Voti e tangenti, le accuse di manager e «pentiti»
C'è una intercettazione telefonica finita agli atti dell'inchiesta sugli appalti per la raccolta dei rifiuti a Napoli. Un uomo e una donna litigano al telefono, parlano di fatti privati, poi alla fine lui non ne può più e alza la voce: «Hai avuto uno stipendio senza fare niente, ma anche case e automobili...». Lei, dall'altra parte non batte ciglio, sembra confermare con un silenzio esplicito. Intercettazione finita dinanzi Riesame dove si discute la richiesta di revoca di misura cautelare a carico di manager e uomini d'affari per anni impegnati nel sistema della raccolta rifiuti nell'area metropolitana. Indagini su un gruppo di aziende private, per anni orbitanti nel sistema Asia, la municipalizzata del Comune che cura la raccolta rifiuti e che macina appalti con soggetti privati. Parole al telefono, la donna viene ascoltata come testimone e conferma: (Si, è vero, ho preso stipendi senza lavorare, ma solo per tre mesi, niente auto o case regalate, però». Indagine alla curva che conta, dunque, dopo gli arresti di Giovanni Faggiano e i domi-ciliari per Corrado Cigliano (rispettivamente amministratore e direttore in Enerambiente), l'attenzione è tutta per il Riesame. Domani tocca a Faggiano, in uno scenario investigativo che si è via via arricchito. Dalla fine dello scorso anno c'è una pista battuta dagli inquirenti: quella delle tangenti versate da ditte private a un collettore in grado di distribui - re soldi a politici e amministratori. In cambio, la certezza di poter rimanere sul mercato, con la proroga di contratti di lavoro con Asia. Un sistema messo a fuoco da due manager per anni a capo di ditte di volta in volta collegate con Enerambiente: agli atti, le accuse di Salvatore Fiorito (ex Davideco) e di Girolamo Scuteri, due manger che per anni avrebbero versato soldi ai propri interlocutori pur di vedere confermato il flusso di commesse pubbliche. Le loro dichiarazioni sono tra gli allegati della misura cautelare spiccata lo scorso luglio a carico di Cigliano e Faggiano. Indagine coordinata dal procuratore aggiunto Gianni Melillo, al lavoro il pool formato dai pm Dani - lo De Simone, Giuseppe Noviello, Luigi Santulli, Maria Sepe, Paolo Sirleo. In campo due forze di pg, la Digos del vicequestore Filippo Buonfiglio e la Finanza del colonnello Nicola Altiero, al setaccio passaggi amministrativi, fatture, documenti contabili. Poi il racconto degli ex manager. Dopo Fiorito, la versione di Scuteri: «Ero costretto a pagare, a versare soldi, dalle 15 alle 20mila euro mensili, ma anche ad assumere personale indicato in apposite liste formate sulla base di indicazioni preferenziali provenienti da dirigenti ed amministratori della stazione appaltante e da sponsor politici». Denaro, assunzioni, impegni elettorali. Vengono sentiti anche i manager di Asia, che non esitano a rimarcare dinanzi ai pm, l'esistenza di qualcosa di anomalo. E il caso di Daniele Fortini, ad Asia, sentito in questa storia come potenziale teste d'accusa: (Al momento della mia entrata in azienda, ho ritenuto assolutamente anomalo e sproporzionato il contratto con Enerambiente». Parole chiare, che pongono l'accento proprio sul cuore dell'inchiesta condotta dalla Procura di Giovandomenica Lepore: la triangolazione offerta da Enerambiente tra la municipalizzata e le altre aziende satellite. Un rapporto «anomalo e sproporzionato» secondo Fortini. E non mancano dati numerici, come quelli fomiti da Prandin, responsabile contabile di Enerambiente, in cui si punta l'indice contro Faggiano: ha emesso fatture per oltre 4 milioni di euro verso alcuni clienti (Commissariato emergenza smaltimento rifiuti regione Calabria, Comune di Ostuni, Asia Napoli) per prestazioni mai eseguite». Difeso dai penalisti Agostino De Caro e Stefano Montone, Faggiano si dice pronto a dimostrare la propria estraneità alle accuse (stessa linea difensiva di Cigliano, difeso dal penalista Valerio De Martino), in uno scenario investigativo che ora attende riscontri su conti correnti e versamenti. Dati concreti a sostegno delle accuse di manager e testimoni. II prospetto «Trovate fatture per quattro milioni di euro per lavori mai eseguiti»