«Rifiuti radioattivi Napoli crocevia»
L'incidente diplomatico porta la data del 7 agosto 2008, quando la Campania era in piena emergenza rifiuti. Quel giorno il ministro dell'Ambiente del Nord-Reno Westfalia preannunciò l'invio di una lettera alle autorità italiane per richiedere controlli più accurati sui carichi in partenza per la Germania. Il treno di immondizia partito da Napoli con direzione Amburgo era stato fermato, infatti, perché a Colonia erano state rilevate tracce di radioattività, contaminazione dovuta alla presenza di Iodio 131 in alcuni rifiuti ospedalieri. Era già accaduto due mesi prima, e in quell'altra occasioni le autorità tedesche avevano invitato l'Italia a fare più attenzione e a munirsi di metal detector e rilevatori di radioattività da attivare nelle stazioni ferroviarie e nei porti al fine di impedire la pur inconsapevole esportazione di scorie nocive. Accadeva tre anni fa, i rilevatori non sono ancora comparsi. Eppure i ritrovamenti di rifiuti radioattivi nelle discariche della Campania sono continui: a Chiaiano, a Terzigno, a Macchia Soprana. Uno stillicidio che conferma le preoccupazioni delle associazioni ambientaliste ma anche degli Stati Uniti. Ne è stata ritrovata traccia nei cablogrammi riservati diffusi le scorse settimane da Wikileaks. Note che documentano il pressing della Casa Bianca sul governo italiano, finalizzato a dotare i porti di speciali scanner che possano controllare tutti i container in transito e rilevare eventuali radiazioni. Stando alle valutazioni del Dipartimento dell'energia degli Stati Uniti, datate 2009, «il traffico di materiale nucleare è una minaccia nuova, motivo per cui gli italiani la ritengono una misura eccessiva» sottolineando però che la legge statunitense impone che «entro il 2012, il 100 per cento dei container diretti negli Usa debbano essere sottoposti a radioispezioni». Sono una trentina gli scali portuali europei già inseriti nel sistema Usa, dal 2010 ne fanno parte anche Gioia Tauro, La Spezia, Livorno e Genova. Manca quello di Napoli, nonostante gli Usa ne evidenzino la vulnerabilità dovuta alla presenza della camorra. Nei cablo riservati si parla diffusamente di Gioia Tauro: «Nostre fonti ci dicono che nel porto di Gioia Tauro hanno occhi ovunque, perché lo usano per i traffici di droga e armi, tanto che due agenti della dogana sono stati trasferiti per le minacce ricevute, forse erano troppo zelanti nei propri controlli: al primo gli hanno sparato, mentre il secondo ha ricevuto due proiettili a casa». E vista la tradizionale presenza delle mafie nel Mezzogiorno, la diplomazia consiglia all'amministrazione Usa di inserire anche Napoli nella lista degli scali Megaports: «Dobbiamo coinvincere gli italiani che serve anche a loro, oltre che a noi». Al di là delle valutazioni statunitensi, resta il fatto che nelle mappe di rischio ambientale Napoli e la Campania continuano a conservare un posto di assoluto rilievo nel panorama nazionale e europeo. Anche di rischio connesso allo smaltimento illegale di rifiuti radioattivi (generalmente scorie ospedaliere provenienti dai laboratori diagnostici). Rifiuti che, si è ipotizzato in più casi nel corso di indagini relative al traffico internazionale di armi e di materiale strategico in generale, sarebbero imbarcate illegalmente su navi-container proprio nel porto di Napoli e con destinazione sconosciuta.