La differenziata va alla grande solo nei comuni della provincia

Rifiuti, Giggino promette i colleghi fanno i fatti

28 ottobre 2011 - GOFFREDO PISTELLI
Fonte: Italia Oggi

Giggino e gli altri. Giggino, al secolo Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, urla e strepita, vola in Gran Bretagna a vedere 'o Napule in Champions league e a Roma per fare l'indignado, progetta nuovi soggetti politici in concorrenza con Antonio Di Pietro e, sui rifiuti, annosa questione napoletana, promette di fare tutto lui. Gli altri sono i sindaci dell'area vesuviana, che amministrano mezzo milione di persone che, da luglio scorso, rispettando un protocollo di intesa con provincia e regione, stanno portando la raccolta differenziata a quota 50 per cento, rispetto al 18-20% medio del capoluogo campano. «Non vanno in piazza con la bandana e non guadagnano le prima pagine dei giornali'., ha scritto polemicamente ieri il Corriere del Mezzogiorno, «però zitti zitti sono riusciti a portare la raccolta differenziata sotto il Vesuvio'. Cifre record: Portici ha il 65,30% e riesce a fare totalmente la raccolta porta a porta, quella efficace perché permette di sanzionare chi non la pratica la differenziazione dei rifiuti. C'è poi San Giorgio a Cremano, col 50% di differenziata, col metodo porta a porta in mezza città mentre sono spariti dalle vie più importanti i cassonetti, la panacea per quanti non vogliono faticare a separare il secco dall'umido, la plastica dal vetro. E che dire di San Sebastiano che, con quota 65,64% raggiunta, s'è potuta permettere di ridurre la tassa rifiuti degli abitanti? Ottaviano poi, col suo 51,20%, non sarà più nota solamente per aver dato i natali e ospitato le gesta di don Raffaele Cutulo. Questi i più bravi, ma non è che gli altri 15 comuni siano stati troppo da meno. Il dato forse più importante è che il risultato è figlio di una gestione bypartisan della monnezza, perché in base al protocollo siglato con la provincia di Napoli, i municipi della cosidetta «zona rossa» dei rifiuti, si impegnavano a raggiungere l'autosufficienza nella raccolta, nello smaltimento e nel trattamento dei rifiuti. E per farlo le amministrazioni, di centrosinistra e di centrodestra, dovevano necessariamente cooperare. Cosa che hanno fatto, realizzando un'area comune per lo smaltimento della raccolta indifferenziata a Torre del Greco, da dove, per esempio, il legno prende la via degli stabilimenti Merloni, nelle Marche, attrezzati per utilizzarlo e i materassi finiscono in Toscana. La frazione umida, vale a dire i resti dei cibi che, nelle vecchie discariche, decomponendosi favorivano il percolaggio, raccogliendo i veleni e trasferendoli nella falda sottostante, l'umido insomma finisce a Massa di Somma e Somma. A Ottaviano ci vanno gli elettrodomestici usati mentre Cercola si occuperà del vetro. Per gli inerti e i laterizi, invece, c'è Ercolano, mentre a San Sebastiano e Portici va in scena il riuso, ovvero l'alienazione a prezzi di realizzo di mobili e oggetti vari ancora utilizzabili. Insomma sul modello dei mercatini bric-à-brac francesi, di Porta Portese a Roma o del Balon a Torino. Un modello per Napoli? Le obiezioni sono già pronte: i milioni di abitanti, la difficoltà di operare in un contesto urbano, la comunicazione impervia con la cittadinanza, l'impossibilità di inviare i poliziotti municipali a comminare le sanzioni a chi non si adegua. Una china che spesso conduce a Stefano Jacini e alla questione meridionale, insomma all'Ottocento. Ma sperimentare, magari per quartiere, si potrebbe. Già oggi. Dicitencello vuje a Giggino.

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