Asia, il presidente Rossi: «Stipendio inadeguato, ma sono qui per aiutare»
Siamo partiti con il porta a porta a Posillipo e Scampìa ma abbiamo un obiettivo più ambizioso, entro il 2012 la metà della città e serve l'aumento di capitale
Qui la normalità è stata tolta ai cittadini, sotto l'emergenza si è nascosta l'inefficienza, come si fanno a controllare le spese con migliaia di tonnellate di immondizia a terra?
NAPOLI — Cosa serve ad Asìa per macinare tonnellate di rifiuti? E per continuare a portare avanti l'ambizioso progetto di «differenziare» metà città di Napoli con il porta a porta? Beh, semplice: i soldi. Quei 43 milioni di euro sotto forma di aumento di capitale che il sindaco Luigi de Magistris annunciò il 29 luglio scorso, varando la «SuperAsia». Peccato però che, viste le condizioni delle finanze municipali, le banche abbiano disertato il bando per il prestito (perché di questo si tratta). Per ora è andata così. Lo conferma anche il presidente dell'Asia, Raphael Rossi. Anche se aggiunge: «Il comune in parallelo ha fatto richiesta alla Cassa depositi e prestiti».
A cosa servono quei 43 milioni? «Per la raccolta differenziata. Ora siamo partiti con il porta a porta a Posillipo e Scampìa. Ma abbiamo un obiettivo più ambizioso. Entro il 2012 metà della città dovrebbe essere servito dal porta a porta. L'aumento di capitale serve per fare queste cose».
Altrimenti? «Altrimenti non abbiamo gli strumenti. I napoletani, e lo voglio dire perché lo so, vogliono la differenziata dopo tutto quello che hanno subito e sono preparatissimi».
Dunque senza soldi Asia è spacciata. Cosa ha trovato quando è arrivato? «La situazione di partenza era critica. Era previsto un deficit di 18 milioni di euro».
Perché? «Perché il Comune metteva in budget meno risorse di quanto in realtà servissero. Ma era previsto che Asìa costasse tanto. I 18 milioni non erano dovuti a spese improvvise, quanto piuttosto preventivate».
Ma la situazione con la nuova amministrazione è mutata? «No. Anzi se possibile peggiorerà a causa dei tagli ai trasferimenti statali. E indubbio che il Comune di Napoli abbia meno risorse di quante ne servano in realtà».
Quanto spende Asia per il personale? «Cento milioni l'anno, su un totale di 166 milioni di euro di spese. A fronte di 148 milioni di euro stanziati dal Comune e 4 milioni e mezzo che riusciamo a ricavare dalla differenziata».
Quindi come farete? «Guardi le strade sono due: in primis tagliare oppure incassare di più».
Come fa un'azienda di igiene urbana a fare soldi? «Visto che abbiamo un contratto di servizio col Comune lo si ricontratta. Oppure, nel medio termine, si possono prevedere dei pensionamenti. O ancora, abbattere i costi degli affitti».
Perché quanto costano gli affitti? «Complessivamente la gestione delle sedi aziendali costa 4 milioni e mezzo all'anno».
Sedi aziendali? Quante sono? «Diciotto, più depositi, autoparchi. Alcuni immobili sono di proprietà, ma per esempio questo (la sede centrale di via Antiniana, il sesto e settimo piano di un palazzone grigio, ndr) da dieci anni è in fitto. Il nuovo intendimento è quello di investire sulle proprietà in modo da non sopportare più canoni di locazione poco logici. Il problema è che, comunque, si tratta di piccole cose. I servizi dovrebbero meccanizzarsi. Il settore su cui siamo più carenti è lo spazzamento, ma abbiamo bisogno di più macchine, non più braccia».
Quindi quando sente, lo ha detto per primo il sindaco de Magistris in campagna elettorale, che i Bros potrebbero essere utilizzati per la differenziata che pensa? «Mi metto le mani nei capelli. Perché qui si rischia il paradosso: hai il personale ma non le macchine».
