Omicidio Orsi, vigilanza per altri testimoni
Se gli avessero dato retta, se due mesi fa avessero compreso il messaggio di morte contenuto negli spari contro il portone della sua casa, se si fossero insospettiti per quelle strane segnalazioni fatte con la torcia, appena due anni fa, forse Michele Orsi sarebbe ancora vivo. «Se avesse avuto la scorta - dice piangendo, con un urlo straziato, la moglie - sarebbe ancora qui». Due giorni dopo l’omicidio di corso Dante, mentre si aspettano l’autopsia e i funerali, la polemica sulla protezione negata all’imprenditore dei rifiuti non è ancora rientrata. Né poteva, perché sul tavolo del sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, non è ancora arrivata la relazione della prefettura di Caserta, chiamata a rispondere della mancata attivazione delle misure di tutela. Tutela che sarebbe stata chiesta dalla Dda a maggio, tradotta poi in una vigilanza saltuaria e destinata a essere rafforzata, se necessario, il 30 giugno. Nell’imbarazzo generale, solo qualcuno ricorda che probabilmente il pericolo era stato sottovalutato perché mai, fino all’omicidio di Domenico Noviello - il 16 maggio scorso - il clan dei Casalesi si era vendicato di quanti avevano denunciato e fatto arrestare gli autori delle estorsioni. Un cambio di strategia imprevedibile, che ora è possibile leggere più chiaramente, ma ancora in controluce, nell’inquietante istanza di legittima suspicione letta nell’aula della Corte di assise di appello, a Napoli, il 13 marzo. Dieci giorni prima degli spari contro l’abitazione di Orsi. Clima pesante, preoccupazione per l’escalation terroristica del clan dei Casalesi. E lo Stato prende le contromisure. Ieri mattina è stata decisa la tutela per altri imprenditori che sono nelle stesse condizioni di Noviello e di Orsi. Giro di vite nella sorveglianza degli «obiettivi sensibili». E poi le nuove forze in campo, il cui impiego è stato pianificato nella mattinata di ieri in questura, a Caserta, dal questore Carmelo Casabona e dal direttore dello Sco Gilberto Caldarozzi, arrivato da Roma con un gruppo di funzionati del Servizio centrale operativo. Su Casal di Principe, dalla fine della settimana, opererà - così come stabilito dal capo della Polizia, Antonio manganelli, e dal vice Nicola Cavaliere, un team composto da trenta persone, tra ispettori e agenti veterani della lotta alla criminalità organizzata, guidati da un dirigente che ha già lavorato sul clan dei Casalesi. Si fa il nome di Alessandro Tocco, attualmente al vertice del commissariato di Formia e prima a Fondi, dove ha indagato sulle infiltrazioni nel mercato ortofrutticolo. La squadra lavorerà in uno stabile confiscato - una villa che era appartenuta a Dante Apicella, che in queste ore stanno attrezzando con lavori di attintatura e di difesa passiva - che sarà della sezione distaccata della Squadra Mobile di Caserta. Nicola Cavaliere ha predisposto già da sabato l’invio di personale altamente qualificato per aumentare il controllo del territorio nell’area di Casal di Principe. «Per rendere più incisiva l’azione di controllo e contrasto e per coordinare e pianificare azioni di ampio raggio nella provincia di Caserta - spiega in una nota il Dipartimento di Pubblica sicurezza - il vicecapo della Polizia ha avviato contatti anche con il comando generale dei carabinieri». Una squadra del Ros è stata distaccata in provincia di Caserta.