Dal Ce4 al Consorzio unico: ecco la macchina «acchiappaconsensi»
Dal Ce4 al consorzio unico, il calderone che tutto contiene e che tutto racconta, camera di compensazione dei grandi affari regionali dove il punto dì riequilibrio è fissato dalla quantità di immondizia che si accumula nelle strade: più ce n'è, più c'è da trattare e da ottenere, che si tratti di appalti odi pacchetti di voti. Dieci anni di storia nera, un'inchiesta suddivisa in più filoni che la ricostruisce sin nei suoi più oscuri ripostigli e che sinora ha portato a decine di arresti, altrettante condanne, all'anticamera della crisi di governo, al ridimensionamento politico del coordinatore regionale del Pdl, ad altri fascicoli d'inchiesta ancora in corso di sviluppo. Ma è nello scheletro dei consorzi che si trova il Dna dello scambio rifiuti-voti. A partire dal Ce4, la struttura di bacino che operava sul litorale domiziano e che ha fatto da battistrada alla nascita di Impregeco, l'altro consorzio (sovraprovinciale) per il quale Nicola Co-semino, ex sottosegretario all'Economia, è sotto processo con l'accusa di concorso esterno nell' associazione mafiosa. Raccontano gli atti d'indagine che il Ce4 utilizzava quale braccio operativo la società Ecoquattro dei fratelli Sergio e Michele Orsi, il secondo vittima eccellente della strategia stragista del clan dei Casalesi. Ecoquattro provvedeva alla raccolta dei rifiuti ma anche alle assunzioni clientelari, il carburante che faceva camminare celermente la macchina elettorale. Nella primavera del 2004, alla vigilia delle elezioni amministrative, diventò il più importante serbatoio di voti del comprensorio. Hanno documentato le intercettazioni telefoniche, le perquisizioni e gli stessi fratelli Orsi che a loro si rivolgevano tutti, masoprattutto i parlamentari del Pdl: Mario Landolfi, ex ministro delle Comuni-cazioni e, soprattutto, Nicola Cosentino. Il quale ha ammesso di aver chiesto davvero alcune assunzioni, ma solo per figure professionali assai marginali: netturbini o giù di lì. Altri contratti riguardavano i ruoli amministrativi e contabili, meglio retribuiti: a tempo determinato e tutti concentrati in prossimità del voto. Erano già stati tutti arrestati, molti anche processati e condannati, quando l'operazione è stata ripetuta. Era la primavera del 2010, il teatro dello scambio ancora il consorzio dei rifiuti, ormai unificato. Quattro perquisizioni, blitz a seggi ancora aperti: c'era da verificare se è vero ciò che avevano raccontato alcuni esposti anonimi che avevano accompagnato la candidatura a Vitulazio, piccolo comune della provincia di Caserta, di Michela Pontillo, moglie di Antonio Scialdone, direttore del consorzio e «socio giovane» di Nicola Ferraro, ex consigliere regionale dell'Udeur arrestato lo scorso anno per concorso esterno nell'associazione mafiosa, nella società Ecocampania, che era stata la più forte concorrente di Ecoquattro. Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista, aveva denunciato che, durante la campagna elettorale, Scialdone aveva firmato promozioni e, in altri casi, fatto pressioni su alcuni lavoratori del consorzio al solo scopo di ottenere voti per la moglie. Lui e la moglie si erano difesi smentendo tutto. ll nome di Anta -nio Scialdone compare già nel processo a carico di Cosentino e in altre inchieste sul ciclo dei rifiuti e sulla bonifica degli argini dei Regi Lagni, a partire da quella sulla Recam, società regionale. L'assunzione nelle società provinciali che gestiscono il ciclo dei rifiuti è stato la merce di scambio nelle ultimissime elezioni amministrative. In provincia di Caserta, per esempio, dove sono state segnalate delle anomalie in relazione all'assorbimento dei dipendenti del Consorzio dei rifiuti nella Gisec, questione che è stata oggetto anche di esame a San Macuto, nel corso dell'audizione del prefetto Biagio Giliberti presso la commissione d'inchiesta sulle ecomafie. A Napoli sarebbe accaduta la stessa cosa: promesse clientelari ma anche azioni pilotate dalla camorra con l'obiettivo, tutt'altro che nascosto, di conservare il controllo del comparto e mettere le mani sui finanziamenti straordinarilegati all'eterna emergenza.