Scoperte tonnellate di materiale tossico

Rifiuti smaltiti dalla camorra Spunta il nome di Bassolino

L'ex governatore della Campania non è indagato ma un pentito lo cita come parente dei titolari di una società coinvolta nel traffico
22 ottobre 2011 - GMC
Fonte: Il Giornale

Ci sono anche i nomi dell' ex govematore della Campania Antonio Bassolino e della famiglia Coppola agli atti dell'ultima inchiesta antimafia diNapolisultraffico illegale di rifiuti in provincia di Caserta gestito dal clan dei Casalesi e dagli uomini del gruppo Polverino. È stato il pentito di camorra Tammaro Diana a parlarne ai pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia, Luigi Landolfi, Giovanni Conzo e Alessandro Milita che, pochi giomi fa, hanno chiesto e ottenuto il sequestro d iquattro aree tra Castelvoltuno e Villa Litemo dove sarebbero state intombate migliaia di tonnellate d'immondizia classificata come «pericolosa». Il provvedimento è stato adottatoperché«lapnesenzadimaterialetossico all'interno del terreno rappresenta un alto rischio potenziale per lo sviluppo di infezioni ed epidemie e un grave pericolo perla salute pubblica». Il fascicolo è attualmente a carico di ignoti e la stessa citazione dell'ex presidente della Re-gioneedexsindacodiNapolinonchédellapo-tente dinastia di imprenditori casertani (il capostipite Cristofaro e i figli Francesco e Cristiana, quest'ultima attuale vicepresidente nazionate di Confindustria con delega per il Mezzogiomo) non significa affatto che siano sottoposti a indagine.Si tratta di spunti investigativi definiti «interessanti», ovviamente da approfondire, nati dalle dichiarazioni di un ex colletto sporco dei Casalesi, affiliato al gruppo del boss Francesco Bidognetti, che ha riferito circostanze apprese nell'ambiente criminale sulle qual la magistratura ha avviato le attività di riscontro. Il collaboratore di giustizia ha indicato, per ciascuna delle discariche abusive, organizzatori e partecipanti al business illecito e, per essere più preciso, i123 settembre scorso, ha partecipato direttamente ai sopralluoghi insieme alla polizia giudiziaria. Il pentito si è soffermato, in particolare, sul «Polo Nautico», che si trova a Villa Litemo, «di proprietà - scrivono i pm nella richiesta di sequestro-della Mirabella spa asseritamente di proprietà di Cristofaro Coppola». II collaboratore di giustizia - si legge ancora nella richiesta del pool antimafia - «riferiva che, negli anni 2007-2008, all'intemo di quest'area, entrando a destra, nella zona ancora non edificata, sono state sotterrate diverse tipologie di rifiuti, tra cui amianto tritatoe polverizzato, provenienti dalla demo-lizionedell'exItalsiderdiBagnoliItrasportifu-rono effettuati e curati dalla ditta di Salvatore Liccardi e dalla ditta Eusa facente capo allo stesso Salvatore Liccardi, cugino del boss RobertoPerronediQuarto(Na)afiìliatoalclandi Giuseppe Polverino». Tra le società coinvolte, a dire dal collabora-tore, vi è «la Devizia spa d iAvellino, imparentati con l'ex governatore della Campania Antonio Bassolino (omissis). Tale circostanza mi fu riferita fra il 2005 e iol 2006 da Cristofaro Santagata che è il marito della mia ragioniera Carmela (...), Il Santagata è dipendente da circa vent'anni di Cristofaro Coppola e ultimamente era alle dipendenze della Mirabella spa facente capo alla famiglia Coppola e precisamente Cristofaro, Cristiana e Francesco». Il riferimento all'«amianto polverizzato» aveva a tal punto incuriosito Tammaro Diana da approfondire la vicenda «Il collaboratore dichiarava di aver appreso dello sversamento dei rifiuti al polo nautico direttamente da Salvatore Liccardi che, in più occasioni, aveva vistolo sversamento dei rifiuti tossici [...]e di aver chiesto spiegazioni al Liccardi che, confermando la pericolosità dei rifiuti,gli rappresentava che lui era formalmente "a posto con la documentazione" e che bisognava fare presto a coprire il tutto, raccomandando la massima riservatezza altrimenti avrebbero rischiato di "finire tutti in carcere"....». Dietro questa sciagura ambientale, per gli inquirenti della direzione distrettuale antimafia di Napoli, ci sarebbe la lunga manus della mafia casalese incombutta con la potente e temuta famiglia malavitosa di Giuseppe Polverino, originaria della provincia nord di Napoli ma con interessi imprenditoriali (leciti e illeciti) in Spagna, Olanda e Sudamerica (appena l'altro ieri, la magistratura partenopea ha sequestrato a uno dei capi del sodalizio una villa hollywoodiana sul lago di Como, non lontana dalla residenza di George Clooney). Insieme, scrivono i magistrati, le due holding del crimine avrebbero «smaltito stabilmente in maniera organizzata, m modo illecito e clandestino, rifiuti (rsu, speciali pericolosi e non) illegalmente svernati nei territori di CastelVoltumo e Villa Litemo» per un quantitativo «incalcolabile». E tuttosarebbe awvenuto  in «zone agricole e intensivamente coltivate, nonché in zone notoriamente ricche di acque superficiali». Uno scempio senza precedenti. Un comportamento, sintetizzato dagli investigatori, con una semplice definizione: «disastro ambientale». Glii nquirenti sembrano dare molto credito alle rivelazioni di Diana, un ex imprenditore che già nel 2000 era stato indicato come «vicino» ai clan ai quali forniva aiuto materiale e logistico. Dopo alcune minacce arrivate dal gruppo Bidognetti, nel 2003 sisarebbe messo a disposizione dell'organizzazione quale custode e procacciatore di auto, esplosivi e armi, obbligato a versare ingenti somme per mantenere affiliati e famiglie dei boss incarcenati.

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