Epidemia colposa prosciolti Iervolino Bassolino e Pansa
La replica Lepore: valuteremo se ricorrere in appello solo dopo aver letto le motivazioni
Non passa l'ipotesi di epidemia colposa, restano invece da valutare dinanzi a un giudice eventuali condotte omissive. Poche righe, per togliere e conservare i punti cardine di una delle vicende investigative nate dalle ceneri della emergenza rifiuti in Campania - anno 2008 -, al termine della valutazione del giudice per le udienze preliminari. È stato il gup Paola Piccirillo a disporre il proscioglimento per tutti gli imputati dall'accusa più grave - quella di epidemia colposa -, ma a firmare il rinvio a giudizio di alcuni tra ex sindaci, commissari e amministratori chiamati negli anni a gestire la crisi rifiuti nel Napoletano nel 2008. Prosciolta l'ex sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, che viene ritenuta estranea dal giudice sia in merito all'accusa di epidemia, che in relazione al caso di omissioni in atti d'ufficio. Diversa invece la valutazione adottata per altre cariche istituzionali di rilievo, a cominciare dall'ex presidente della regione Antonio Bassolino e dall'ex prefetto e commissario antirifiuti Alessandro Pansa: prosciolti per epidemia colposa, vanno invece a giudizio per omissioni in atto d'ufficio, dinanzi alla prima sezione penale, a partire dal prossimo nove febbraio. Spiega il procuratore Giovandomenico Le-pore: «Aspettiamo di leggere le valutazioni adottate dal giudice e poi valuteremo se fare o meno ricorso». Chiara la posizione della Procura di Napoli, anche alla luce del dispositivo di rinvio a giudizio firmato ieri per alcuni sindaci e uomini di governo: nel momento più acuto dell'emergenza rifiuti, alcuni amministratori avrebbero fatto ben poco per impedire eventuali rischi di contagio di virus o malattie respiratorie. Niente transennamenti, né segnaletica straordinaria, niente calce o segatura gettata su quei cumuli di spazzatura che spesso impegnavano strade e piazze comunali, magari non lontano da scuole o ospedali. Non c'è epidemia colposa - spiega oggi il giudice -, ma ce n'è abbastanza per valutare la concretezza della seconda ipotesi d'accusa, vale a dire delle presunte omissioni colpose. Inchiesta sperimentale, per molti versi pilota, mai condotta prima d'ora nei confronti di un numero tanto alto di amministratori pubblici. Tant'è che in uno stralcio del fascicolo per epidemia colposa, risulta ancora formalmente coinvolto l'attuale presidente della Regione Stefano Caldoro, in relazione alla crisi della scorsa estate e alla necessità di trovare discariche regionali in grado di decongestionare la metropoli partenopea. Un provvedimento in chiaro-scuro, dunque, quello letto ieri pomeriggio in aula dal gup Piccirillo, al termine delle indagini condotte dal pm Francesco Curcio, in forza al pool «mani pulite» guidato dall'aggiunto Francesco Greco. Per mesi riflettori puntati sul boom di vendite di medicinali e disinfettanti, rimedi messi in campo in modo più o meno spontaneo per sfuggire ad allergie, problemi respiratori, virus provocati dalla permanenza prolungata di tonnellate di rifiuti in strada. Prosciolti anche dall'accusa di omissioni in atti d'ufficio, oltre alla Iervolino, anche Vittorio Affino, Paolino Buono, Vincenzo Caso, Nicola De Mare, Gaetano Piccolella (commissario a Casoria per soli 45 giorni, difeso dal penalista Raffaele Miele) e Raffaele Topo.