Inceneritore, per i camici bianchi troppi rischi
ACERRA - Che l'inceneritore di Acerra sia un impianto che divide, lo si è capito sin dalla sua realizzazione. Giunge, infatti, un'altra bocciatura per l'impianto di località Pantano. Questa volta le perplessità sono state espresse nel corso di una conferenza indetta da Isde, medici per l'ambiente di Napoli, mettendo a confronto la situazione campana con altre realtà della penisola, come il Veneto. In particolare, per quanto riguarda la questione inceneritori, è emersa la presa di posizione netta dell'oncologo e tossicologo del Pascale, Antonio Marfella (nella foto), da sempre critico verso l'attuale gestione campana del ciclo dei rifiuti. Intervenendo alla conferenza, si è soffermato sull'unico termovalorizzatore campano. "Il solo impianto di Acerra equivale, come portata, al triplo dei tre inceneritori operanti in Veneto, ovviamente distribuiti sull'intero territorio regionale - ha notato il dottor Marfella - sulla base di quello che accade in Veneto, considerando il volume di soli rifiuti urbani prodotto, si deve concludere che in Campania non servono altri inceneritori'. Peccato, però, che la regione Campania ha appena vinto il ricorso al Tar contro l'ente guidato da de Magistris per la realizzazione dell'inceneritore di Napoli est. "In questo modo, in un raggio di soli 9 chilometri intorno a Napoli - ha aggiunto l'oncologo - si incenerirebbe una mole di rifiuti pari a quella che in Veneto potrebbe essere smaltita in 15 inceneritori, con un conseguente danno sanitario che va a colpire i territori metropolitani più inquinati di Italia". Presa di posizione puramente ideologica? Sarà. Ma sta di fatto che i medici del-l'Isde continuano a tenere alta la guardia, anche alla luce del gravissimo danno di salute causato a Forlì dall'incenerimento di 60mila tonnellate l'anno, circa un decimo dell'inceneritore di Acerra. Senza dimenticare le polemiche, quasi quotidiane, lanciate dalle associazioni ambientaliste acerrane riguardo alle presunte emissioni velenose prodotte dall'impianto, come sembrerebbero indicare i dati preoccupanti delle tre centraline Arpac sistemate nel perimetro dell'impianto. A ciò va aggiunto che l'osservatorio sull'inceneritore promesso ai cittadini dal governo ha di fatto smesso di funzionare a dicembre 2010.