Iervolino attacca: porta a porta impossibile
NAPOLI. È entrata in aula ed ha raccontato quello che accadeva a Napoli negli anni bui dell'emergenza nfiuti. «Quando la soglia di raccolta non superava il 5 per cento». È l'ex sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, che è stata sentita nel corso del processo a carico Antonio Bassolino, ex presidente della Regione e imputato per traffico illecito di rifiuti e truffa ai danni dello Stato. «Quando arrivai a Napoli nel 2001 la raccolta era non superiore al 5 per cento ed io onestamente credevo peggio - racconta il primo cittadino. L'emergenza è poi diventata tale perché ci sono stati una serie di problemi agli impianti che causavano dei blocchi nella raccolta e nella tra-sferenza». Gli avvocati difensori hanno poi chiesto come sia la situazione attuale e l'ex Sindaco ha riferito che lei può parlare solo di come sia stata al tempo di quando era sindaco lei e che non vuole fare «la suocera di De Magistris». Il nferimento esplicito è alla raccolta differenziata porta a porta, ovvero all'ambizioso progetto dell'ex pm diventato primo cittadino a Napoli. «Qui praticare il porta a porta è impossibile - ha chiarito la Iervolino -. La densità di popolazione a Napoli è diversa da quella dei piccoli centri delle altre città». Oltre a lei sono stati sentiti alte 13 ex sindaci della Campania, citati dalla difesa per dimostrare che i rifiuti che arrivavano agli impianti di cdr (dove si sarebbe dovuto produrre combustibile) erano di cattiva qualità. Tra gli ex sindaci che hanno testimoniato, anche Luigi Falco (Caserta) e Mauro Bertini (Mara-no). Il processo, che è ancora molto lontano dalla conclusione, riprenderà mercoledì prossimo. Un processo, quello a carico di Basso- lino, dai grandi numeri. Ottantuno testimoni solo per l'accusa, tra cui dieci testi di polizia giudiziaria, sei del comando carabinieri tutela ambiente, tre della sezioni di polizia giudiziaria e polizia provinciale e il resto tutti testimoni privati. Cittadini che hanno ricoperto cariche istituzionali e che conoscono dettagli della crisi rifiuti in Campania, come Tommaso Sodano, il primo a denunciare lo scandalo o Ettore D'Elia e ancora Corrado Catenacci ex subcommissano per l'Emergenza. Questi i numera per il processo sul ciclo dello smaltimento nfiuti a Napoli partito con una brusca frenata lo scorso mese dinanzi alla quinta sezione del tribunale di Napoli collegio C. Poi c'è la sfilza dei testimoni delle difese e dei consulenti tecnici di parte con il compito di smantellare pezzo dopo pezzo il quadro accusatorio messo in piedi dai pubblici ministeri Paolo Sirleo e Giuseppe Noviello del pool reati ambientali coordinati dal procuratore aggiunto Aldo De Chiara. I difensori del Governatore Antonio Bassolino, Giuseppe Fusco e Massimo Krogh, hanno chiesto alla Corte di ascoltare Giuseppe Romano, ex Prefetto di Napoli fino al febbraio 2001; Carlo Ferrigno prefetto fino al 2001, Renato Profili prefetto fino al 2006 e poi i prefetti di Avellino, quelli di Benevento e di Caserta. Ma anche Guido Bertolaso, Antonio Rastrelli e Gianni De Gennaro. Cunosità: per Bassolino sono stati chiamati a testimoniare anche due Monsignori, Antonio Riboldi della Cuna vescovile di Acerra e Monsignor Salvatore Giovanni Rinaldi, vescovo di Acerra. Saranno chiamati a deporre in aula sulle circostanze che hanno impedito la realizzazione dell'impianto di termovalorizzazione e di tutti le manifestazioni cne ci sono state per impedire la realizzazione dell'impianto. In tutto hanno proposto di ascoltare 72 testimoni. Nell'interesse della società Fibe, l'avvocato Gian Luigi Tizzoni, hanno chiesto di ascoltare 114 sindaci pro-tempore dei comuni di tutta la Regione che secondo il legale potranno riferire su quali iniziative abbiano adottato per attuare la raccolta differenziata. Ovviamente alla fine sarà la Corte a decidere se accogliere o meno la richiesta delle parti. A decidere sul destino processuale di Bassolino & Co. fu il gup del tribunale di Napoli Marcello Piscopo.