Scorta negata a Orsi, indagine del Viminale

Mantovano: i magistrati potevano chiedere la misura. Manganelli: caccia ai latitanti, a Casale gli agenti dello Sco
3 giugno 2008 - g.d.f.
Fonte: Il Mattino

Per tutta la mattinata, la casa di Sergio Orsi, fratello di Michele, come anticipato dal Mattino è stata guardata a vista dagli agenti della guardia di finanza. Il giorno dopo l’agguato mortale a Casal di Principe, monta la polemica sull’assenza di protezione all’imprenditore ucciso. Dice il fratello Sergio, anche lui coinvolto nell’inchiesta sul Ce4, su cui ha risposto alle domande degli inquirenti: «Ho paura per me e i miei familiari». E aggiunge l’avvocato Carlo De Stavola, difensore dell’ucciso: «Avevamo segnalato più volte che aveva bisogno di una scorta o un presidio sotto casa, anche se non era un pentito. Non nascondiamoci dietro i formalismi». La Procura di Napoli ribadisce la posizione giuridica di Michele Orsi: «Era solo un dichiarante». Come a dire: un indagato che aveva scelto di rispondere agli interrogatori dei pm, fornendo spiegazioni e dettagli, ma con l’unico legittimo obiettivo di difendersi. E infatti l’avvocato De Stavola ripete: «Il mio assistito era innocente rispetto alle accuse che gli venivano mosse». Michele Orsi è stato ucciso quando per strada a Casal di Principe non c’era nessuno. Era sceso a comprare al bar la Coca Cola ai figli. Dice Daniele Capezzone, portavoce di Forza Italia: «Come mai Orsi, descritto come figura-chiave di numerose e rilevanti inchieste, era senza scorta? È auspicabile che la magistratura si concentri sui veri e concreti rischi criminali». C’è chi, come Raffaele Porta, coordinatore campano della Sinistra democratica, si chiede perchè «Noviello come Orsi siano stati lasciati soli». E Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno, che sui testimoni di giustizia scrisse un libro e dedicò molto impegno, parla di «vicenda gravissima». Annunciando: «Accerteremo se la richiesta di protezione per Orsi era stata avanzata. C’è il progetto di costituire a Casal di Principe un reparto della Squadra mobile, che si occuperà di catturare i latitanti». Il progetto è allo studio da diverse settimane. Una sezione distaccata della Squadra mobile di Caserta si insedierà a Casal di Principe. C’è già la sede: un immobile di 450 metri quadri su corso Umberto. È una delle tre case confiscate da anni a Dante Apicella, imputato al processo Spartacus dove è stato condannato in primo grado a quattro anni. L’organico previsto è di trenta persone. Molte verranno da altre regioni. Coordinatore dovrebbe essere un funzionario al lavoro attualmente nel Lazio, ma non c’è ancora decisione piena sul suo nome. Di certo, in provincia di Caserta, sono arrivati da giorni uomini dello Sco a dare una mano alle indagini. Mentre alla Questura di Caserta da qualche mese è stata creata una sezione anticamorra, affidata a Silvana Giusti, memoria storica nelle indagini sui casalesi, la funzionaria che riuscì a portare alla collaborazione con la giustizia un esponente di primo piano del clan come Giuseppe Quadrano. Annuncia Antonio Manganelli, il capo della Polizia: «Terremo nelle prossime ore una riunione operativa. Il nucleo speciale a Casal di Principe con uomini dello Sco partirà presto». In maniera simbolica, per dare un segnale, proprio Antonio Manganelli volle che la festa della Polizia il 18 maggio scorso si tenesse a Casal di Principe. In quell’occasione, disse: «Non abbiamo paura di questi quattro buffoni di camorristi». Alla Prefettura di Caserta, ieri mattina un primo vertice straordinario del Comitato per l’ordine e la sicurezza. Si studiano risposte immediate all’ultima azione mortale del clan. All’escalation di violenza dei Casalesi. Dice ancora il sottosegretario Mantovano: «I Casalesi si sentono insidiati dall’offensiva dello Stato, che dovrà proseguire. Da parte nostra non c’è certo sottovalutazione».

 

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