Caos rifiuti, sacrosanto diritto di non voler aiutare Napoli

Più che emergenza nazionale è una tragica abitudine. E già una volta il nord si è fatto carico dell'emergenza. Non è servito
5 luglio 2011 - Gialuigi Paragone
Fonte: Libero

Berlusconi ha detto che la questione dei rifiuti è una emergenza nazionale. Nazionale? E perché mai? Forse solo perché tutta l'Italia ci perde la faccia, per il resto il problema è tutto napoletano.  In tanti vorrebbero che l'Italia s'accollasse un po' di monnezza partenopea cosicché mal comune diventa mezzo gaudio. Chi ovviamente lancia la campagna "Siamo tutti napoletani" primeggia in ipocrisia nel senso che sa benissimo che a Napoli la questione è tutta politica e non serve a nulla tamponare qua e là. Le immagini di Napoli sommersa dalla spazzatura fanno male a tutti, ma - va ammesso con grande franchezza - non sono una emergenza. Sono una tragica abitudine. Già una volta mezza Italia si prese in carico un pezzo di problema per consentire ai cittadini di respirare, a cosa è servito? A nulla, solo a posticipare quella soluzione che gli amministratori non vogliono o non sono capaci di far digerire. E la soluzione è una sola: costruire e mettere in funzione un impianto di smaltimento di rifiuti.

Termovalorizzatore, inceneritore o quant'altro la tecnologia mette sul mercato, ogni impianto va bene ma va fatto. E pure alla svelta. A Napoli queste strutture non mancano solo che manca sempre un qualcosa per farle girare a pieno regime. Il neo sindaco Luigi De Magistris sostiene che la città deve convertirsi alla raccolta differenziata: va bene, ma la raccolta differenziata non parte dall'oggi al domani nemmeno se i napoletani ci mettessero tutta la buona volontà del mondo. Nel frattempo dunque? Ecco, il "frattempo" è il cruccio di chi amministra sotto il Vesuvio. Perché finora non si è fatto nulla (non mi riferisco solo alla spazzatura), tant'è che i risultati si vedono.

Non ultimo il presidente della Repubblica ha esortato il governo a fare di più. Ora, Napolitano dovrebbe sapere che non esiste in Europa un governo centrale che si debba occupare della raccolta dei rifiuti; accade solo in Italia e purtroppo con eccessiva frequenza. La Lega rivendica (per questioni elettorali e politiche assieme) l'estraneità del Nord rispetto alla questione. Come dire: abbiamo già dato. Di contro i napoletani, De Magistris in testa, rinfacciano al Nord che parte della monnezza napoletana viene da lassù e quindi non possono voltarsi dall'altra parte. Ammettiamo pure che nelle discariche del napoletano sono finiti rifiuti industriali lombardi e veneti (cosa che non faccio fatica ad ammettere, ma replico anche che le cose illegali si fanno laddove i cittadini chiudono non uno ma entrambi gli occhi. Perché i rifiuti velenosi lombardi non sono stati scaricati in Lombardia?

Semplice, perché in Lombardia non appena la gente perbene avesse scoperto una cosa del genere avrebbe fatto i picchetti di notte e di giorno fino a far saltare il banco di furbetti e delinquenti), ammesso questo - dicevamo - resta il fatto che per strada non ci sono i rifiuti industriali ma il pattume ordinario più altro rifiuto domestico come ad esempio stendini, televisori, materassi e tanto altro giusto per capirci. Allora domando: che c'entrano le altre Regioni? Perché mai dovrebbe scattare una gara di solidarietà? Cosa c'è di eccezionale, di quale sciagura è vittima la città? Nessuna, i rifiuti si accumulano per un concorso di cause che sono tutte interne alla città. Di razzistico non vi è alcunché come dimostra il fatto che il Centro come il Nord (e così come importanti regioni del Sud) non ne vogliono sapere di dividersi la monnezza napoletana. Sono tutti razzisti? Certo che no. E non basta farsi fotografare da Olivero Toscani con un sacchetto di rifiuti in mano per sensibilizzare qualcuno. I cittadini qualunque quando scendono in strada col sacchetto in mano per buttarlo nell'apposito contenitore non hanno bisogno di paparazzi per immortalare quel momento. Lo fanno in quanto è una abitudine.

Vengo così alla morale della storia. Proprio nel 150esimo dell'Unità d'Italia sarebbe stato sacrosanto pretendere che la questione meridionale fosse seriamente discussa così da cancellare ogni stupidaggine che finora ha impedito al Sud di uscire dalle secche. Non è col piagnisteo del Sud poverino che il Mezzogiorno si riscatta, e non è nemmeno sollevando Napoli dalle sue stesse responsabilità che la città torna a respirare: il capoluogo campano non ha più nulla di ordinario, vive nella eccezionalità da decenni e questo affardella tutto il Sud e l'Italia. Così non può durare. Non si può pensare che i camorristi o i mafiosi debbano essere isolati nelle carceri del Centro e del Nord; che i rifiuti vadano sparpagliati qua e là; che le regole urbanistiche sono un optional e tanto altro ancora. Gli italiani (leghisti annessi) amano il Sud e hanno grandi simpatie per Napoli, tuttavia la simpatia non è un rimedio per guarirne i mali.

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