Rifiuti in Campania, «È colpa del nord»
L'accusa di Napolitano: scorie tossiche in Campania portate dalle imprese settentrionali e gestite dalla camorra
5 giugno 2008 - Francesca Pilla
Fonte: Il Manifesto
Ogni due ore «qualcuno» in Campania si inoltra nelle campagne e sversa scarti industriali illegalmente, sale su per le colline, di notte come di giorno, e immette diossine, arsenico, piombo nel terreno e nell'acqua, prende rifiuti pericolosi e li impasta, all'insaputa dei cittadini, con il cemento usato per l'edilizia. Ieri, nel giorno della presentazione del dossier di Legambiente sulle ecomafie che vedono la regione «leader nel settore» per il 14esimo anno consecutivo, Giorgio Napolitano, in visita a Napoli, ha puntato il dito contro questi criminali. Quel «qualcuno» che si divide tra manodopera e committenza, tra chi sversa e chi paga per sversare e che anche per il presidente della repubblica ha due nomi: camorra e industriali del Nord.
Napolitano aveva detto che nel suo giro, culturale e privato, non avrebbe affrontato il tema, ma davanti a quel reato su sei commesso quotidianamente in Campania, nella sua regione, si è sentito colpito. E ha detto, confermando le stime dell'associazione, che «in gran parte sono arrivati dal nord» e che «ne sia consapevole l'opinione pubblica di queste regioni, perché è una cosa abbastanza trascurata dai "nordisti"».
Per Legambiente Campania, da tempo impegnata in questo campo, si tratta di un vero tzunami ambientale, un disastro che tra scempi ambientali, ciclo dei rifiuti illegale, racket di animali, cemento a go go, non sembra temere crisi di mercato. I numeri spesso non riescono a dare la percezione reale di cosa accade nella regione, ma aiutano a capire. Sono 13 i crimini commessi ogni contro l'ambiente e che nel 2007 hanno portato a 4.695 illeciti accertati (+56% rispetto al 2006); 3.289 persone denunciate o arrestate (+16%) e 1.463 sequestri effettuati. Un business nel quale la camorra da tempo si è tuffata, preferendolo spesso a quello degli stupefacenti, perché più sicuro e parimenti remunerativo. Sono infatti a livello regionale almeno 75 i clan con le mani in pasta, casalesi in testa, come confermato dall'inchiesta Eco4 e dal delitto dell'imprenditore Michele Orsi domenica. Ma il rapporto va oltre, disegnando uno scenario in cui le cosche sono in grado di organizzare un commercio di macellazione del bestiame senza controlli, di far sorgere dalla sera alla mattina anche interi quartieri, ma soprattutto di garantire agli imprenditori settentrionali pozzi e terreni dove far sparire i rifiuti nocivi, in barba alle regole e a prezzi stracciati. «In Italia - spiega Raffaele Del Giudice, il protagonista del documentario Beautiful Cauntri, neodirettore di Legambiente Campania - in 9 anni sono scomparsi 143 milioni di tonnellate di rifiuti speciali e crediamo che in gran parte siano sotterrati qui. Spesso - continua - le denunce sono il frutto dei circoli degli umili, dei contadini che riescono a sottrarsi dalle minacce. Ma se ci fosse una legislazione più chiara in materia questo disastro potrebbe essere più contenuto». Tre sono dunque le proposte lanciate dallo stesso direttore e dal presidente Michele Buonomo: Un patto con la Confindustria affinché aiuti a individuare gli imprenditori che delinquono, un appello alle istituzioni perché partano con la bonifica dei territori; una richiesta al parlamento affinché accelerino l'iter legislativo per approvare il reato di delitto ambientale, fermo da oltre 5 anni.
Ma è anche la «cemento connection» a mettere la regione in ginocchio e farle conquistare il primato nel mercato abusivo. Gli ecocriminali lavorano anche nell'edilizia senza regole e senza sosta, distruggendo i campi agricoli, bruciando e devastando i terreni boschivi, corrodendo le coste. Sono 6mila le costruzioni sorte in un anno senza alcun tipo di permesso, Costiera amalfitana e penisola sorrentina in testa. A nulla è valsa dunque la tragedia a Conca dei Marini lo scorso agosto, quando crollò un terrazzo abusivo provocando la morte di un barbiere di Soccavo, l'imperativo resta costruire e guadagnare. Piscine ricavate dalle rocce, nessuna differenza tra mattoni, scogli e cemento, alberghi ampliati, ville e villette, ecomostri. «Qui - dicono dall'associazione - il colore preferito è il verde dei teloni che nascondono i lavori in corso». Ma anche la provincia di Napoli è «competitiva» nel settore, non si contano le «case fantasma» che non compaiono in nessun catasto e di cui nessuno si accorge.
