Black-list: come aggirare la legge e aggiudicarsi le gare
Un salvacondotto chiamato emergenza, parola magica che spalanca portoni altrimenti inaccessibili e cancella d'un botto fedine penali sporche, certificati antimafia macchiati dalle interdittive, dubbi e sospetti di ogni genere. È sufficiente iscriversi all'elenco dei fornitori degli enti pubblici e presentare la propria offerta, con la clausola dell'immediata disponibilità all'esecuzione della prestazione richiesta e voi-là, il gioco è fatto. Tutta la gestione della crisi dei rifiuti è caratterizzata dal ricorso alle procedure straordinarie e da affidamenti diretti a piccole e medie imprese nonostante fossero nella lista nera e sospettate di essere i terminali di organizzazioni camorristiche. Per esempio, è accaduto con il trasferimento dei rifiuti nelle piazzole allestite in provincia di Caserta dalla Protezione civile, tra 112008 e il 2009. L'elenco delle ditte alle quali risultano affidati gli appalti, rigorosamente a trattativa privata, è stato acquisito quasi un anno fa dalla Procura antimafia di Napoli. Quell'elenco contiene anche i nominative delle aziende direttamente riconducibili alla famiglia di Michele Zagaria, il capo dei Casalesi latitante ormai da quasi sedici anni. Vi compaiono la Euroscavi dei fratelli Bianco, che opera a San Tammaro nella discarica Maruzzella (gestita dalla Gisec, la società provinciale di Caserta); la Fontana srl, i cui titolari sono stati più volte coinvolti in indagini sul clan Zagaria; la Euro Truck 2000 di Raffaele Parente, che si occupa di trasporto (soprattutto di rifiuti): il titolare, che nel 2006 ha riottenuto dal Consiglio di Stato la certificazione antimafia, fu gravemente ferito in un agguato subito dopo la scomparsa dì Antonio Bardellino. Il sistema ha funzionato (e continua a funzionare) per il trasporto dell'immondizia accumulata in strada durante le periodiche emergenze ma anche per il trasporto degli scarti di lavorazione del termovalorizzatore di Acerra. L'impresa affidataria del servizio, la Veca Sud, è coinvolta in alcune inchieste sullo smaltimento illegale dei rifiuti; la sua attività è oggetto d'indagine da parte della Dda. Ma per aggirare la legge e i divieti che derivano dall'interdittiva anti-mafia è sufficiente che l'appalto venga suddiviso in più lotti, ciascuno d'importo inferiore ai 150mila euro (50mila se l'ente appaltante ha aderito al protocollo di legalità), soglia al di sotto della quale non è richiesto il nulla osta antimafia della prefettura ma solo la certificazione rilasciata dalla camera di commercio. r.cap.