Sfila il popolo del no «Fermeremo la discarica»
La rete si ritrova a Chiaiano. E il quartiere dell’area nord di Napoli diventa laboratorio del nuovo antagonismo politico - la rinascita dei no global - con un lungo corteo che taglia a fette un’intera area metropolitana: giù le mani dalle cave di Chiaiano, no alla discarica, «resistenza-resistenza», no pasaran, e un lunghissimo «jatevenne» inalberato dai manifestanti del posto. Quattro chilometri, cinquemila persone (diecimila secondo gli organizzatori), la lunga marcia contro il decreto del governo ribadito a Napoli venerdì scorso dal premier Berlusconi. In prima fila ci sono tanti bambini del posto. Sono le quattro del pomeriggio, il quartiere è una fornace. C’è tutta l’area del dissenso organizzato: dai movimenti locali (centri sociali, cobas, Wwf e altri ambientalisti), ai gruppi di manifestanti provenienti da altre regioni. Spunta la sagoma di Luca Casarini («vogliono creare emergenza per scelte illegali»), al centro di un gruppo di cinquanta giovani del centro sociale Dal Molin di Vicenza (contro la base Usa), poi i ragazzi della Diaz di Genova («reduci della notte della Bolzaneto», si definiscono «cani sciolti»), e quelli della Val di Susa, che sventolano ancora gli striscioni «no tar-no tir». Immancabile Oreste Scalzone (ex Potere Operaio esule in Francia dopo una condanna in contumacia); padre Alex Zanotelli che guida il movimento contrario alla privatizzazione dell’acqua. Per lui, il «decreto è criminale. Puntiamo al riciclo e alla differenziata, come a Seattle, dove quest’anno fanno rifiuti zero». Tante anime, ma guai a strumentalizzare. Un momento di tensione, quando a metà del corteo si affaccia l’ex deputato dei comunisti italiani Marco Rizzo. Viene allontanato, cacciato dalla pancia del corteo: «Vattela a fare da un’altra parte la tua passerella politica», gli dicono i più accaldati. Lui, l’ex deputato, incassa e si mette in coda al serpentone. Basso profilo anche per Giovanni Russo Spena e Giuseppe de Cristofaro (Rifondazione comunista) che si defilano senza dare nell’occhio e finanche per Francesco Caruso, ex deputato di Prc ed espressione dei disobbedienti. «Nessun megafono - urla un manifestante - per chi è stato nella maggioranza di governo». La piazza è contro Berlusconi e Bassolino, contro Pansa e Bertolaso, contro Bossi e De Gennaro. Eccola la rete, il network, che si ricompatta attorno a cave, valloni e ciliegie di Napoli nord. Poi tocca alle famiglie del posto, alla società civile di Chiaiano. Ci sono - si vedono e si sentono - ma il quartiere per metà resta a guardare, lontano dalla piazza, lontano dal corteo. Parte la lunga marcia, il corteo delle ciliegie mostra i muscoli. Mamme in prima fila. Luisa Grasso, casalinga con tre figli e due nipoti da badare, sventola lo striscione dei cittadini. Accanto a lei, Roberta Branno, civilista di via provinciale Santa Maria a Cubito, che chiarisce: «Faremo di tutto per dimostrare che questo decreto è incostituzionale». Un manifesto su tutti: «Dal maggio dei monumenti a monnezza di Stato», ricordando la promessa di inserire cave e masserie del posto nel circuito turistico cittadino. Arrivano anche da Taverna de Re, Pianura, Terzigno, Bagnoli e Napoli Est, Serre, Acerra e Giugliano: fanno quadrato e sanno che non è ancora venuta la resa dei conti. Qui a Chiaiano, mancano ancora dieci giorni al momento della verità, quanto basta al sottosegretario Bertolaso per ufficializzare che la gola ce la farà ad inghiottire tonnellate di rifiuti. Sfila la rabbia e la protesta esplode alle sei in piazza Rosa dei venti, la piazza Titanìc (l’accento rigorosamente alla fine). È qui che un’altra fetta di quartiere attende i manifestanti. E applaude commossa. Il quartiere si sente al centro delle attenzioni nazionali e incassa la solidarietà di migliaia di giovani in movimento. La «resistenza» di Chiaiano ha compiuto un mese di vita. Lo dice il coordinatore dei centri sociali napoletani, al microfofono col volume sparato a palla: «Un mese fa il primo incontro, oggi siamo in diecimila». Un lungo applauso per Francesco e Pasquale Ricciardiello, arrestati negli scontri di dieci giorni fa. Poi, la festa con Ascanio Celestini, Peppe Lanzetta, e il gruppo musicale E Zez. La resistenza festosa, quasi a esorcizzare scontri e manganelli.