Ricorso Fibe, la legge finisce alla Consulta
La legge sull'emergenza rifiuti in Campania, e in particolare la questione della proprietà del termovalorizzatore di Acerra, finisce alla Corte Costituzionale. E il passaggio di proprietà della struttura, ad un prezzo di 355 milioni di euro, potrebbe slittare ben oltre il termine del 31 dicembre di quest'anno. La quarta sezione del Consiglio di Stato (presieduta da Gaetano Trotta e con, tra i consiglieri, l'ex assessore regionale campano Oberdan Forlenza ndr), infatti, con un'ordinanza conseguente al ricorso (avverso una sentenza del Tar del 30 dicembre scorso) presentato dalla Fibe, società del Gruppo Impregilo, ha investito ufficialmente della vicenda la Consulta, che dovrà decidere sulla legittimità costituzionale del decreto 195/2009, convertito nella legge 26/2010. In particolare, la Fibe, in primo grado, aveva contestato la parte del decreto in cui veniva autorizzato l'affitto dell'impianto, da parte della Protezione civile, ad un canone mensile di due milioni e mezzo. L'inceneritore era stato assegnato alla A2A. Inoltre, la stessa ricorrente aveva contestato la privazione, in forza del provvedimento normativo, degli incassi derivanti dalla vendita dell'energia elettrica prodotta dalla combustione dei rifiuti. Il Tar aveva respinto la richiesta della Fibe, che si era rivolta al Consiglio di Stato. Che ha ribaltato in giudizio di primo grado, ritenendo non palesemente infondata la questione di legittimità costituzionale sollevata dall'azienda ricorrente. In relazione alla produzione e cessione dell'energia, i giudici amministrativi di secondo grado scrivono che «vanno riguardati come un fatto di carattere espropriativo» perché la normativa di attuazione della legge sui rifiuti contrasta sia con le norme comunitarie che con quelle costituzionali che prevedono un indennizzo a fronte di un'espropriazione. Inoltre, secondo il Consiglio di Stato è manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale in riferimento alla privazione del diritto di proprietà in mancanza di un indennizzo relativamente all'acquisizione dell'immediata disponibilità dell'impianto in quota pubblica. La Fibe aveva chiesto la cancellazione proprio dei provvedimenti con i quali la Protezione civile aveva assegnato l'impianto alla A2A. Anche gli atti relativi alla determinazione del valore dell'inceneritore, fissato in 355 milioni di euro, sono stata inviati alla Corte Costituzionale. Su questo punto, il Tar del Lazio aveva dichiarato, nella sentenza del dicembre scorso, «rilevante e non manifestamente infondata» la questione di legittimità costituzionale degli articoli 6 e 7 del decreto, poi convertito in legge. Nei due punti viene stabilito il valore dell'impianto e c'è la previsione che, in sede di trasferimento effettivo della proprietà, all'ex proprietario venga corrisposto il valore stabilito detratti, però, il canone di affitto corrisposto alla Fibe nei dodici mesi precedenti il trasferimento della proprietà, e le somme relative agli interventi effettuati «funzionali - è scritto nella legge - al conseguimento degli obiettivi di costante ed ininterrotto esercizio del termovalorizzatore sino al trasferimento della proprietà».