni sia la prima del 2003 che in quella del 2008 siano frutto proprio degli accordi con i rappresentanti dei clan. E la sua biografia del consigliere regionale «imprenditore di successo...» sul sito del gruppo regionale Pd, diventa una pagina vuota.

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