II flop Nell'area occupata da rifiuti e baracche si dovevano realizzare dei giardini

Ospedale con vista discarica una bidonville oltre il muro

Via della Marinella, dal parco fantasma all'allarme infezioni
7 agosto 2011 - AnnaMaria Asprone
Fonte: Il Mattino

Ospedale con vista sulla bidonville. Un agglomerato di baracche, dove vivono o meglio sopravvivono, rom, extracomunitari, nomadi e africani. È la Mari-nella. Nei progetti avrebbe dovuto essere un parco comunale, Glà a partire dagli anni Novanta. Oggi è solo un inferno, che sorge e prospera nel degrado più assoluto, quasi a ridosso del Loreto Mare, uno degli ospedali e dei pronto soccorso più attrezzati e rinomati in città. Ma i malati e i loro familiari, affacciandosi alle finestre dell' ospedale invece di vedere come era nei progetti, una bella macchia di verde, guardano sconsolati quelle catapecchie costruite alla meglio tra cataste di pesce ormai putrido, lasciato a marcire tra cassette di polistirolo. Del panorama fanno parte anche pneumatici, gabinetti, scarpe bucate e spaiate e gli immancabili elettrodomestici dismessi e sfondati. Un vero inferno. Ma, è proprio là che vivono e «fanno la spesa» i disperati della Marinella. Prendono la «mazzamma» buttata via dai venditori del mercato ittico, alle spalle di via Marina, quasi dietro l'ex Collocamento, e poi la cucinano con l'acqua «erogata» da un rivolo d'acqua, creato dalle perdite dei tubi della rete idrica. E una Napoli segreta, che continua a vivere, nascosta in pieno centro. Invece delle aiuole previste nei progetti ci sono le pozzanghere dove galleggiano dozzine di preservativi usati. Quella che avrebbe dovuto essere un'area verde attrezzata è invece rimasto il regno dei trans che si appartano qui con i loro clienti. Sicuri della loro privacy, perché sono «protetti» dal muro invalicabile degli effluvi nauseabondi che fanno da barriera invalicabile *** per guardoni e curiosi. L'ultima frontiera della Mari nella. Eppure quel parco comunale era stato tanto agognato sia dai residenti che dalla stessa Municipalità, sin dai primi anni novanta. Era stato redatto persino un progetto. Il terreno apparteneva ed è ancora nelle disponibilità del Demanio che da tempo lo ha messo nell'elenco dei beni alienabili, ma il Comune sembra non abbia più i soldi per comprarlo, anche se già dall'anno scorso c'erano diversi milioni di euro stanziati per realizzare quel piccolo polmone di verde a due passi da via Marina. Archiviato il progetto, dunque ora resta solo l'incubo di quella «terra di nessuno», già da tempo sotto sequestro per insalubrità. Collettori fognari a cielo aperto, montagne di monnezza di ogni genere, baracche più malandate di qualsiasi bidonville. Dentro ci vive la più varia umanità: emigranti e nomadi. ln due settori separati rom e rumeni hanno costruito quelle che, solo loro possono definire case, a ridosso dell'inferriata della strada interna del porto. Gli africani hanno appoggiato le loro catapecchie al muro del palazzone che ospita, e sembra proprio una beffa, l'Ufficio Immigrazione della Prefettura. C'è gente di ogni età, soprattutto bambini che come scuola hanno solo il fango in cui sguazzano mentre si rincorrono tra i cespugli incolti. Con polizia e vigili giocano da anni a guardie e ladri. La maggior parte sono sgomberati soprattutto da Ponticelli. Le autorità non fanno nemmeno in tempo a disporre ed eseguire l'abbattimento di quelle baracche che dopo poco rispuntano come funghi. Un disagio nel disagio: questa è la storia vera della Mannella. Eppure, già da anni, le passate Municipalità avevano lanciato l'allarme sulle condizioni di invivibilità della Marinella. «La verità è che neppure ai nomadi piace vivere nei rifiuti» dice Gianfranco Wurzburger, ex assessore della Municipalità ora nella segreteria regionale del Pd, e poi rincara la dose: «E scandaloso e pericoloso che ci sia gente che vive ancora in quelle condizioni. Bisognerebbe recuperare uno spazio importante per dare un polmone verde a questa zona di Napoli e consentire una vita dignitosa a tutti», Sogni?.

Powered by PhPeace 2.6.4