Alga tossica, ora è rivolta a Posillipo
È rivolta a Posillipo control'allarme alga tossica lanciato dal Comune. Sia i gestori dei lidi balneari che gli stessi responsabili del parco della Gaiola attaccano Palazzo San Giacomo. Secondo esperti e imprenditori, l'attenzione data al problema non solo è inutile, ma è anche dannosa per l'economia della zona, che d'estate vive soprattutto della risorsa mare. «Chi come noi - afferma il presidente regionale del Sindacato dei Balneatori Mano Mona, nonchè amministratore dello storico lido situato proprio a Posillipo "Bagno Elena" - vive il mare da sempre sa quando c'è da preoccuparsi per l'inquinamento e invece quando ci sono situazioni frutto di eventi straordianri come una pioggia estremamente abbondante. Il mare di Posillipo è pulito e balneabile da anni anche se questa storia ci ha pesantemente danneggiati sia dal punto di vista economico che di immagine turistica. Spero non accada più». È un «allarme ingiustificato», perchè «alla Gaiola esiste già il divieto assoluto di pesca subacquea di qualsiasi specie ittica». Lo dichiara il Centro studi interdisciplinari Gaiola, la onlus che gestisce il centro di ricerca e divulgazione del parco sommerso di Gaiola, per conto della Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei che ne è l'ente gestore. Nell'ordinanza sindacale, spiega il presidente, Maurizio Simeone, «bisognava riportare che qui vige già il divieto totale di pesca, in base a un decreto interministeriale, l'appello inutile del Comune a non pescare cozze e ricci sta, quindi, generando grande confusione tra i bagnanti, nonchè grosse difficoltà di gestione e controllo al personale del Parco e alle forze dell'ordine, quotidianamente impegnati a far rispettare la normativa vigente all'interno dell'area». Il parco della Gaiola è stato recuperato dopo 30 anni di totale abbandono, ed è riqualificato con una bonifica totale dei fondali: «Facciamo analisi quotidianamente, organizziamo attività per i bambini, non si può rovinare tutto questo lavoro per poca chiarezza nell'informazione», sottolinea il responsabile del Csi Gaiola. La pesca delle cozze, in particolar modo, «è una battaglia che facciamo da anni - aggiunge Simeone - perchè il grattaggio avviene su piattaforme che, per la maggior parte, sono strutture archeologiche sommerse. Togliendo la copertura delle cozze, che cementifica la struttura delle mura, queste diventano più vulnerabili alle intemperie». Il problema, sottolinea, riguarda anche Nisida che fa parte del Parco regionale dei Campi Flegrei e dove la pesca è vincolata. La pesca subacquea nell'area della Gaiola, specifica Simeone, è «un illecito penale gravissimo, mentre sta passando il messaggio che non è possibile farlo solo per la presenza di quest'alga, che tra l'altro rappresenta un allarmismo ingiustificato soprattutto quando, come oggi, non c'è vento e il mare è calmo», condizioni metereologiche che hanno permesso ai bagnanti di usufruire del tratto di costa senza problemi. L'ordinanza raccomanda, inoltre, ai cittadini di non esporsi sulla battigia nei siti interessati dal fenomeno, in presenza di condizioni climatiche avverse, come vento forte e mare mosso, che possono spingere l'alga verso la costa e di evitare di immergersi in acqua là dove è visibile la presenza dell'Ostreopsis ovata, riconoscibile dall'addensamento di chiazze giallastre. Simeone dichiara comunque che «non è stato riscontrato assolutamente alcun caso di correlazione tra la presenza dell'alga e di sintomi tra la popolazione. Il problema principale è l'inalazione e l'ingestione di animali che concentrano questa microalga, che oltretutto non è quella immortalata da alcune foto apparse sui giornali. In alcune regioni d'Italia si sono verificati fenomeni di intossicazione, quindi l'ordinanza è un modo per avere le spalle coperte. Avvertire la popolazione del rischio sanitario è utile e indispensabile, ma non è stato riscontrato nessun caso qui in Campania, è un'ordinanza che viene emessa ogni anno in occasione di una concentrazione maggiore di questa alga tossica».