Ecoballe, la mappa completa delle colline della vergogna «Ma valgono un patrimonio»
Il termovalorizzatore ad hoc è già previsto e la lettera della Commissione europea potrebbe imprimere un'accelerazione all'accordo tra Regione, Province e Comuni interessati
NAPOLI — «In Belgio, paese che ha fatto la scelta di incenerire la maggior parte dei propri rifiuti, la crisi economica ha appena costretto alcuni impianti alla chiusura perché, con il calo dei consumi, si è ridotta la produzione di immondizia e quindi di combustibile da rifiuti. In Campania, al contrario, abbiamo milioni di tonnellate di immondizia pronte per produrre energia. Lo stabilisce la legge e sarebbe un paradosso se non lo facessimo». L'assessore all'Ambiente della Provincia di Napoli Giuseppe Caliendo si riferisce alla gigantesca quantità di ecoballe accumulate in trenta siti diversi, in tutte le province campane con larga prevalenza di Napoli e Caserta. Dovranno essere bruciate, ma l'impianto destinato a farlo non c'è ancora. E della sua realizzazione (tra l'altro) ha appena chiesto conto la Commissione europea, nella lettera sulla situazione in Campania che, se l'Italia non darà risposte adeguate, potrebbe portare a una nuova multa. Le colline della vergogna che punteggiano il panorama campano sono lì, in alcuni casi, da dieci anni. Per esempio nell'area Asi di Caivano. In altri da molto meno: uno dei due siti di stoccaggio «provvisori» di Pia-nodardine, nell'Avellinese, ha chiuso nell'agosto 2oo9. Quindi per tutto lo scorso decennio le ecoballe si sono accumulate qua e là fino quota 4.274.616 (censite), pari a 5.664.056,44 tonnellate. Più dei rifiuti prodotti da Napoli in undici anni, più di quanti ne produca l'intera Campania in due anni. Il cumulo più grande è nel sito Lo Spesso, a Villa Literno, in provincia di Caserta: lì le ecoballe sono 1.533.395, per oltre 2 milioni di tonnellate. A Taverna del Re, a Giugliano, in provincia di Napoli, ce n'è un altro da 1.421783 ecoballe per 1.888.127,37 tonnellate. E a Giugliano di siti «provvisori» ce ne sono altri quattro. Nel Napoletano le colline di immondizia impacchettata — alcune ricoperte da teli, altre da vegetazione spontanea, altre rimaste come quando sono state abbandonate lì le ecoballe — si ergono anche ad Acerra, a Marigliano e a Terzigno. Nel complesso le eco-balle nella provincia sono 2.142.700, paria 2.728.117 tonnellate. In Terra di Lavoro, oltre a quello di Villa Literno, ci sono siti «provvisori» da anni a Marcianise, Capua, Santa Maria la Fossa e (cinque) a San Tammaro. Totale delle ecoballe censite:1.714.261. Peso complessivo: 2.338.877,42 tonnellate. La mappa è completata dalle 106.324 balle nei siti di Casalduni e Fragneto Monforte, nel Sannio, che totalizzano 193.333,96 tonnellate. Sono 109.453, pari a 143.003,94 tonnellate, le ecoballe ammonticchiate nel Salernitano, a Eboli, Battipaglia, Persano e Nocera Inferiore. Mentre 29.009 ecoballe, per un totale di 38.106,42 tonnellate, sono nei siti irpini di Pianodardine, Flumeri e Avellino. L'ex assessore regionale all'Ambiente Walter Ganapini sosteneva che, proprio per il fatto di essere lì da anni, le nostre ecoballe «storiche» avrebbero un potere calorifico maggiore delle altre, perché meno umide. «Ma non è vero: non si conosce il loro potere calorifico. Devono essere analizzate, caratterizzate. Non una a una: esistono metodiche che consentono di farlo utilizzando campioni rappresentativi», ribatte Gennaro Volpicelli, professore di impianti chimici ed ex preside della facoltà di Ingegneria della Federico II, che è stato anche direttore generale dell'Arpac e presidente dell'Asia. «Anche se fossero effettivamente così secche — continua Volpicelli — basterebbe diluirle con materiali di risulta e riportarle entro i limiti previsti. Quelle ecoballe hanno un valore enorme: potrebbero alimentare per vent'anni un inceneritore da 50o mila tonnellate. Il termovalorizzatore di Acerra, per esempio, garantisce un guadagno enorme, io credo di loo milioni l'anno al netto della quota di ammortamento per la realizzazione dell'impianto. Per non dire, poi, dell'energia elettrica che produce: l'Italia in generale e la Campania in particolare hanno un problema serissimo di energia e così potremmo produrla invece di essere costretti ad acquistarla». Che le «bustone di immondizia valgano un patrimonio lo conferma il fatto che sono state sottoposte a sequestro cautelativo dalla Procura di Napoli nell'ambito del processo a carico di Fibe, che le ha prodotte. Costituirebbero una possibilità di rivalsa da parte dello Stato, se fossero accertati danni causati dall'azienda. Le sollecitazioni della Commissione europea, l'esigenza di liberarsi finalmente di quella assurda quantità di monnezza e l'opportunità di mettere finamente a frutto quella che in tutto il resto il mondo occidentale è considerata una fonte di ricchezza e lavoro si incrociano dunque nella prospettiva di realizzare un impianto destinato a bruciare quelle ecoballe. Ma quando? «Per realizzare un termovalorizzatore occorrono tre anni, se non ci sono intoppi», spiega Volpicelli. Tre anni. Ma a partire da quando? E come? L'assessore Caliendo ritiene che la via giusta sia il project fi nancing, cioè il coinvolgimento dei privati. 41 bando non c'è ancora — dice — ma stiamo lavorando per mettere a punto l'accordo con le comunità locali. L'idea è di costruire l'impianto nel territorio di Giugliano al confine con Villa Literno, dove è stipata la maggior parte delle ecoballe, in modo che non debbano viaggiare. Ovviamente le comunità locali usufruiranno delle ricadute positive previste laddove si realizzano impianti del genere. Proprio oggi era prevista una riunione con i Comuni interessati, la Provincia di Caserta e la Regione per parlarne. Ma è slittata alla settimana prossima a causa della protesta dei lavoratori della Jacorossi e di qualche altro problema». Angelo Lomonaco