Rapporto Ecomafie 2011 Ogni 24 ore nella regione sparisce un frutteto, s'inquina un pozzo, si sversano veleni in mare

Legambiente: in Campania 10 reati al giorno

Il primato nero Nel report la Campania è prima con 3849 infrazioni, 1216 sequestri e 10 persone al giorno colte a compiere reati ambientali
28 ottobre 2011 - Fabrizio Geremicca
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

Napoli — Ogni giorno in Campania sparisce un frutteto, s'inquina un pozzo d'acqua, si sversa un pò di veleno a mare. Ogni 24 ore ci si gioca un pò di futuro, di qualità di vita, di salute e di bellezza dell'esistenza. Potrebbe iniziare così il racconto di una favola nera, quella di una regione che divora se stessa, stretta dall'illegalità criminale e da amministrazioni sovente colluse col partito della speculazione. Una favola senza lieto fine, per ora. Anche quest'anno, infatti, la Campania guadagna il primo posto nel rapporto Ecomafie 2011 di Legambiente. Il dossier è stato presentato ieri a Palazzo di Giustizia. Cifre da brivido: 3849 infrazioni, 1216 sequestri e io persone al giorno colte dalle forze dell'ordine a compiere reati ambientali. Sullo sfondo, 8o clan che gestiscono il malaffare ambientale sviluppando un business da 4 miliardi di euro. La Provincia di Napoli, con 1489 infrazioni accertate, è superata in Italia solo da quella di Roma. Tra i settori che non conoscono crisi, l'abusivismo edilizio. Nel2o10 sono state realizzate oltre 6000 case illegali. Sono stati cementificati 18o ettari, pari a 18o campi di calcio. E un fenomeno, l'abusivismo, che se da un lato consente ai clan di ripulire capitali sporchi, dall'altro non sempre è sufficientemente contrastato dalle amministrazioni locali, per motivi clientelari ed elettoralistici. «Si parla addirittura di abusi di necessità», ha sottolineato ieri il procuratore Aldo De Chiara, «ma è una definizione assurda. Sia perché costruire illegalmente richiede che si disponga di capitali, sia perché comporta che si commettano una serie di reati, compresa la mancata osservanza delle norme di sicurezza sul lavoro». Senza contare che la somma dei cosiddetti abusi di necessità crea guasti in tutto e per tutto paragonabili a quelli delle speculazioni di più ampia portata. La Campania si conferma anche leader nel ciclo dei rifiuti, con 786 reati accertati (il 13% del totale nazionale). E elevatissimo il numero di aziende, legate ai clan, che lavorano nel settore. Spesso con appalti pubblici. Negli ultimi dieci anni 37 imprese vincitrici di gare bandite dalla pubblica amministrazione sono state colpite da interdittiva antimafia. «Da 17 anni», commenta Buonomo, «analizziamo e studiamo le trasformazioni ed i meccanismi di questa guerra che sta avvelenando il territorio dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. In attesa di tempi e regole certe per la bonifica, di un vero piano di ciclo integrato di rifiuti e dell'avvio del motore delle ruspe per abbattere il cemento illegale, noi continueremo in sinergia con la magistratura e con le forze dell'ordine a denunciare la collusione e gli affari della criminalità ambientale . Nella speranza, naturalmente, che poi arrivino le sentenze. Non è scontato, come dimostra il flop del primo grande processo alle ecomafie (Cassiopea), naufragato a settembre davanti al gup tra prescrizioni e assoluzioni. «Ci sono altri procedimenti a rischio», avverte Maurizio Montalto, l'avvocato membro dell'osservatorio nazionale sulla legalità di Legambiente.

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