Uomini politici e apparati istituzionali a braccetto con i camorristi per gestire il Ce4 e lo smaltimento

Ecoquattro nella lobby di rifiuti e camorra

Le indagini della Dda e le confessioni di Michele Orsi: ecco chi «faceva girare» i soldi degli appalti
2 giugno 2008 - Rosaria Capacchione
Fonte: Il Mattino Caserta

Agguato di Camorra: ucciso superteste sui rifiuti Un patto diabolico. Alleanze a tutto campo, dalla politica alla camorra, da segmenti delle istituzioni a piccoli cialtroni specialisti in clientele. Questo c’era nel piatto della Dda di Napoli, un anno fa, quando Michele Orsi fu arrestato assieme al fratello Sergio. Era accusato, il «signore dei rifiuti», lo stratega degli appalti con il commissariato di governo, di truffa aggravata e favoreggiamento del clan dei Casalesi. Ma quando, detenuto, fu interrogato, si difese. Era un anno fa, dopo il rigetto del Riesame che gli aveva negato la libertà. Il fratello Sergio lo seguì a ruota ma non tutto, ancora, avevano raccontato: altre inchieste sono in corso, e la loro testimonianza sarebbe stato il pezzo forte dell’udienza preliminare che si terrà il 17 giugno, a Napoli, dinanzi al giudice Enrico Campoli. Michele Orsi parlò a lungo. Una parte dei suoi interrogatori è contenuta negli atti dell’inchiesta, secondo troncone di quella dell’aprile dello scorso anno, che portò all’arresto del presidente del consorzio Ce4, Giuseppe Valente, di alcuni consiglieri comunali di Mondragone e di un paio di camorristi. Consorzio del quale, come per tutti gli altri di Napoli e Caserta, il sottosegretario Guido Bertolso ieri ha nuovamente sollecitato lo scioglimento, per spezzare la catena di collusioni tra imprenditori e camorra. Tra gli indagati comparivano il sindaco del piccolo comune rivierasco, Ugo Conte, e il deputato di An Mario Landolfi. Orsi raccontò delle tangenti pagate alla camorra e ai politici. E di una cena nel ristorante Italo, a Formia, al quale parteciparono proprio tutti: i camorristi del clan La Torre e il sindaco di Mondragone, Ugo Conte. Una riunione, all’ordine del giorno della quale c’era il contratto tra Ecoquattro e il Ce4. L’appalto fu «cucito su misura» dal consorzio Ce4, a vantaggio di Orsi, in cambio di una tangente di 30 milioni di lire (poi diventati 15mila euro) al mese. Inquietante lo scenario ricostruito nell’ordinanza del gip Alessandro Buccino Grimaldi, che riportata interi passi dei verbali d’interrogatorio dei fratelli Orsi: le pressioni della ditta concorrente, la Ecocampania di Nicola Ferraro, per aggiudicarsi dal Ce4 lo stesso appalto. E dell’intervento di Peppino Valente che aveva «sventato» la segnalazione di Gennaro Coronella (leader provinciale di An). L’ordinanza cautelare racconta anche della lobby, della struttura parallela che controllava il Comune di Mondragone, il consorzio Ce4, il consenso elettorale, il mercato del lavoro. Un clan allargato, fu definito, che vedeva seduti allo stesso tavolo camorristi di lungo corso, imprenditori in odor di mafia, politici di primo, secondo e terzo piano. Il provvedimento era la sintesi di un’inchiesta durata oltre due anni e che ha riguardato soprattutto la gestione del consorzio Ce4 e della Ecoquattro dei fratelli Orsi ma che si è intersecata con gli affari comunali e con le beghe tra i partiti. Il giocattolo si era rotto in primavera. La macchina da soldi, la fabbrica di appalti-favori-tangenti, si era inceppata, travolgendo chi era stato nella cabina di regia: presidente e amministratore del consorzio Ce4, il direttore generale del braccio operativo della ditta, cioè l’Ecoquattro, i manutengoli di camorra che sul sistema dei rifiuti hanno lucrato per anni. Sullo sfondo, il ruolo ambiguo dei Comuni, di pubblici amministratori che avevano partecipato e deciso con gli altri chi doveva controllare quel sistema, di pezzi di apparati istituzionali - come il commissariato di governo, la prefettura, il gruppo antimafia che rilasciava le certificazioni. Poi la svolta, con le confessioni di Orsi. Che non aveva ancora finito di parlare.

 

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