I boss dietro le cave, si va verso l’esproprio
Saranno probabilmente espropriate le cave di Terzigno che risultano di proprietà - come anticipato ieri dal Mattino - di personaggi legati a clan camorristici. Sarà necessario, quindi, corrispondere una ricompensa in denaro ai titolari, ma questa, assicura lo staff del sottosegretario Bertolaso, sarà quantificata secondo i minimi previsti dalla legge. Una strada già indicata dal superprefetto De Gennaro che si era interessato, però, all’area di una sola discarica, quella in località Pozzelle. L’ipotesi esproprio viene caldeggiata anche dall’assessore alla Nettezza Urbana del Comune di Napoli, Gennaro Mola, che spiega: «Il commissariato ha poteri straordinari e ha anche potere di esproprio. Anzi questo potrebbe anche servire a bonificare l’area». Difficilmente, invece, si potrà seguire la via della confisca adombrata dal supercommissario Gianni De Gennaro in una lettera inviata alla Procura: la Dda di Napoli (che aveva a sua volta già segnalato i legami tra i proprietari delle cave dove dovrebbero essere allestite le discariche e il clan Fabbrocino) ha, infatti, già concluso i procedimenti a carico di alcuni proprietari dell’area, e non potrà, quindi, proseguire su questa strada. La patata bollente, insomma, torna al commissariato.
Il decreto antirifiuti, infatti, prevede una seconda discarica a Terzigno, che dovrebbe occupare la cosiddetta cava Vitiello di proprietà, tra gli altri, di Gennaro Vitiello trovato dalle forze dell’ordine in compagnia di esponenti del clan Pesacane e destinatario di un ordine di custodia cautelare per usura. L’altra discarica dovrebbe essere creata, invece, in località Pozzelle, in cave che, secondo un’informativa della prefettura, appartengono a persone vicine al boss di San Gennaro Vesuviano, Mario Fabbrocino. L’area è di proprietà della Sari srl. Tra gli altri soci: Giuseppe De Gennaro, Aniello La Marca e Salvatore La Marca. De Gennaro è cognato di Antonio Massa, consuocero di Fabbrocino. Le indagini della prefettura erano state avviate quando il Comune di Terzigno aveva dato un appalto alla società Sorrentino Linda e Nuova Spra. Era risultato che Giuseppe De Gennaro era socio occulto dell’impresa Sorrentino: tra i soci figuravano la moglie e il figlio. L’impresa era stata perciò colpita da un’interdittiva antimafia. Anche Aniello e Salvatore La Marca sono finiti nel mirino: un’altra loro impresa (La Elektrica, proprietaria tra l’altro, dell’area dove doveva nascere a Pianura la discarica di contrada Pisani che è stata poi, ma per altri motivi, sequestrata dalla procura di Napoli) è gravata da interdittiva antimafia. Della vicenda discariche si è interessato ieri anche il consiglio comunale di Terzigno. Ma dei legami tra proprietari e camorra il sindaco Domenico Auricchio non vuole nemmeno sentire parlare: «Di queste cose io non so niente, non me ne interesso».