In Europa il nostro Paese è quello con il numero maggiori di infrazioni ambientali. Sono ormai 44

Nuovo allarme rifiuti Ultimatum UE all'Italia

L'Italia ha due mesi di tempo per evitare la Corte di giustizia e le multe conseguenti Il vicesindaco partenopeo Sodano: nessuna sorpresa, è la conseguenza del piano della Regione puntato tutto sui termovalorizzatori invece che sul riciclo
28 settembre 2011 - Valeria Chianese
Fonte: Avvenire

Le tappe della vicenda Ci sono fatti, nella crisi dei rifiuti in Campania, che si ripetono con cadenza periodica come a sottolineare la circolarità degli squilibri nel ciclo dei rifiuti. E così, ad inizio autunno e dopo un'estate pulita, come negli anni passati, non può sorprendere che i cumuli di rifiuti non raccolti ritornino a crescere nelle strade di E restano ancora bloccati oltre 143 milioni di fondi europei destinati alle strutture necessarie al superamento della crisi Napoli e la notte sia scossa da continui roghi, soprattutto nell'area collinare e nel centro urbano.
Né meraviglia l'annuncio, praticamente un ulteriore ultimatum, di un possibile nuovo procedimento di messa in mora dell'Italia da parte della Commissione Europea e, come per i precedenti, a causa della situazione monnezza a Napoli e in Campania. La conferma della decisione è attesa per domani dopodichè l'Italia avrà due mesi di tempo per la replica, ovviamente in forma di azioni concrete. In caso contrario si andrà al deferimento alla Corte europea di giustizia e quindi alle sanzioni.
È da mesi che il commissario Ue all'Ambiente Janez Potocnik mette in guardia sull'emergenza rifiuti a Napoli, affermando che in assenza di miglioramenti non avrà altra scelta Che proseguire con la procedura d'infrazione Ue e conseguenti sanzioni pecuniarie: «In Europa, l'Italia è il Paese con il maggior numero di procedure di infrazione alle normative ambientali, ben 44, in tutti i segmenti della legislazione ambientale. L'emergenza rifiuti in Campania si può risolvere in primo luogo separando i rifiuti per consentirne il riciclo». Lo scorso 3 febbraio a Bruxelles il Parlamento Europeo aveva approvato una risoluzione attraverso la quale si ribadiva che i fondi Ue per la Campania bloccati dalla Commissione europea, 145,5 milioni di euro, restavano congelati fino a quando «il piano di gestione dei rifiuti sarà effettivamente conforme alle norme Ue». La Commissione era stata poi sollecitata a monitorare gli sviluppi sul terreno e a «utilizzare i propri poteri», avviando, se sarà il caso, una nuova procedura d'infrazione contro l'Italia per non esecuzione della sentenza dell'anno scorso della Corte di giustizia, e chiedendo che siano comminate delle sanzioni pecuniarie per ogni giorno di inadempienza.
Il 4 marzo 2010 infatti l'Italia ha subito la prima condanna della Corte di giustizia Ue per «non aver adottato tutte le misure necessarie per smaltire i rifiuti». La commissione europea ha sempre chiesto un piano credibile, gestito in modo corretto. Nonostante da gennaio a marzo la Regione Campania abbia presentato più di un piano rifiuti, più volte rimaneggiato e aggiustato, sembra che nessuno corrisponda alle indicazioni europee e quindi l'Italia rischia di finire di nuovo davanti alla Corte di giustizia. In caso di seconda condanna le sanzioni sarebbero applicate sulle carenze di gestione passate e future. «Non sono sorpreso - commenta Tommaso Sodano, vicesindaco di Napoli con delega all'Ambiente. - Il deferimento era atteso perché ritengo che i motivi che avevano portato la Commissione europea a inviare la prima lettera non siano stati superati». Nella prima messa in mora, sottolinea Sodano, «l'obiezione era che si fossero utilizzati i fondi strutturali Por per affrontare l'emergenza e non per fare gli impianti che avrebbero permesso l'uscita definitiva dalla crisi. Nel piano regionale della Campania, come abbiamo avuto modo di osservare nel mese di agosto con un dossier di diciotto pagine, non si agisce in questa direzione: da un lato non si affronta seriamente la fase di transizione, che dovrebbe evitare i cumuli per le strade, dall'altro non si realizzano impianti che servono per avviare un ciclo virtuoso dei rifiuti».
Il piano rifiuti della Regione è infatti centrato «tutto sull'incenerimento e non risponde ai bisogni della Campania» spiega Sodano, preoccupato ora per il blocco dei fondi europei «indispensabili per un piano corretto. Stiamo chiedendo da mesi - prosegue il vicesindaco di Napoli - di avere lo stralcio della posizione del Comune di Napoli, perché sia soggetto intermedio per la gestione dei fondi europei. Una delle osservazioni dell'Europa era che non si fosse ancora avviata la raccolta differenziata o realizzati gli impianti di compostaggio. Noi stiamo facendo la nostra parte, con l'avvio del porta a porta e i due siti di trasferenza, che pure l'Europa ritiene necessari». Il sindaco Luigi de Magistris osserva infatti: «Abbiamo varato un piano di raccolta differenziata porta a porta che consente di superare la filiera classica delle discariche-inceneritori, sottraendo così il lucroso business dei rifiuti alla camorra». Il problema dei finanziamenti europei resta il nodo principale. «Abbiamo chiesto alla Regione di lavorare insieme per rendere disponibili queste risorse indispensabili, senza le quali è molto complicato per i Comuni recuperare il deficit infrastrutturale. La nostra posizione - annota Sodano - vale per Napoli come potrebbe valere per Salerno e tanti altri comuni e province che stanno facendo un buon lavoro. Mi auguro - conclude - che ci possa essere un passo indietro da parte della Regione sui termovalorizzatori». Nel caso di Napoli l'opposizione ad un inceneritore cittadino viene anche dell'Unione industriali e delle associazioni ambientaliste, che ritengono la scelta non necessaria per la città. Così Sodano ribadisce il concetto: «Se l'Europa procede nell'azione significa che non si può perseverare su una proposta che non raccoglie consenso né a livello locale né a livello comunitario».

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