Una spinta civica scaccerà i rifiuti

4 settembre 2011 - Marco Rossi-Doria
Fonte: Repubblica Napoli

I RIFIUTI sono il grande, perenne tema, anhe dei tanti napoletani che vivono lontano. bbiamo un bisogno folle di toglierci i lunghi anni di vergogna dalla faccia. E malediremo sempre chi ce l'ha messa addosso.
L'estate è calda qui al nord, più che giù. Non c'è brezza dal mare. Per strada mi trovo con alcuni operatori del sociale che sono emigrati qui: soldi pagati ogni mese, come non è da noi. Gianni spiega ai colleghi di Trento come è difficile gestire i rifiuti. Ascoltano. Non so se capiscono. Gli dici che ce la faremo e ti guardano in un modo che fa fatica dentro. Franca dice delle telefonate delle sorelle, che raccontano della voglia di pulire della gente del quartiere.
Parto per giù. Incontro Arturo sul solito treno. È un ragazzo di Napoli che lavora in un'aziendaelettronica in Germania. «Ma il sindaco ce la farà con i rifiuti?». Sono i primi di agosto. Arrivo in città. I cumuli delle ultime tre volte non ci sono. Nel mio quartiere continua la vigilanza dal basso sull'orario. La gente scende la sera con i sacchetti, disciplinata. Mio figlio e gli altri ragazzi del palazzo differenziano come hanno fatto sempre. Si assumono la fatica di portarli in un altro quartiere. A turno.
A fine mese riparto con le strade sgombre. E appena rientrato al nord, in una sola giornata 4 persone diverse mi chiedono se ci riusciremo, se si eviteranno nuove crisi.
Ne ragiono dentro di me, guardo i dati. So che la domanda di chi è fuori è la stessa di chi si attiva a Napoli. E la sfida per la vita di una città. La differenziata è ancora al 17 percento. E mentre sta per aprirsi la vera battaglia su quel fronte, ci sono da smaltire 1250 tonnellate al giorno.
Lo racconto a un assessore di qui. Non si rende conto neanche della cifra, sgranagli occhi. Gli mostro che, in proporzione alla popolazione, produciamo meno rifiuti... «Sai, siamo più poveri, consumiamo di meno». Annuisce, vuole capire.
«La vera battaglia è la differenziata. Faccio parte di quelli che lo dicono da sempre. Gli automezzi nuovi stanno arrivando. Domani si aprono le buste del bando peri bidoncini: carta, umido, multi materiale, indifferenziata». «Come da noi!» — dice l'assessore. Mi sembra di stare nel film"Benvenuti al Sud". Gli stereotipi albergano anche nelle persone migliori, che amano la nostra città. Così lo informo: «Come in tanti Comuni virtuosi intorno a Napoli. Sai — aggiungo — metteranno i bidoncini sotto i palazzi, ampliandol'utenza da 140 mila a320 mila persone. Poi ci saranno gli altri 600 mila; è faticoso». Gli indico su un foglio i quartieri. «Gireranno strada per strada ad informare. Nei Quartieri Spagnoli — dove non c'è spazio—metteranno i sacchi di colori diversi in giorni diversi. F il mio 1uartiere. La Lavatati Amena gente ha voglia di farlo. Nei quartieri dove già è in atto, la percentuale didifferenziataèsalitacon grande rapidità. Chi ha governato prima non avevavoluto credere nella città». «E i soldi da dove vengono?». «Circa 9 milioni dal ministro dell'Ambiente, ma intanto e soprattutto da un mutuo»—gli rispondo. «Un mutuo?»—chiede. «Sì, un mutuo di 43 milioni ottenuto dal Comune. Che serve a gestire il tempo necessario a far funzionare la differenziata e intanto tirar via dalle strade e smaltire. Un mutuo che ha rifinanziato l'azienda Asìa, ricapitalizzato». «Ma l'Asia l' ho vista in tv, era una cosa da brividi.... «. «Non è così», gli dico. Racconto del lavoro all'Asia in questi mesi. Del lavoro tra Comune e Provincia, tra Asia e l'ente provinciale Sapna, della possibilità di un consorzio a breve.
E sorpreso. «Ma ora doveva la monnezza e dove andrà mentre si svolge la lunga battaglia per la differenziata?». Descrivo la vicenda, racconto dei luoghi promessi e disdetti. Serre. Savignano. Spiego deiterreni edelladensitàdipopolazione, delle proteste, della fatica di rifare tutto. Ascolta. «Sì, ma dove va la monnezza ora?». La risposta è lunga: «Per ora va nel Casertano. Questo è un mese critico, un imbuto. Riaprono le scuole. La discarica molto contestata di Chiaiano ha procedure di controllo in atto e ha bisogno di lavori per ottimizzare la capienza. I rifiuti indifferenziativanno agli Stir. Ci sono ancora code pertrattarli. Attese dei compattatori, anche di ore. È difficile. Li vengono tritati, vagliati, divisi, imballati. La parte secca va ad Acerra, dove ora funzionano due linee del termovalorizzatore. L'umido va in discarica. E questa estate liberata dai rifiuti c'è stata perché il decreto del governo è caduto e perché il Consiglio di Stato ha ribaltato il giudizio del Tar; così si sono potuti fare gli accordi con operatorie enti locali in Emilia e Liguria, tutto con delibere di quelle regioni e secondo i crismi». «E poi?» — mi chiede. «Poi: andranno prima in Olanda e dopo altrove all'estero, fino alla fine dell'anno, con le navi. Grazie a una manifestazione di interesse già bandita, c'è interesse da parte di tanti». «E come arrivano i rifiuti alle navi?». Gli spiego: «Vengono messi in delle balle nei siti di trasferenza e portati al porto grazie a un contratto locale in seguito a un bando e messi sulle navi, portati via e poi trattati e valorizzati grazie a un altro contratto, con l'estero». «Ma c'è uno spreco di denaro pubblico.. quanto costa?». «Lo spreco c'è e la via maestra è la differenziata. Ma intanto c'è da smaltire e da creare un flusso proporzionato alla produzione. E costa meno che in Italia: la nave costa molto ma il trattamento pochissimo. Così si spera di abbassare i costi». Annuisce l'assessore del nord: «Perché non le dite queste cose in giro?».
Mi allontano. Penso che la battaglia sarà lunga. Ma che vi è una credibilità nuova. E che ogni passaggio di questa civile fatica va raccontata, fuori e dentro Napoli, con dovizia di particolari. Soprattutto ai cittadini di Napoli. Che potranno misurarsi con la complessità — che è la base di ogni apprendimento. E che potranno attivarsi meglio sapendo la fatica del percorso. E questa la vita democratica.

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