Rifiuti, prescritta Cassiopea
NAPOLI L'avevano chiamata operazione Cassiopea forse perché come la costellazione circumpolare il traffico dei rifiuti tossici, sversati illegalmente dal Nord al Sud era sempre visibile, in movimento e senza nessuna intenzione di tramontare. Pur avendolo interrotto nel lontano 2001 con un'operazione di intelligence a finire male però è stato il processo. 197 imputati, tra trafficanti, trasportatori, agricoltori e imprenditori rinviati 9 anni fa a giudizio dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere per reati gravissimi, che andavano dallo smaltimento illegale di rifiuti tossici all'associazione a delinquere, sono infatti liberi e i reati tutti prescritti. E perfino per i delitti di avvelenamento delle acque o disastro ambientale per cui il tempo di emettere una sentenza ci sarebbe ancora, il gup Giovanni Caparco ha deciso che le prove sono insufficienti. Finisce proprio così, senza possibilità di appello una delle inchieste che per prima ha messo in luce la spregiudicatezza degli imprenditori settentrionali, pronti a utilizlare le ecomafie casertane per far sparire i propri scarti altamente nocivi a quattro soldi, incuranti delle conseguenze sul territorio e sulla salute dei cittadini, ma soprattutto dell'innalzamento dei casi di tumore e leucemie infantili. Un'indagine talmente ampia da aver ispirato anche il celebre film Gomorra e l'ormai scena cult quando il camorrista interpretato da Peppe Servillo va al Nord e propone un lavoro «dean» all'industriallotto locale sospettoso, ma pronto a correre i rischi pur di risparmiare bei danari. Quel lavoro "pulito" si traduceva nella realtà in un meccanismo rodato. I trafficanti di rifiuti tossici garantivano infatti la dedassificazione in rifiuto non pericoloso tramite la simulazione di trattamenti e di operazioni di recupero, attraverso la falsificazione dei certificati di analisi, che ormai dopo dieci anni sono conosciuti con il nome di "giro bolla". D'altra parte l'imprenditore non rischiava nulla e pagava poco. Si parla di un milione di tonnellate di veleni (polveri da abbattimento fumi delle industrie siderurgiche e metallurgiche, ceneri da combustione olio minerale, morchie oleose e di verniciatura. pitture e vernici, scarti di stabilimenti chimici ecc..) che trasportati di notte finivano direttamente nei terreni agricoli, accanto alle colture o agli allevamenti di bufale. Un traffico di quantità bibliche, basti pensare che dalle regioni del Nord per anni sono arrivati in media 40 tir alla settimana L'indagine però è finita in un flop, anche perché inspiegabilmente dopo le sentenze del gip, dopo le discussioni degli avvocati, dopo che addirittura gli imputati si erano dichiarati colpevoli, il gup ha trasferito le indagini alla Dda. Mentre i napoletani hanno rifiutato la competenza rimandando gli atti a Santa Maria. Un manicomio, tra errori di notifica, ritardi, senza contare la valanga di testimoni e prove da ascoltare e verificare. Questo è il risultato: Cassiopea tramonta. «Che dubbio c'era, è una bellissima giornata in cui si celebra il fallimento dello stato di fronte alle ecomafie». Per un ambientalista incallito come Raffaele Del Giudice è una disfatta collettiva, ma anche personale, lui che è stato interprete del docufilm «Biutiful cauntri» ispirato proprio all'indagine sammaritana, e per il suo impegno è stato voluto dal sindaco De Magistris membro del Cda di Asia «Era una delle prime inchieste e proprio per il suo valore simbolico non andava prescritta - dice aspramente -. Continuerò ad avere fiducia nelle istituzioni, ma al di là dei tecnicismi giuridici abbiamo perso una battaglia contro il sistema mafioso spa». Ieri Del Giudice è andato a ripulire l'area dello Stadio San Paolo con i volontari di «Friarielli ribelli»: «Così non ci penso - afferma - ma sono arrabbiato anche perché temo l'effetto domino. Ora per esempio chi provvederà alla bonifica dei territori? E la comunità scientifica continuerà a studiare i legami degli sversamenti tossici con l'aumento dei tumori nell'area? O.andrà tutto in prescrizione. Anche Legambiente Campania è molto critica e pone dubbi sul futuro dei territori: «La devastazione ambientale della provincia di Caserta non va in prescrizione - dice il presidente Michele Buonomo - i costi della bonifica li pagheranno i cittadini, e al contempo si continua a scaricare illegalmente. Sinceramente siamo molto preoccupati».