Compattatorl distrutti, c'è l'associazione»

6 settembre 2011 - Fabio Postiglione
Fonte: Giornale di Napoli

Il pubblico ministero ha depositato la sua richiesta al Gip lo scorso 24 luglio: proroga dell'indagini su uno stralcio dell'inchiesta sulla Davideco. Oltre alla devastazione, al saccheggio di circa 52 autocompattatori della società, la Procura vuole contestare anche l'ipotesi di associazione per delinquere a sette degli arrestati nelle ultime inchieste sui lati oscuri dello smaltimento rifiuti a Napoli. La notifica è arrivata nei giorni scorsi agli avvocati di Salvatore Fiorito, Felice Maglione, Vincenzo Fiorito, Giuseppe Giordano, Rosario Buonomo, Pasquale Catania e Giovanni Faggiano, l'ultimo ad essere finito in galera. Secondo la Procura c'è alla base una associazione a deliquere dietro le devastazioni di autocompattatori dell'Asia. I moventi sarebbero ricondotti a stipendi non pagati e al tentativo delle 140 maestranze di non perdere la fornitura di lavoro interinale per effetto della rescissione del contratto. Ad essere arrestati furono per l'appunto il presidente e cinque soci della Davideco Scarl, che lavorava per Enerambiente, la Spa veneta (457 addetti) che aveva vinto l'appalto indetto dalla municipalizzata per la pulizia delle strade. In manette finirono il titolare della Davideco, Salvatore Fiorito, 42 anni, e i soci Felice Maglione (47), Vincenzo Fiorito (46), Giuseppe Giordano (41), Rosario Buonomo (45) e Pasquale Catania, di 47 anni. Tra le due società un rapporto contrattuale stipulato, una specie di subappalto, definito "convenzione di servizio", senza il formale assenso dell'Azienda di igiene urbana, la stazione appaltante. I raid portarono il 23 settembre scorso all'assalto e distruzione con spranghe di 52 mezzi di Enerambiente. L'assalto avvenne nell'autoparco di via De Roberto. Un cospicuo numero di persone incappucciate, allontanato il personale, danneggiò anche computer, sedie ed altre suppellettili, appiccando il fuoco agli uffici amministrativi di Enerambiente. Giovanni Faggiano invece fu arrestato a luglio. Secondo la Procura, l'ex ammistratore di Enerambiente, faceva parte di un sistema d'affari articolato in maniera precisa. Basato su assunzioni inutili e illegali nel settore dei rifiuti e tangenti che venivano corrisposte anche ai funzionari dell'Asia, la società del Comune di Napoli che si occupa della raccolta dei rifiuti. COn lui fu raggiunto da un'ordinanza anche Corrado Cigliano (quest'ultimo già finito in manette in aprile assieme al fratello Dario, consigliere provinciale del Pdl, e al padre Antonio), ex direttore operativo della stessa società: al secondo sono stati concessi gli arresti domiciliaci. Dalle indagini svolte da Digos e Guardia di Finanza è emerso che Enerambiente, beneficiaria di alcuni appalti concessi dall'Asia per la raccolta dei rifiuti in alcuni quartieri di Napoli, aveva, in pratica, "subappaltato", senza che ve ne fosse la necessità, il servizio a due cooperative, la San Marco e la Davideco. E dopo aver stipulato i contratti, che puntavano anche all'assunzione di personale in eccesso rispetto al limite di 450 unità, gli indagati avevano minacciato di porre fine all'accordo se non avessero percepito denaro utile, oltre a pagare dirigenti e amministratori di Enerambiente, anche le tangenti ad alcuni funzionari dell'Asia.

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