«Bisogna attendere fino a gennaio, dopodiché niente più attenuanti: se saremo ancora fi a discutere di spazzatura il suo fallimento sarà eclatante», dice Gomez del Fatto quotidiano

A che punto è "il vento del cambiamento"

Riuscirà Giggino a liberare Napoli dai rifiuti e dalla maximulta in arrivo da Bruxelles? Così il vacuo dichiarare di De Magistris comincia a preoccupare anche i suoi fan
Gli alleati temono che I'Amerìca's Cup diventi un pretesto per incremenatre le cubature per l'edilizia residenziale: «Dai 367 mila metri cubi previsti nel '98 a 638 mila: un favore ai privati»
19 ottobre 2011 - Peppe Rinaldi
Fonte: Tempi

DIREI DI ATTENDERE ANCORA UN PO'. diciamo fino a gennaio o febbraio. Dopodiché, superato quel varco, non sarà più possibile invocare attenuanti di nessun genere, la partita di De Magistris si gioca tutta sulla risposta che saprà dare alla questione dei rifiuti. Quindi, se agli inizi del prossimo anno siamo ancora lì a discutere, il suo fallimento sarà eclatante, ll resto passa in secondo piano, pur nella consapevolezza che una grande città come Napoli abbia mille altri problemi irrisolti». Dice così a Tempi Peter Gomez, direttore de ilfattoquolidiano.it, un osservatore non proprio sospettabile di antipatie nei confronti del nuovo sindaco di Napoli. Parole di buon senso. Gomez però sorvola su un punto. anzi due: il primo è che Luigi De Magistris, con le sue sparate quotidiane, induce, quasi costringe gli osservatori a giudicarlo (un po' come il Berlusconi dei bei tempi); il secondo è che a Napoli, tragicamente, non è sempre logico quel che è logico altrove. Se poi la città ha un primo cittadino come l'ex pm, eletto sull'onda mediatica di inchieste che pro- mettevano di erigere cattedrali alla legalità e invece hanno prodotto macerie e strame di giustizia, un sindaco che, nello stesso tempo, si dice contrario al crocifisso nelle aule dei tribunali e bacia la teca col sangue di san Gennaro, ora fa l'interista ma contemporaneamente viaggia con l'aereo privato dell'ex sostenitore del suo avversario politico per andare a Manchester a gridare "forza Napoli!", ecco che il quadro si complica. In tutto ciò, come è stato effettivamente rimarcato anche dai suoi (ex?) sponsor del Fatto quotidiano, il sindaco è effettivamente partenopeo.
Quarto mese dalla Rivoluzione Giggino". Centotrenta (e passa) giorni intensi. Giorni che per molti versi richiamano alla memoria 'o rinascimento di Antonio Basso- lino (e sappiamo com'è andata a finire poi). Poche settimane orsono, la squadra del nuovo sindaco si è affidata al web per elencare delibere, provvedimenti, realizzazioni iniziali e intenzioni a brevissimo termine. Ma il problema è che De Magistris non è Schopenhauer. Al filosofo qualsiasi cosa è lecita, all'amministratore occorre chiedere poche e concrete cose. Sul mondo diviso tra volontà e rappresentazione la discussione è aperta. Ma se è Napoli ad esser stritolata dal conflitto tra realtà e rappresentazione da bulimia dichiaratoria, allora il problema c'è ed è grande come la politica che manca all'appello. Insomma, la città è davvero «nel pieno di una rivoluzione», dove «stiamo facendo un grande lavoro e perciò ci boicottano», un posto in cui «abbiamo spazzato via il partito della spesa pubblica e del malaffare» e «stabilito un nuovo patto con i cittadini» e via elencando? 
Qualche segnale in questa direzione, in verità, c'è stato. Dimezzamento e accorpamento delle aziende partecipate dal Comune. Controlli sull'efficienza dei dipendenti comunali e lotta agli imboscati. Istituzione sperimentale di zone a traffico limitato. Resta il fatto che il bubbone "monnezza", numero uno delle emergenze napoletane, sta ancora lì, immobile, a puzzare in quel mare di rifiuti che ha condotto le istituzioni europee a dare il via libera alla procedura di infrazione contro l'Italia (e saranno dolori per i contribuenti, se e quando saranno chiamati a pagare le multe miliardarie previste dal mancato allineamento alle ingiunzioni comunitarie).
L'utopia della monnezza zero
Ecco, qui la faccenda è davvero seria, perché Napoli appare in balìa dei pruriti ideologici di quegli ambiti iperminoritari della sinistra italiana, incarnati dal vice-sindaco e assessore all'Ambiente Tommaso Sodano: la città, in base a una delibera del 3 ottobre scorso, si avvierebbe verso i "rifiuti zero" entro il 2020. Insomma, la nuova amministrazione rivoluzionaria di Giggino ha messo nero su bianco che dichiara di abbracciare le teorie dell'americano Paul Connett, secondo le quali non servono i termovalorizzatori, e le discariche men che meno, perché il sistema produttivo nel suo complesso deve immettere sul mercato «unicamente merci e beni riciclabili». Insomma, De Magistris e la sua giunta credono fermamente che a furia di differenziare i rifiuti, tra otto anni non ci sarà più nulla da dover smaltire e il problema sarà bell'e risolto. Un po' come quando hanno annunciato (DM e Giunta comunale, il 23 settembre scorso), che «entro cinque anni non circoleranno più autovetture per la città, tutto dovrà essere restituito ai cittadini, tutto sarà rivitalizzato con iniziative culturali e artisti di strada». Ma dove, a Napoli?
