Rifiuti, chiesto il rinvio a giudizio per Bassolino, lervolino e Pansa
La crisi dei rifiuti si abbatte come una scure nella vicenda giudiziaria che vede coinvolti - tra gli altri - l'ex presidente della Regione Campania Antonio Bassolino, l'ex sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino e l'ex prefetto del capoluogo partenopeo Alessandro Pansa. Si chiude con una richiesta di rinvio a giudizio per venti persone la requisitoria del sostituto procuratore Francesco Curcio, che ieri mattina davanti al gup, in udienza preliminare, ha chiesto il processo per tutti gli indagati accusati di epidemia colposa per una serie di presunte omissioni nell'affrontare la pesante crisi ambientale legata all'emergenza dei rifiuti del 2008. In realtà la richiesta era già stata avanzata nell'aprile scorso: ma ieri in aula la Procura l'ha formalizzata. Da questo momento, dunque, gli indagati assumono lo status giuridico di imputati. Per inquadrare tutto occorre fare un passo indietro e risalire ai giorni dell'emergenza ambientale di tre anni fa. Secondo l'accusa ci furono colpevoli omissioni nell'affrontare il dramma di quel periodo caratterizzato, a Napoli come in molti altri Comuni, da strade intasate da montagne di rifiuti maleodoranti e da situazioni al limite del sopportabile per la cittadinanza. Di qui, ragiona il pubblico ministero Curcio, la necessità di affrontare quel calvario che però - sempre secondo l'accusa - non trovò risposte da parte di chi, a cominciare dalle pubbliche amministrazioni e dalla Prefettura - avrebbe avuto invece il dovere di assumere provvedimenti tampone. E invece, è sempre il pm a parlare, non vi furono derattizzazioni, né interventi sanitari tesi a impedire la possibilità (fortunatamente poi non verificatasi) dell'insorgere di malattie infettive. Ma il fatto che non siano esplose epidemie non impedisce alla Procura di procedere con una richiesta di processo per tutti e venti gli indagati. Tra i provvedimenti auspicati e mai portati a compimento l'accusa ha fatto spesso riferimento a colate di calce su quei cumuli di spazzatura sotto le abitazioni e le scuole, ma anche alla mancanza - in alternativa - della sistemazione di transenne per evitare che la popolazione entrasse in contatto con i rifiuti. Indagine complessa e delicata, questa che culmina nella richiesta di rinvio a giudizio per tutti e venti gli imputati. Anche perché nelle sue indagini preliminari il pm giunge a chiedere un processo sulla base di un ragionamento preciso: e lo fa in base ad un ragionamento «comparativo» che si fonda sulla verifica dei farmaci venduti durante il picco dell'emergenza ambientale, comparando le vendite di Napoli con quelle di Salerno. E poiché a Napoli si registrarono molte più vendite di quante ve ne furono nell'altra città campana, di qui - argomenta l'accusa - si può ipotizzare che l'evento epidemia fosse un rischio più che reale.