Ecoballe d'oro la società blocca i pagamenti

Spesa altissima per l'affitto delle piazzole La Sapna: c'è il rischio di foraggiare i clan
25 settembre 2011 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino

Un milione e mezzo all'anno per pagare i fitti delle piazzole delle balle solo nella provincia di Napoli, e, in attesa di vederci chiaro, la Sapna ha sospeso i pagamenti. In Campania, infatti, restano parcheggiate da dieci anni sei tonnellate di spazzatura impacchettata, la metà nel napoletano. In sostanza a ognuno di noi tocca mantenere una balla: bisogna pagarle il fitto, coprirla, sorvegliarla, pulirla. Le balle, poi, crescono, si moltiplicano: e la spesa che i napoletani devono sostenere continua a lievitare facendo ovviamente salire la Tarsu. Il rischio è che questi soldi finiscano nelle tasche dei boss. Dei fitti sospetti si è occupata, infatti, negli anni scorsi la commissione ecomafie allora guidata dall'onorevole Paolo Russo e sulla vicenda è in corso da anni un'indagine della magistratura. Su dodici casi di fitti e compravendita presi in esame dalla commissione, undici risultavano sospetti. La Sapna, che dal primo gennaio ha ereditato dal consorzio di bacino la gestione delle piazzole non sa nemmeno chi siano i proprietari perché dagli incartamenti che ha ricevuto non risultano con evidenza. Spiega il direttore tecnico, Giovanni Perillo: «Abbiamo cautelativamente accantonato i fondi perpagare il fitto delle piazzole dal momento in cui la società è subentrata al commissario ad acta, cioè dal 2010, ma sono in corso valutazioni di tipo tecnico legale trattandosi di atti ereditati. Non siamo stati noi a stipulare i contratti e ne vogliamo verificare tutti i contenuti in termini di congruità economica e tecnica». Intanto i pacchetti di monnezza restano lì e continuano a divorare soldi e produrre contenziosi: molti contratti furono stipulati ai primi del Duemila e sono poi stati ereditati dai vari commissari che si sono succeduti. Sulla vicenda è in corso anche un contenzioso con la Fibe che aveva firmato i contratti. Il problema nacque con l'apertura degli stir, che allora si chiamavano Cdr. Gli impianti, separano la spazzatura: la parte umida finisce in discarica, quella secca fino a quando non è stato inaugurato il termovalorizzatore veniva portata in Germania, e anche su questo c'è un'inchiesta giudiziaria, o depositata nelle famose piazzole. In alcuni casi queste sono state comprate, in altre fittate. E sempre con cifre da capogiro e dopo compravendite sospette. La magistratura continua a indagare per stabilire se prima di essere acquisite dal commissariato di governo sono transitate nelle mani dei boss. Non solo: gli espropri non sono mai stati perfezionati e quindi i proprietari hanno chiesto i pagamenti a prezzi anche dieci volte superiori a quelli precedentemente stabilito. Una vicenda che sembra lontanissima dalla soluzione: la legge che ha posto fine all'emergenza prevede che sia realizzato un termovalorizzatore per liberare la regione dalla spazzatura impachettata. L'impianto doveva sorgere tra Giugliano e Villa Litemo, ma da tempo ormai se ne sono perse le tracce e non sono state prospettate soluzioni alternative. Prima dell'estate il presidente Cesaro ha firmato un'ordinanza per portarle nel sito del Pantano. E la storia continua.

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