Saltando a pie' pari la stravaganza di obiettivi come i famosi «cinque giorni per pulire Napoli» e la raccolta differenziata in percentuali da record (prima prevista entro settembre, poi entro dicembre, ora non si sa quando), c'è un altro punto fondamentale, che incrocia le noie" che tutta l'Italia dovrà affrontare con l'Unione Europea e le relative procedure di infrazione: il trasporto della monnezza via nave verso il Nord Europa. Disse De Magistris 1'11 agosto dell'anno in corso: «La priorità di consentire la liberazione di Napoli dalla piaga dei rifiuti ci ha spinto a continuare l'attività dell'amministrazione anche in pieno agosto, tenendo presente i tempi stretti del progetto perché, come abbiamo annunciato e secondo gli impegni pubblicamente presi, già a settembre dovrà partire la prima nave di rifiuti verso il Nord Europa». Siamo a metà ottobre, la società di scopo sembrerebbe finahnente costituita, ma di navi che salpano ancora non c'è traccia. Oggi, mentre scriviamo, a Scampia e in altre zone della città i sacchetti sono di nuovo più alti delle automobili.
Quelle navi fantasma
Resta da capire chi sia lo scienziato o quella "comunità internazionale di ricercatori" che hanno convinto De Magistris e la sua giunta della pericolosità per la salute umana dei termovalorizzatori che sorgono in tutta Europa (perfino nel centro di Parigi), mentre a Napoli no, «il termovalorizzatore fa male alla salute» e «costa meno portare i rifiuti all'estero che non nei siti di stoccaggio dislocati in provincia». Quanto a quest'ultima scoperta, cioè del presunto abbattimento dei costi che si avrebbe a trasferire i rifiuti napoletani all'estero, Tempi ha chiesto lumi ad Angelo Paladino, avvocato e politico di centrosinistra, ex assessore all'Ambiente della Provincia di Salerno e per quattro anni a capo dell'Osservatorio sui rifiuti. «Quando sento dire certe cose non posso che dar ragione a Tremanti. secondo il quale noi al Sud spesso siamo dei cialtroni: ma come si può sostenere che trasportare una cosa a 15 chilometri di distanza costi di più che portarla a migliaia di chilomentri? Lasciamo da parte la logica per un attimo: ma il costo dell'esportazione di energia, perché i rifiuti ovunque sono energia tranne che qui, non è forse un elemento aggiuntivo della perdita di valore da sommare alla spesa complessiva?». Normalmente è così, il problema è quel che afferma il sindaco. «Ma chi, il nuovo Achille Lauro?», incalza Paladino. «E che ne capisce Iui di rifiuti? Pende dalle labbra di Sodano, uno che conosco bene, so come ragiona e cosa ha fatto e detto in tutti questi anni». Antonio Bassolino, in poco meno di quattro anni, a furia di spedire vagonate di spazzatura in Germania ha ingrassato Trenitalia con circa un miliardo di euro (sono dati ufficiali). Ma all'epoca d'oro di formazione del debito pubblico i soldi abbondavano. E di termovalorizzatori neanche si parlava. Oggi che i termovalorizzatori si potrebbero costruire, dai treni di Bassolino si è passati alle navi di De Magistris. Il problema. però, è che oltre ai termovalorizzatori, oggi a Napoli mancano anche i denari per spedire le navi. Perciò? Perciò grossi guai incombono sul capoluogo campano, e pesanti multe europee da condividere tra i contribuenti italiani.
Fuoco amico sulla regata
L'altra grande questione è l'America's Cup, progetto avviato nel giugno del 2010 da Paolo Graziano, presidente degli industriali napoletani, e Stefano Caldoro, presidente Pdl della Regione Campania. A questo proposito De Magistris è arrivato molto dopo, anche se è stato capace di rubare la scena lasciando nell'aria la vaga sensazione che fosse lui il vero artefice dell'operazione (un po' come con la spazzatura: di suo ci ha messo una delibera che imponeva la raccolta dei rifiuti su tre turni di lavoro, ma se il governatore della Campania non avesse emanato le ordinanze per il trasporto fuori provincia, a quest'ora Napoli sarebbe completamente sepolta). Comunque sia, la gara velistica per la quale Napoli ha ottenuto due eventi (ad aprile 2012 e maggio 2013, tra Nisida, isoletta di fronte a Bagnoli, e Capo Miseno, punto estremo della penisola flegrea), sta creando al sindaco qualche grattacapo con pezzi del suo elettorato e della maggioranza. Per questioni di metodo e di merito: perché De Magistris ha sempre promesso massima partecipazione alla scelte amministrative e perché ha sempre detto che l'area di Bagnoli non sarebbe mai stata abbandonata alle "logiche affaristiche". Massimo Di Dato, coordinatore dell'Assise di Bagnoli, una delle associazioni schierate col sindaco, parla di «retorica degli annunci che sembra ricalcare le giunte precedenti». Mentre Franco Specchio, ex segretario regionale del Pdci, definisce l'operazione «il grande imbroglio di Bagnoli, anzi la madre di tutti gli imbrogli, ieri per Bassolino e oggi per Sodano». Nicola Capone, segretario dellAssise di Palazzo Marigliano (l'associazione più giacobina in quanto platealmente ispirata alla rivoluzione di Gioacchino Murat) dice con chiarezza: «Grandi eventi uguale leggi speciali, il che vuol dire assenza di controllo da parte della cittadinanza. Niente regate a Bagnoli perché la colmata inquina i fondali, è un pericolo pubblico». Gli amici, diciamo così, del sindaco, temo- no che l'America's Cup sia il cavallo di Troia per incremenatre le cubature per l'edilizia residenziale: «Sono già passate dai 367 mila metri cubi previsti nel 1998 ai 638 mila odierni, cambiando il senso di tutta l'area, un grosso favore ai privati», dice Di Dato. Sembra di sentire De Magistris durante la campagna elettorale.

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