Napolitano aveva detto che nel suo giro, culturale e privato, non avrebbe affrontato il tema, ma davanti a quel reato su sei commesso quotidianamente in Campania, nella sua regione, si è sentito colpito. E ha detto, confermando le stime dell'associazione, che «in gran parte sono arrivati dal nord» e che «ne sia consapevole l'opinione pubblica di queste regioni, perché è una cosa abbastanza trascurata dai "nordisti"».
Per Legambiente Campania, da tempo impegnata in questo campo, si tratta di un vero tzunami ambientale, un disastro che tra scempi ambientali, ciclo dei rifiuti illegale, racket di animali, cemento a go go, non sembra temere crisi di mercato. I numeri spesso non riescono a dare la percezione reale di cosa accade nella regione, ma aiutano a capire. Sono 13 i crimini commessi ogni contro l'ambiente e che nel 2007 hanno portato a 4.695 illeciti accertati (+56% rispetto al 2006); 3.289 persone denunciate o arrestate (+16%) e 1.463 sequestri effettuati. Un business nel quale la camorra da tempo si è tuffata, preferendolo spesso a quello degli stupefacenti, perché più sicuro e parimenti remunerativo. Sono infatti a livello regionale almeno 75 i clan con le mani in pasta, casalesi in testa, come confermato dall'inchiesta Eco4 e dal delitto dell'imprenditore Michele Orsi domenica. Ma il rapporto va oltre, disegnando uno scenario in cui le cosche sono in grado di organizzare un commercio di macellazione del bestiame senza controlli, di far sorgere dalla sera alla mattina anche interi quartieri, ma soprattutto di garantire agli imprenditori settentrionali pozzi e terreni dove far sparire i rifiuti nocivi, in barba alle regole e a prezzi stracciati. «In Italia - spiega Raffaele Del Giudice, il protagonista del documentario Beautiful Cauntri, neodirettore di Legambiente Campania - in 9 anni sono scomparsi 143 milioni di tonnellate di rifiuti speciali e crediamo che in gran parte siano sotterrati qui. Spesso - continua - le denunce sono il frutto dei circoli degli umili, dei contadini che riescono a sottrarsi dalle minacce. Ma se ci fosse una legislazione più chiara in materia questo disastro potrebbe essere più contenuto». Tre sono dunque le proposte lanciate dallo stesso direttore e dal presidente Michele Buonomo: Un patto con la Confindustria affinché aiuti a individuare gli imprenditori che delinquono, un appello alle istituzioni perché partano con la bonifica dei territori; una richiesta al parlamento affinché accelerino l'iter legislativo per approvare il reato di delitto ambientale, fermo da oltre 5 anni.
Ma è anche la «cemento connection» a mettere la regione in ginocchio e farle conquistare il primato nel mercato abusivo. Gli ecocriminali lavorano anche nell'edilizia senza regole e senza sosta, distruggendo i campi agricoli, bruciando e devastando i terreni boschivi, corrodendo le coste. Sono 6mila le costruzioni sorte in un anno senza alcun tipo di permesso, Costiera amalfitana e penisola sorrentina in testa. A nulla è valsa dunque la tragedia a Conca dei Marini lo scorso agosto, quando crollò un terrazzo abusivo provocando la morte di un barbiere di Soccavo, l'imperativo resta costruire e guadagnare. Piscine ricavate dalle rocce, nessuna differenza tra mattoni, scogli e cemento, alberghi ampliati, ville e villette, ecomostri. «Qui - dicono dall'associazione - il colore preferito è il verde dei teloni che nascondono i lavori in corso». Ma anche la provincia di Napoli è «competitiva» nel settore, non si contano le «case fantasma» che non compaiono in nessun catasto e di cui nessuno si accorge.