Orsi, accuse ai clan e ai colletti bianchi
Almeno due killer, due armi diverse - una calibo 9x21 e una 380 - per uccidere Michele Orsi, ex direttore generale di Ecoquattro. Diciotto i colpi esplosi da distanza ravvicinata, cinque quelli a segno, di cui uno - quello di grazia - alla testa. Gli assassini avevano aspettato l’imprenditore a pochi metri dalla sua abitazione di via Catullo, aprendo il fuoco quando era uscito da casa per andare al bar: tra le 13,25 e le 13,35 di domenica. Nessun testimone. È quanto hanno ricostruito ieri gli investigatori del nucleo operativo e della compagnia dei carabinieri di Casal di Principe, al termine di un nuovo sopralluogo a corso Dante, luogo dell’agguato. Prevista per oggi l’autopsia. Ma intanto si cerca il movente, da inquadrare nella guerra che il clan dei Casalesi ha dichiarato, da due mesi e mezzo a questa parte, a chiunque, e in qualunque modo, si sia opposto all’organizzazione. E si scava nei verbali di interrogatorio di Orsi, cercando una traccia utile a decodificare l’omicidio. Intanto monta la polemica per la protezione mai accordatagli, nonostante le intimidazioni subite negli ultimi mesi: i colpi di arma da fuoco contro il portone di casa, mentre rientrava il figlio Osvaldo, e il pedinamento di due settimane fa. Aperto un fascicolo conoscitivo.