Fogne in mare, è orrore a Pietrarsa

21 agosto 2011 - Mariano Rotondo
Fonte: Roma

Due fogne sversano liquami in mare aperto a Pietrarsa, proprio nell'unico piccolo tratto delle acque della periferia orientale ancora ai limiti della balneabilità e sui almeno per il momento non pende alcun divieto ufficiale. Succede sul litorale al confine tra San Giovanni a Teduccio ed il Comune di Portici, laddove qualcuno osa ancora fare il bagno o addirittura pescare direttamente sullo specchio marino subito accanto alle condotte che scaricano in mare senza alcun filtro da parte dei depuratori. A sollevare per primi la questione della zona ad oriente della città è stato il "Movimento 5 Stelle" di Napoli Est con un dossier fotografico e dei video stanno già denunciando da diversi mesi cosa avviene a pochi passi dalla passeggiata mare del quartiere a levante del capoluogo campano. I cosiddetti "grillini", infatti, si sono interessati del terribile crimine contro l'ambiente chiedendo a gran voce alle istituzioni interessate di fare qualcosa per risolvere la piaga ecologica. Un appello che sino a questo momento è però rimasto inascoltato. Cosa sia realmente accaduto perché le fogne sversassero direttamente in mare non è facile da capire. Ad osservare le due condotte di Pietrarsa, infatti, sembra che qualcuno le abbia rotte, distrutte. Quasi appositamente recise perché il flusso dei liquami finisse in verso gli abissi marini a non molta distanza da quelle "acque morte" di Vigliena, laddove i tuffi e la tintarella sono proibiti da ordinanze a causa dell'altissima concentrazione di colibatteri e colifecali presenti. Ma anche lo scenario di Pietrarsa, tuttavia, non si presenta nell'ultimo periodo in maniera migliore. Anzi l'inquinamento è visibile ad occhio nudo, così come la condotta sotterranea che sfocia tra alcuni scogli "gettando" tra le onde, senza soluzione di continuità, litri e litri di liquami provenienti dagli impianti fognari. Ed è proprio nello specchio marino antistante alla fogna a cielo aperto che il mare si colora di una tonalità terribile, un marrone chiaro che è il giusto mix tra l'azzurro dell'acqua ed il torbido dei liquami metropolitani. Una panorama nauseabondo che si estende a macchia d'olio, nella stessa zona dove pescatori amatoriali e per passione continuano imperterriti ad immergere le loro canne aspettando che abbocchino i pesci accorsi proprio in virtù dei liquami. Non lontano, inoltre, c'è anche chi si tuffa, anche perché nessuno lo proibisce sul serio. E lo fa buttandosi direttamente in quelle acque sporche, torbide, inquinate. Lì dove nessuna pare essersi reso conto della pericolosità di una fogna che avvelena palesemente uno degli spaccati che visivamente sono tra i più belli delle spiagge ai piedi del Vesuvio, uno scenario a metà tra lo stupore per le bellezze naturali e tra lo choc per quello che è invece capace di rovinare la mano assassina dell'uomo ammorbando e uccidendo quella che potrebbe essere un'immensa risorsa per Napoli e per l'intera provincia alle falde del vulcano. Mentre però quella fogna maledetta continua a buttare tutto quanto contiene nel mare di Napoli Est.

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