Il caso Jcoplastic

Se il cassonetto è «riciclato» piace più all'estero

17 ottobre 2011 - Gabriele Bojano
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

L' azienda è totalmente green ma i prodotti che immette sul mercato, almeno in Italia, risultano meno graditi se di plastica riciclata. È il controsenso che governa l'Jcoplastic spa di Battipaglia, l'industria di contenitori plastici leader nella produzione di cassonetti per i rifiuti. L'amministratore delegato Antonio Foresti non si capacita di una mentalità a doppia velocità: da una parte quella all'avanguardia, la sua, che, a fronte di cospicui finanziamenti per diversi milioni di euro, ha reso lo stabilimento battipagliese del tutto autosufficiente sotto il profilo energetico; dall'altra quella dei committenti, per lo più enti pubblici, che nei capitolati di gara «hanno una paura bestiale di toccare l'ordine prestabilito». Così capita spesso che per la fornitura di contenitori ecologici siano preferiti quelli di plastica colorata e dunque vergine rispetto ai cassonetti di colore nero (e anche più leggeri) realizzati con plastica riciclata. Fortunatamente il mercato estero è molto più all'avanguardia ed è lì che Foresti si prende una bella rivincita con i suoi contenitori ecosostenibili, che pesano il 20-25 per cento in meno rispetto a quelli della concorrenza. Ma dove l'Jcoplastic sbaraglia tutti, al punto da aver appena ricevuto ad Ischia il premio PolieCo per la green economy è nel primato dell'autonomia energetica: dodicimila metri quadrati di pannelli solari installati sui tetti dell'opificio garantiscono un megawatt e mezzo di energia. Mentre un impianto di cogenerazione a gas naturale che converte il calore in freddo copre il fabbisogno di un altro megawatt. Il marchio Jcoplastic è presente su altri tre stabilimenti in Italia e in Austria, Francia, Spagna, Argentina e Turchia.

Powered by PhPeace 2.6.4