Rifiuti, gli appalti truccati della differenziata
Appalti per centotrentasei milioni di euro, cinque anni di monopolio assoluto nei rapporti con il Comune di Napoli. Controlli zero, soldi e assunzioni quasi sempre a sfondo clientelare. Soldi, assunzioni e non solo. Qui, in questa storia di rifiuti raccolti dai marciapiedi, ci sono altre due cose che non quadrano: consulenze per decine di migliaia di euro al mese, appalti cuciti su misura. Sette pagine, la firma di tre giudici del Riesame. Tanto è bastato lo scorso agosto per dire no alla richiesta di scarcerazione di Giovanni Faggiano, ex amministratore delegato di Enerambiente, finito al centro di un'inchiesta sui rapporti con Asia, società comunale nata per lo smaltimento dei rifiuti. Estorsione, concussione, ma anche ipotesi di turbativa d'asta. Sotto i riflettori il rapporto «monopolistico» tra Asia e Enerambiente nella gestione dei lotti di lavoro (tra cui anche la gara per introdurre a Napoli la raccolta differenziàta), nel corso di un procedimento che vede coinvolto anche Corrado Cigliano, interfaccia per Enerambiente con altre coop di lavoratori di volta in volta reclutate.
La differenziata È uno dei passaggi più critici sul rapporto monopolistico assegnato a Enerambiente, a leggere il provvedimento con cui il Riesame conferma le indagini del procuratore aggiunto Gianni Melillo: «Va poi evidenziato che è assai anomala la stipula dei cosiddetti contratti extrawork, tra cui quello inerente alla raccolta differenziata in alcuni quartieri cittadini. Tali contratti sono stati stipulati in assenza di alcuna gara d'appalto». Sotto i riflettori, dunque, la firma del primo luglio dei 2008, stando al ragionamento della Digos del vicequestore Filippo Bon figlio. Le cose sono andate più o meno così: L'Asia ha assegnato il contratto perla raccolta differenziata a Enerambiente, ritenendolo un servizio da svolgere in via complementare rispetto a quello della raccolta dei rifiuti solidi urbani. Niente gara, niente concorrenza - come fa notare il Riesame - nonostante la gestione di Rsu (indifferenziati) sia qualcosa di tecnicamente diverso rispetto alla raccolta dei rifiuti destinati «ad attività di riciclo/recupero».
Appalti gonfiati e tangenti Dal monopolio, alla gestione di appalti ritenuti gonfiati, fino all'ipotesi di riserve di quattrini non tracciabili, quindi fondi neri potenzialmente destinati ad oliare meccanismi politico-amministrativi. Due pool di magistrati al lavoro, si va dalla originaria devastazione dei mezzi di Enerambiente, con un assalto incendiario in via de Roberto, per affondare lame di luce in annidi gestione del servizio raccolta rifiuti nell'area metropolitana. Sono gli anni della grande crisi, o meglio, delle ricorrenti emergenze di spazzatura, scenario caotico al punto tale da rendere immediato il ricorso a nuovi innesti di manodopera. Indagano i pm Danilo De Simone, Giuseppe Noviello, Luigi Santulli, Maria Sepe, Paolo Sirleo, Ida Teresi, al Riesame vengono presentati gli ultimi esiti di palizia giudiziaria. Una serie di documenti coni nomi degli impiegati assunti negli anni nelle coop di volta in volta assegnatarie di lotti di interventi o addirittura in Asia, nomi segnalati da esponenti politici (al momento non indicati nel provvedimento del Riesame) che poi pretendevano soldi o voti nei momenti clou.
Consulenze d'oro Scenario a sfondo clientelare, non manca il ricorso alle consulenze d'oro, sempre a voler seguire il ragionamento del Riesame. Èuno dei punti che viene contestato proprio a Faggiano, alla luce di alcune testimonianze acquisite nel corso degli ultimi mesi. Difeso dai penalisti Agostino De Caro e Stefano Montone, Faggiano ha sempre rivendicato la propria correttezza nella difficile triangolazione dei rapporti con il Comune e le singole coop di lavoratori impegnate nella raccolta dei rifiuti. Si dice convinto di poter dimostrare la propria estraneità alle accuse, proprio partendo dalla situazione di ricorrente tensione ed emergenza che ha scandito lo scenario della raccolta rifiuti in città. Ma cosa c'entrano le consulenze? Si parte da accuse messe agli atti tramite testimonianze e accertamenti di polizia giudiziaria. Ne viene fuori uno scenario a carico dello stesso Faggiano, che «attraverso il ricorso a false consulenze e a sopravvalutazione di contratti ha incamerato somme di denaro», secondo i giudici. Un punto messo in rilievo dal gip laselli lo scorso luglio, poi approfondito in sede di Riesame: è il riferimento a una consulenza di cinquantamila euro mensili «stipulata con una società a Faggiano riconducibile», su cui sono evidentemente in corso accertamenti investigativi. Consulenze, appalti gonfiati, soldi in nero.
Le assunzioni Tracciabilità del denaro zero. Ancora assunzioni più o meno pilotate, almeno a leggere alcuni punti indicati nel corso dell'udienza dinanzi al Riesame: «Va sottolineata la continua erosione dalle casse di Enerambiente da parte del Faggiano attraverso l'affidamento di consulenze a se stesso ed ai collaboratori di studio, oltre che a persone a lui legati da vincoli affettivi. Un quadro - aggiungono i giudici - di desolante squallore» che si abbatte su tutti gli enti di volta in volta coinvolti con la trama di servizi e prestazioni promossi da Enerambiente. Un quadro allarmante, soprattutto se si vanno a considerare i milioni di euro (136 milioni, secondo i giudici) gestiti da Enerambiente in modo monopolistico grazie al via libera di Asia.