«Savignano satura, Napoli si muova»

L'allarme: «Le discariche prima o poi si riempiono, dobbiamo lottare ancora tre anni prima di avere un ciclo di smaltimento regolare e con cui si possano evitare improvvise recrudescenze dell'emergenza»
20 agosto 2011 - Mariano Rotondo
Fonte: Roma

«Le ordinanze non potranno andare avanti all'infinito, le discariche prima o poi si riempiono così come è successo con i siti del capoluogo e dell'hinterland. Savignano Irpino, ad esempio, non ha più di diecimila tonnellate di disponibilità, ed in un mese o poco più rischia di essere satura». A lanciare l'ennesimo all'allarme sulla situazione degli impianti per i rifiuti è l'assessore regionale all'Ambiente, Giovanni Romano, che sottolinea: «Al momento lo stato delle cose è migliorato rispetto ai mesi scorsi, tuttavia continuo ad essere preoccupato finché non ci sarà uno scenario ben delineato a riguardo dell'impiantistica e dei siti dove poter sversare senza ricorrere a provvedimenti urgenti». Romano, inoltre, rivolge un appello soprattutto a Napoli, il territorio che ha maggiormente bisogno di ridurre i carichi e di trovare una certa autonomia per esorcizzare lo spettro di una non ancora impossibile recrudescenza della crisi dei cumuli in strada: «A settembre dobbiamo fare quadrare il cerchio - spiega Romano - ed a questo potrebbero essere utilissimi i trasferimenti programmati all'estero ed anche l'estensione della raccolta differenziata porta a porta, ma fin quando tutto questo non sarà realtà c'è sempre da restare in allerta, poiché è sufficiente un piccolo intoppo per complicare nuovamente lo stato della raccolta dell'immondizia, considerando il sistema di smaltimento tuttora fragile e che sarà completo soltanto tra tre anni così come previsto all'interno del nostro Piano rifiuti regionale». C'è ancora da lavorare, insomma, secondo il delegato all'Ambiente di Palazzo Santa Lucia ancora più in allarme dopo aver ricevuto i dati sulle possibilità di conferimento ancora possibili nella discarica avellinese di Savignano Irpino: «Secondo la Provincia resta ancora poco, qualcosa come diecimila tonnellate che è possibile sversare», visti i carichi insomma un mese di autonomia e poco più, così anche Avellino potrebbe tornare in crisi dal punto di vista, delicatissimo, degli invasi. Gli appelli lanciati dal presidente Cosimo Sibilia e dalla sua Giunta, dunque, non sono proprio del tutto infondati e già dopo la seconda delle cinque ordinanze consecutive emanate dal governatore, Stefano Caldoro, dal territorio irpino era appunto arrivato un avvertimento in questo senso. «L'emergenza rischia di trasferirsi da Napoli ad Avellino», è stato più volte urlato dal territorio in seguito ai dispositivi emergenziali emanati da Palazzo Santa Lucia. «Tuttavia - ricorda però Romano - il Tar ci ha dato ancora una volta ragione sull'ultima ordinanza e sta a significare che non c'è stata nessuna imposizione senza senso da parte della Regione, visto che stiamo agendo secondo le disponibilità che abbiamo e nel tentativo di evitare che possano esserci nuove punte di criticità». Per adesso, insomma, l'unico forte appiglio resta quello della discarica di San Tammaro, nel Casertano, che dopo i recenti lavori ha ancora una buona quantità di disponibilità a riguardo dei rifiuti da poter sversare. Ma naturalmente da sola non può essere sufficiente.

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