Niente accordo tra Palazzo San Giacomo e i privati

Sito di compost a Caivano: ennesimo rinvio dell'acquisto

Il Comune valuta anche altre ipotesi
23 agosto 2011 - Fabrizio Geremicca
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

Napoli — «Sul compostaggio avremo tre siti. Il primo, quello di Caivano, già entro il mese». Dodici luglio: l'annuncio del sindaco de Magistris. Ventidue agosto: la trattativa non è stata ancora conclusa. Motivo: palazzo San Giacomo si ritrova a discutere con più di 20 soggetti, tutti cointeressati alla proprietà del sito di compostaggio. Una matrioska che rende particolarmente lunghe e complesse le verifiche da parte della pubblica amministrazione, comprese quelle relative alla certificazione antimafia. La trattativa su Caivano parte da lontano. Già il 3o aprile, infatti, presentarono il progetto l'amministratore delegato di Asia, Daniele Fortini, Paolo Giaco - meli - all'epoca assessore della giunta lervolino - e il vicepresidente dell'Unione industriali di Napoli, Francesco Izzo. Si prevedeva la formazione di una società tra industriali ed Asia per rilevare l'impianto di compostaggio costruito dai privati e per gestirlo nella fase di avviamento. Capacità della struttura: 35 mila tonnellate di frazione organica all'anno. Cifra prevista per l'acquisto: circa 20 milioni di euro. Complici le difficoltà provocate dalla necessità di confrontarsi con una pluralità di soggetti diversi, però, palazzo San Giacomo non esclude adesso soluzioni diverse.«Stiamo valutando l'ipotesi», dice il vicesindaco Tommaso Sodano, «di un avviso pubblico indirizzato agli imprenditori interessati a realizzare un sito di compostaggio entro un raggio di massimo 8o chilometri da Napoli». La metropoli produce ogni anno circa 13o mila tonnellate di umido. Scarti alimentari soprattutto, che marciscono e producono percolato, quando finiscono in discarica, ma che, se trattati adeguatamente, potrebbero diventare compost e fertilizzante. Attualmente la città non ha neppure un sito adeguato a questo scopo ed invia fuori regione, pagando poco meno di 200 euro a tonnellata, quel po' di umido che Asia recupera attraverso la raccolta differenziata. Un costo pesante per i bilanci della società, tutt'altro che floridi. Un esborso che diventerà insostenibile se, come progetta l'amministrazio-ne, aumenteranno i materiali recuperati attraverso l'estensione della raccolta differenziata porta a porta all'intera città. Si parla molto dei termovalorizzatori, in sostanza, ma il punto cruciale sono appunto i siti di compostaggio, senza i quali Napoli non potrà mai voltare pagina. Vero è che la Provincia ha sua volta pubblicato un bando per la costruzione di un sito che trasformerà l'umido in compost nello stabilimento di tritovagliatura di T fino. Dovrebbe essere pronto entro la fine del 2012 e tratterà circa 20 mila tonnellate all'anno. Tuttavia, ad una metropoli che punta a percentuali di differenziata superiori al 50 per cento, occorrono almeno tre impianti di media grandezza di compostaggio.

La scheda

I siti di compostaggio sono capannoni nei quali la parte umida del rifiuto, rivoltata da una pala e insufflata con ossigeno, matura e diventa fertilizzante o materiale utile alla ricomposizione ambientale, ad esempio delle cave. Presupposto, ovviamente, è che il rifiuto umido prodotto da ciascuna abitazione sia raccolto nei contenitori appositi e differenziato. L'umido rappresenta circa il 40% del rifiuto totale prodotto dai cittadini. Se non è lavorato e finisce in discarica, crea problemi perchè marcisce e produce percolato. Napoli non ha impianti di compostaggio.

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