Inferno asse mediano, la strada senza fine
La chiamano strada della morte, e brucia vite e rifiuti speciali. L'anodino appellativo di asse mediano nasconde l'apparato digerente di ogni nefandezza napoletana. Munnezza illegale e sversatoi abusivi. Roghi criminali e guidatori fuorilegge. Incuria amministrativa e lentezza burocratica, da far impallidire i lavori della Salerno-Reggio Calabria. Tutto ingoia e tutto restituisce sotto forma di lerciume, sangue, vapori tossici, quel tratto della statale 162 che dalla diramazione di Giugliano fino ad Acerra unisce l'universo plumbeo dell'area nord di Napoli. Due carreggiate e quattro corsie di brividi. E un cimitero di automobili, centauri, lamiere, copertoni e promesse mancate. Tirato su coi fondi del terremoto 80 e ovviamente mai completato. E ogni cosa dentro, fuori, invecchia senza speranza: l'asfalto e le insegne divelte; la vocazione industriale dei territori da collegare. Con la Fiat di Pomigliano ultimo ridotto, le piccole aziende costrette a chiudere, le fabbriche al nero che dilagano, come la fame di un futuro migliore. E l'avanzata potente degli ipermercati, le anonime agorà di una periferia senza centro, lunga oltre 30 chilometri, che sembra senza inizio né fine. Abbrutisce sempre più quel reticolo di infrastrutture, del quale l'asse mediano voleva essere la spina dorsale. L'aeroporto di Capodichino che scoppia nei suoi spazi angusti, nonostante il piano regolatore comunale vorrebbe cancellarlo, perché uno scalo in piena città non s'è mai visto. Dopo un tira e molla ventennale, a maggio hanno tagliato il nastro della rampa di viale Umberto Maddalena. Ma resta da aprire il tratto in uscita, col quale si potrebbe arrivare direttamente in aeroporto. A settembre forse il via libera. Inoltrandosi dentro la cayenna del rione Scampia, il ghetto del più grande droga shop d'Europa, delle Vele-scempio e delle faide di camorra, il senso di ostile separatezza è suggellato dall'uscita fantasma dell'asse mediano. Come un caso di lupara bianca, lo svincolo di Scampia est non si trova, da quasi un quarto di secolo: è chiuso perché un campo rom abusivo ne ha preso il posto. Invece della rampa, c'è una più realistica discarica illegale, dove si inceneriscono rifiuti tossici senza sosta. «Siamo stanchi di aspettare e di continuare a tollerare tale mortificazione e disagio-gridò poco tempo fa il presidente della Municipalità, Angelo Pisani-. Il quartiere ha un estremo bisogno di migliorare la propria mobilità e di riappropriarsi di aree utili per promuovere e costruire spazi di assistenza e aggregazione». Dove non arrivano i nomadi, arriva l'errore tecnico: l'uscita di Melito, comune a ridosso di Scampia, è off-limits, perché le corsie di decelerazione e accelerazione non hanno la distanza di sicurezza a norma. «In autunno partirà la gara d'appalto per i lavori» garantisce Antonio Pentangelo, assessore provinciale ai Trasporti. L'uomo che ha ereditato la delega all'asse mediano. «La nostra ferita al cuore, tutte le altre strade provinciali hanno una vita serena» dice. Come dover bonificare Kabul, ma disponendo di «sempre meno risorse», invece dei fondi per le missioni all'estero. Un manto stradale groviera, carreggiate allagate quando piove, per il mancato deflusso delle acque pluviali. Il buio come compagno di viaggio non appena cala il sole, segnaletica verticale e orizzontale da percorso di guerra. Il record di incidenti. «Tra rampe e discese l'asse mediano è più di 100 chilometri. Coi fondi disponibili, possiamo intervenire sui casi gravi- racconta l'assessore-, non siamo mica la Germania e o la Finlandia. Ma negli ultimi anni ci sono stati meno incidenti, grazie alle opere di messa a norma». Certo, «ci vorrebbe una finanziaria soltanto per questa infrastruttura, con tutto che abbiamo altri 700 chilometri di strade di cui tener conto». Ma Pentangelo rivendica i progressi «sull'illuminazione, per il segmento dell'AZ nell'inserimento fino a Frattamaggiore, e a giorni ci sarà un ampliamento ulteriore, l'Enel ha già attivato una cabina- annuncia- E poi verrà illuminato il tratto che immette verso la stazione Tav di Afragola». Ma la Provincia studia altro: «Stiamo pensando di installare un impianto tutor- afferma l'assessore-, dopo la felice esperienza della tangenziale, come deterrente agli eccessi di velocità. E la stessa azienda prescelta do- vrà installare la videosorveglianza sulle piazzole di sosta». Gli occhi elettronici dovrebbero stanare «chi sversa rifiuti. I Comuni ci chiedono di rimuovere i cumuli- spiega- ma per legge non possiamo: è un compito loro, noi facciamo manutenzione. Altrimenti si muoverebbe la Procura». La vita spericolata sull'asse mediano pare dipanarsi sull'eterno confine tra legale e illegale. Metafora di un territorio e di una dimensione esistenziale. Il male di vivere nel gigantesco Bronx dell'hinterland diventa male di guidare. Un'esistenza on the road deprivata di ogni aspettativa romantica, più vicina alle strade del vecchio west. Ma senza alcuna speranza di una corsa all'oro. «Chi abita dalla mie parti conosce bene l'asse mediano- scrive Roberto Saviano nel libro "Napoli assediata"-. Quello che altrove si chiama tangenziale, raccordo, svincolo, da noi è una strada che attraversa l'inferno periferico a nord di Napoli, costruita per coprire cumuli di rifiuti tossici e per rendere più agevole il traffico di merci illegali tra Napoli e il centro Italia. Una strada Killer con decine di morti all'anno per incidenti di varia natura e nelle cui piazzole ci si buca anche a mezzogiorno o vi si scaricano rifiuti di ogni genere». Trasfigurarlo in un topos letterario noir è stato troppo facile.