Eroismo monnezzaro ad Anacapri, così come impone l'era De Magistris

10 settembre 2011 - Giuliano Zincone
Fonte: Il Foglio

A Napoli torna l'angoscia per le munnezze. Berlusconescamente, il neosindaco carismatico aveva promesso di risolvere in cinque giorni l'infamante problema. Oggi assicura che la città sarà uno specchio entro la fine di settembre, e per sempre. Gesù, e come? De Magistris non vuole altre discariche né nuovi inceneritori/termovalo-rizzatori. Preferisce imbarcare la spazzatura su qualche bastimento che partirà (non gratis) per terre assai lontane. Ma la Germania ha già rifiutato i rifiuti. Rimane l'Olanda. Basterà? Secondo il sindaco, però, la mossa vincente consisterebbe nell'incremento della raccolta differenziata, che dovrebbe (addirittura!) sfondare il tetto del 70 per cento. Ottima idea, che però esige virtù certosine, anzi eroiche, da una popolazione come quella napoletana, storicamente piuttosto indisciplinata. Parlo di eroismo monnezzaro per esperienza diretta. Anacapri, paese delle mie vacanze, è un comune virtuoso dove si fa la raccolta porta a porta. Norme precise per i fagotti da appendere al cancello: Lunedì, Giovedì e Sabato, Organico, cioè Umido. Martedì e Venerdì Plastica barattoli vari chiamati Alluminio in un sacchetto. Carta in un altro sacchetto. Mercoledì Indifferenziato. Il Vetro lo dobbiamo portare in piazza nell'apposito cassonetto, con una busta di plastica. Si buttano le bottiglie nel bidone, ma la busta va gettata in un altro contenitore. Rimorso: sulle bottiglie ci sono etichette di carta. Forse avremmo dovuto asportarle e destinarle all'apposito fagotto. Per gli scrupolosi, comunque, l'errore è sempre in agguato. Le cicche, per esempio, vanno nell'Indifferenziato, il pacchetto di sigarette esausto va nella Carta, ma prima bisogna estrarre la pellicola che lo abbraccia, la quale non va nella Plastica, adibita alla plastica spessa , bensì nell'Indifferenziato, con le cicche. I tovaglioli di carta, intuitivamente, dovrebbero andare con la Carta. E invece no, perché, a quanto pare, non sono davvero di carta. Se sono colorati, giù nel-l'Indifferenziato, se sono bianchi e inumiditi vanno, ovviamente, nell'Umido cioè nell'Organico. E le scatolette delle medicine? L'involucro esterno è di cartoncino, ok. Ma i contenitori delle pillole non sono tutti della stessa materia. Che fare? Per le bottiglie d'acqua minerale (plastica spessa!) vale lo stesso dilemma che perseguita i contenitori vitrei. Dovrei scorticare le etichette? Poi ci sono le pile, bisogna gettarle su in paese, in un contenitore che i turisti criminali insudiciano senza ritegno, intasandolo con ogni unta, vitrea e/o metallica schifezza. In bocca al lupo a De Magistris, che pretende di trasformare i napoletani in un popolo di eroi. Ma già serpeggia la rivolta contro la fatica differenziata, perfino negli ambienti vesuviani più squisiti. Negli anni Cinquanta vivevo a Bologna. Ogni mattina passava sotto casa un signore (che allora si chiamava spazzino) col suo carretto a pedali, suonava una tromba d'ottone e strillava: "Busca!". Bastava consegnargli un pacco di spazzatura e tutto finiva lì. La città, amministrata dal mitico co- munista Dozza, era esemplarmente pulita. Negli anni Sessanta abitavo a Milano. A casa mia, in cucina, c'era una botola dove si gettava l'immondizia e non ci si pensava più. Anche Milano era molto pulita. Oggi, Bologna e Milano eseguono la differenziata. Ma allora, negli anni del boom, l'eroismo monnezzaro non era necessario, perché quasi tutti erano ancora piuttosto poveri. Non avevamo l'incubo dei rifiuti: roba da ricchi che molto comprano e troppo gettano. E anche da finti poveri, che molto piangono e troppo fottono.

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