LA BATTAGLIA PI SALERNO
Vorrei raccontare una storia dell'ingarbugliata vicenda dei rifiuti in Campania, che non ha avuto finora l'attenzione che meritava: la mancata costruzione del termovalorizzatore di Salerno. Se fosse già entrato in funzione, questa ennesima crisi dei rifiuti sicuramente sarebbe stata meno grave. Veniamo ai fatti. Nel gennaio del 2oo8, mentre in tutto il mondo gira l'immagine di Napoli e del suo hinterland con montagne di rifiuti in mezzo alle strade, il governo Prodi si orienta su un secondo termovalorizzatore da ubicare a Salerno, su pressanti insistenze del sindaco. Vincenzo De Luca, da strenuo oppositore di discariche e inceneritori fino a qualche mese prima, quando non aprirle o non farli nuoceva alla credibilità del suo nemico Bassolino, decide per un suo diverso posizionamento: farsi carico di problemi non risolti da altri, contrapponendo all'immagine infernale di Napoli quella paradisiaca di Salerno con un'alta raccolta differenziata e un termovalorizzatore da costruire nel suo territorio. Un cambio di strategia repentino, tipico di coloro che in politica non avvertono minimamente la necessità di dimostrare la bontà delle nuove posizioni o di giustificare quelle precedenti. La nuova posizione trova rapido accoglimento nel disperato governo Prodi: De Luca diventa interlocutore privilegiato di Letta (il giovane) e di Bersani (ministro dell'Industria). Sullo sfondo la candidatura a presidente della Regione nel dopo Bassolino. H i6 gennaio 2008 viene nominato commissario governativo per la realizzazione del secondo termovalorizzatore della Campania: la lotta strenua da lui fatta fino a qualche giorno prima contro i commissariamenti sui rifiuti viene accantonata. De Luca si mette all'opera e individua l'area dove realizzarlo; con astuzia viene scelta una zona a ridosso dei comuni confinanti a sud e a est con la città, Cupa Si-glia: se l'inceneritore porrà dei problemi alle popolazioni, saranno quelle confinanti con Salerno a soffrirne e non i suoi concittadini. Il sindaco nomina il suo staff, comincia gli espropri, avvia la gara d'appalto, vola in America a incontrare il grande architetto Franck O. Gehry, ideatore del Guggenheim di Bilbao: anche per la monnezza ci vuole un archistar. Diventa un protagonista di numerose trasmissioni televisive: l'Italia vede in lui una radicale alternativa al disastro napoletano. La prima gara, però, va deserta. Per un'opera di ben 20o milioni di euro non si presenta nessuna impresa. Perché avviene ciò? Semplicemente perché le condizioni poste dal sindaco sono contrarie a qualsiasi logica di mercato: nel bando viene richiesto alle imprese di versare 32 milioni all'ente appaltante; in altri termini, chi vince la gara deve fornire al Comune di Salerno i soldi che non ha per acquisire un cospicuo pacchetto di azioni così da controllarne la gestione. Un'idea geniale da introdurre in tutti i testi di economia (della sfacciataggine), così innovativa che non trova nessuna ditta disposta ad apprezzarla. Insomma, per la presunzione del sindaco di Salerno di sfidare le regole del mercato degli appalti (e del senso comune) si perdono mesi preziosi e si è costretti a ricominciare daccapo. Ma anche la seconda gara non produce effetti: una sola associazione temporanea di imprese si qualifica e la sua offerta non viene giudicata tecnicamente valida. Si tratta della ditta De Vizia di Avellino e della ditta Lombardi, di proprietà del presidente della Salernitana calcio, che per ragioni diverse non godono delle simpatie del sindaco: la De Vizia da sempre vicina al sistema demitiano, Lombardi in guerra permanente e pubblica con De Luca dopo anni di amoroso idillio. Sta di fatto che per ragioni tecniche anche con il secondo appalto si fa un buco nell'acqua, e Lombardi chiede un risarcimento di 8o milioni al Comune di Salerno. Dall'America si fa sentire anche il grande Gehry, contattato mesi prima per progettare l'opera: «Mi hanno convocato, hanno chiamato i fotografi per annunciare che avrei progettato io il termovalorizzatore e poi più nulla. Si sono fatti pubblicità usando il mio nome». Nel frattempo il consiglio regionale della Campania vota una (sciagurata) legge che delega le Province in materia dei rifiuti e il nuovo presidente di quella di Salerno, Cirielli, rivendica la titolarità per la costruzione dell'incenerito-re non ancora avviato da De Luca. Lo scontro si protrae per mesi con reciproche accuse: De Luca sostiene che se la competenza passa alla Provincia sarà la camorra a beneficiarne, Cirielli risponde che De Luca ha sperperato milioni