Dopo la segnalazione partita la messa in sicurezza. Decine di persone davanti alla circoscrizione: soluzioni tempestive

Fumi tossici a Chiaiano: denuncia al Comune

Le analisi L'Arpac ha tentato di esaminare le esalazioni ma per avere certezze occorre tempo La municipalità: «Domani le carte in Procura». L'accusa: lesioni alla salute e omissioni
23 ottobre 2011 - Paolo Barbuto
Fonte: Il Mattino

I cittadini protestano, gli esperti analizzano, le forze dell'ordine sequestrano: eppure quegli sbuffi di esalazioni tossiche che si alzano dai cumuli sepolti di rifiuti a Chiaiano, non cessano. E pur di ottenere una soluzione rapida al problema, si è giunti a compiere un passo iperbolico: l'amministrazione denuncia l'amministrazione. Nellospecifico è la municipalità che ha preparato una denuncia contro il Comune. L'ha annunciato il presidente Angelo Pisani (Pdl) in un comunicato diffuso ieri, dopo che il nostro giornale ha denunciato le nuove emissioni di fumi pericolosi dalle antiche cave di Chiaiano. Sulla vicenda è intervenuto il procuratore Giovandomenico Lepore che ha chiarito: «Subito dopo l'allarme della popolazione è intervenuta la polizia provinciale che molti non conoscono ma che è altamente professionale in campo ambientale. La polizia provinciale ha provveduto alla messa in sicurezza immediata del sito provvedendo al sequestro. L'autoritàgiudiziaria ha dissequestrato momentaneamente l'area consentendo la messa in sicurezza con il getto di terreno che non pregiudica even-• mali indagini.Aseguito delle piogge torrenziali di questi giorni si è creato qualche foro dal quale è stata notata un'uscita di fumo, e si è provveduto a richiuderlo. La Procura sta svolgendo indagini opportune e procederemo ad accertamenti per capire se al di sotto della prima superficie il terreno non sia diventato luogo di scarico tossico. Appena terminate queste indagini provvederemo a dissequestrare questa zona e chi di dovere dovrà provvedere all'immediata bonifca. Ci stiamo muovendo nel senso giusto anche grazie all'ottimo lavoro della polizia municipale». Ieri, però, la gente si è radunata presso la municipalità per chiedere soluzioni rapide. L'unica soluzione è la bonifica. Ma si tratta di una operazione estremamente lunga, molto difficile ed esageratamente costosa. Prima che il cratere dinanzi alla vecchia cava venisse ricoperto dal terreno, era possibile scorgere almeno la parte superiore della montagna di pattume, e bastava anche quel semplice esame visivo per comprendere la gravità della situazione. Emergevano dai cumuli decine di grossi bidoni, interi camion, lastre di eternit e pericolosissimo amianto già ridotto a brandelli: è il frutto di decenni di speculazione su un'area che poteva rappresentare un polmone verde per la città ma è finita nelle mani sbagliate. Un tempo quelle cave erano utilizzate dai contrabbandieri di sigarette per conservare tonnellate di tabacchi lavorati; quando il contrabbando è stato debellato, le stesse organizzazion i malavitose che avevano messo le mani sull'area hanno deciso una destinazione differente: sversatoi illegali di rifiuti. Così nel corso degli ultimi trent'anni in quel luogo circondato dal verde è arrivato di tutto, dai semplici sacchetti di casa ai residui dei lavori nelle abitazioni, fino ad arrivare, nella fase finale, al business più consistente, quello dello svernamento di materiale pericoloso. E solo nell'ultimo decennio che è arrivata la roba nociva, gli scarti delle fabbriche, i contenitori di materiale chimico. Così se una volta bisognava semplicemente sopportare la puzza dell'immondizia che fermentava, oggi si fanno i conti con ben altri veleni: roba che provoca arrossamenti e bruciori agli occhi, che toglie il respiro agli anziani e costringe le mamme a tenere i bimbi chiusi in casa, con le finestre sprangate per evitare malori. Rispetto alla situazione d'inizio ottobre, adesso il fumo tossico viene fuori in misura decisamente ridotta. Questo spinge la municipalità a diffondere un comunicato in cui chiede di evitare allarmismi e di mantenere la calma. Nella stessa nota, però, la stessa municipalità annuncia che si rivolgerà alla Procura per chiedere «di intervenire con radar e strumenti informatici ad alta tecnologia per verificare con ulteriori approfondimenti e con la delineazione di un quadro completo e dettagliato, lo stato effettivo del terreno e di quello che c'è al di sotto di esso per capire se esistono reali rischi per l'uomo ed in che misura». La zona dalla quale si sprigionano i veleni viene monitorata con frequenza dagli uomini della polizia provinciale che sono intervenuti per primi quando i cittadini hanno lanciato l'allarme.

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