IL VESUVIANO Comuni contro l'emergenza
NOLA - Tutto nero su bianco: è nata ufficialmente la zona rossa dei rifiuti. Una svolta nella gestione del ciclo integrato di rifiuti alle falde del Vesuvio. Si tratta di 270mila tonnellate di rifiuti, quelle prodotte ogni anno dai 572.855 abitanti della zona che dovranno essere gestite' completamente dagli enti locali. Impianti compesi. Un percorso lungo e tortuoso durato intere settimane che alla fine ha portato alla sigla dell'accordo. Cancellazione del rischio emergenza rifiuti, abbattimento dei costi di smaltimento, lavoro e tutela dell'ambiente. Sono queste le principali opportunità offerte dalla realizzazione sul territorio dei comuni del Parco Nazionale del Vesuvio di una filiera industriale di impianti di trattamento e smaltimento di rifiuti urbani. I tecnici che hanno redatto il piano di gestione dei rifiuti prodotti dai 19 comuni hanno ipotizzato che i sei impianti da costruire potrebbero trattare circa il 70% dei rifiuti raccolti in maniera differenziata. Al raggiungimento di tale obiettivo contribuirebbero gli impianti di Massa di Somma, Ercolano e Somma Vesuviana per il trattamento della frazione organica, del compostaggio del verde, dei materiali inerti; quello di Ottaviano per il multimateriale da raccolta differenziata, i rifiuti elettronici e gli ingombranti; Cercola per il vetro. All'impianto di Torre del Greco invece andrebbe tutto l'indifferenziato raccolto dai 19 Comuni. Stando ai calcoli effettuati dai tecnici, soltanto una parte di questo, approssimativamente il 20%, finirebbe poi negli inceneritori. Il resto verrebbe ulteriormente recuperato. In questo caso una popolazione di quasi 600.000 persone differenzierebbe circa il 70% dei rifiuti, portando agli impianti fmali, gli inceneritori, soltanto una minima parte. Un piano quindi che si basa sulla raccolta differenziata spinta e sulla costruzione di impianti intermedi in grado di trattarla. Sin dalle prime battute il piano dei sindaci ha immediatamente ricevuto l'approvazione dei comitati cittadini sorti all'indomani delle proteste di Terzigno: coloro che si opponevano all'apertura di nuove discariche e che chiedevano invece una soluzione sostenibile per la gestione del ciclo integrato dei rifiuti. Al tavolo con Provincia e Regione i Comuni porteranno gli studi di fattibilità relativi alla costruzione degli impianti. Con la realizzazione di una filiera di impianti sul territorio, i Comuni potrebbero ridurre gli elevati costi di trasporto necessari per lo smaltimento dei rifiuti fuori regione. Inoltre la costruzione degli impianti garantirebbe ai Comuni la possibilità di gestire in maniera autonoma il trattamento, il recupero e lo smaltimento dei rifiuti, non dovendo quindi più dipendere da nessun altro ente per queste attività. Inoltre i Comuni potrebbero avere maggiori ricavi dal riciclo dei rifiuti e incrementare le opportunità lavorative sul territorio dei comuni del Parco Nazionale del Vesuvio.