di euro senza neanche avviare l'appalto e manda le carte alla magistratura. A questo punto lo scontro si trasferisce a Roma: nell'ennesimo decreto-legge in materia, Berlusconi sta per ufficializzare il passaggio dei poteri commissariali a Cirielli, ma la Carfagna vuole che tali poteri restino nelle mani del sindaco non fidandosi di Cirielli e temendo l'influenza su Salerno (tramite lui) di Cosentino. La ministra continua così una lunga tradizione di sostegno a De Luca degli esponenti del centrodestra. Si assiste addirittura a un colpo di scena inedito nella storia delle relazioni istituzionali tra maggioranza e opposizione in Italia. Il segretario nazionale del Pd, Bersani, si presenta a Palazzo Chigi durante la seduta del consiglio dei ministri e difende con foga le ragioni di De Luca: lasciare la costruzione dell'incenerito-re in mano alla Provincia vuol dire favorire la camorra e i Casalesi. Possibile che la questione meriti una «cacciata» del genere da parte del segretario del Pd?' Non ci sarebbero questioni ben più importanti per le quali salire le scale di Palazzo Chigi e protestare con il governo? Un tale interessamento di Bersani dimostra il ruolo che De Luca ha assunto nelle correnti interne al Pd e l'interesse per gli inceneritori (e per le ditte che li costruiscono) nella politica del Pd. Si arriva a un compromesso: i poteri passano al presidente della Regione Caldoro, il quale a sua volta può delegarli. E, infatti, li delegherà a Cirielli. Apriti cielo: De Luca per ripicca prende una decisione che ha dell'incredibile: trasforma in zona artigianale l'area che lui stesso aveva destinato alla costruzione dell'inceneritore, dicendo che se l'inceneritore lo costruisce lui quell'area va bene, se lo costruisce la Provincia quell'area non è più disponibile e sicuramente l'appalto sarà pilotato dalla camorra. In altri termini, o l'inceneritore lo faccio io o non si fa; o De Luca o camorra. Cirielli, intanto, va avanti e a giugno 2011 aggiudica provvisoriamente (e l'altro ieri in via definitiva) la realizzazione del termovalorizzatore ad una associazione di imprese al cui interno c'è la ditta Rainone. I consiglieri regionali del Pd, Gabriele e Marciano, gridano allo scandalo: tale ditta è imparentata con Gambino arrestato nei giorni scorsi per rapporti con la camorra. Ergo, se Rainone è parente di Gambino il teorema di De Luca è confermato: il termovalorizzatore sarà costruito da ditte «sospette» di legami con i camorristi. Il sindaco, però, si guarda bene dal dirlo: la ditta Rainone è, infatti, la stessa che sta costruendo numerose opere in città, tra cui il centro commerciale nelle ex Mcm di Lettieri (di cui ha acquisito una quota), ha addirittura realizzato l'impianto di compostaggio di cui De Luca mena *** gran vanto, soprattutto sta realizzando il cosiddetto Crescent e piazza Libertà, quella piazza che ospiterà le sue ceneri (cosa già pubblicamente annunciata) e che dovrà essere più grande, anche di un solo centimetro, di piazza Plebiscito della odiata Napoli. Conclusione. A tre anni e mezzo dalla decisione di realizzare un secondo termovalorizzatore a Salerno, l'opera non solo non è partita; pur essendoci stata un'assegnazione della gara manca il suolo su cui realizzarla, in quanto il comune ha destinato ad altro uso il luogo che esso stesso aveva scelto e in parte espropriato per tale funzione. Anche l'efficientissimo sindaco di Salerno ha fallito nel dare una mano a un problema collettivo della Campania. La mancata realizzazione del secondo termovalorizzatore è un suo precipuo insuccesso. In procura ora ci sono due esposti, uno del sindaco di Salerno contro il presidente della Provincia e uno di Cirielli contro De Luca. I due si somigliano ma non si pigliano. Dimostrano, in effetti, quanto siano simili nelle loro concezioni della politica un ex comunista e un ex carabiniere. L'ex comunista crede che i suoi fini coincidano con quelli della Storia e che non deve mai rispondere dei mezzi usati per piegarla ai suoi interessi. La coerenza è una stupidaggine se blocca l'avanzamento delle proprie strategie, che sempre coincidono con il bene generale. L'ex carabiniere è maestro nell'assedio all'avversario, non importa se interno o esterno al suo partito. Unica valutazione accettata per valutare le persone è «chi non è con me è contro di me» (concezione pienamente condivisa con De Luca). E capace di applicare spietatamente le tattiche militari al confronto politico. Le istituzioni sono piegate a una logica di guerra, non servono per amministrare ma per vincere le battaglie contro i nemici.