Senta, Napoli può definire chiusa l'emergenza rifiuti? «No, ma l'emergenza non è legata alla raccolta, quanto allo smaltimento».
Dunque dipende dal ciclo, che non è completo. Il compostaggio per esempio. A cosa serve differenziare l'umido se poi lo si deve spedire in Sicilia? «Sono d'accordo, ma gli impianti di compostaggio non si possono fare in città come era previsto prima».
Ma come no? E dove? «Guardi che l'umido puzza. Per Napoli servono impianti grossi, sa che significa costruirli vicino a zone abitate? Devono stare ad almeno alcune centinaia di metri dalle abitazioni».
No al compostaggio, no anche all'inceneritore? «Premetto non ho pregiudizi ideologici nei confronti degli impianti. A Torino abito vicino all'inceneritore in costruzione e non ho paura. Ma l'inceneritore di Acerra brucia 600 mila tonnellate annue, Napoli e provincia producono i milione e 200mila tonnellate di rifiuti all'anno. E già tarato sul 50 per cento dell'immondizia differenziata, può bastare».
Ma la differenziata a Napoli è ferma al 19 per cento. E se non arrivano i 43 milioni di euro della ricapitalizzazione il rischio è che non si superi quella soglia. E un cane che si morde la coda. «Infatti stiamo lavorando perché, per almeno due anni, i rifiuti siano mandati in Olanda».
Lei, domenica scorsa intervistato da Report, ha detto: se salta l'Olanda non abbiamo un piano B. Testuale: «A Napoli non esistono piani B». «Battuta infelice... Ma se non funziona, e deve funzionare, troveremo un'altra soluzione».
Come se non funziona, cosa vuol dire? A che punto è la trattativa con l'Olanda? (A questo punto Raphael Rossi prende un mazzo di chiavi). «Vede io non posso farglieli vedere, ma i contratti con l'Olanda ci sono. Le trattative sono andate bene, i prezzi sono molto convenienti».
L'assessore Sodano parlò di un prezzo inferiore rispetto a quello praticato in Italia di quasi il 50 per cento. Ma se i contratti ci sono, qual è il problema? «Il problema è che non possiamo muoverci senza la Sapna e diciamo che la Provincia di Napoli non ci sta mettendo un grande entusiasmo. Se la Provincia non autorizza gli Stir a imballare i rifiuti e non mette i soldi, beh possiamo poco. Ma ci dobbiamo riuscire. Ci siamo spesi la credibilità del nuovo sindaco per chiudere con gli olandesi».
Ci crede ancora? «Quando sono arrivato ho fatto la cosa più logica, se non funziona, vorrà dire che ho sbagliato».
Lei guadagna 2500 euro al mese per fare il presidente dell'Asia. Le conviene? «Per il carico di responsabilità che perdureranno anche dopo la cessazione del mio mandato questo non è uno stipendio adeguato. È un terzo di quello che guadagna un mio dirigente. Ma non è un problema fondamentale, perché sono qui temporaneamente per dare una mano alla città».
È vero che lei ha bloccato l'assunzione di 23 dipendenti del consorzio di bacino? «Preferisco non rispondere a questa domanda».
È vero che sono andate deserte quattro gare? «Sì, due per l'acquisto di bidoncini, due per camion. Avevamo fino a pochi mesi fa i conti pignorati, il mercato non se l'è sentita di rischiare. Altre però sono andate aggiudicate».
Cosa si augura? «La normalità in questa città. L'abbiamo tolta ai bambini, ai cittadini. Sotto l'emergenza si è nascosta l'inefficienza. Come si fanno a controllare le spese per straordinari quando a terra ci sono migliaia di tonnellate di immondizia? Dobbiamo metterci in sicurezza a qualunque costo, portando anche i rifiuti all'estero. E vorrei...».
Vorrebbe? «Vorrei che non bruciassero più 2 o tre campane ogni notte. Non solo perché 50o campane distrutte in un anno ci costano 50o mila euro, ma perché bruciare 300 chili di plastica, ammazza più di qualsiasi altra cosa».
Anche dell'inceneritore? «Anche».