Rifiuti speciali, ogni anno importiamo 200 mila tonnellate
Secondo le stime della commissione sui Rifiuti si perdono le tracce di un quarto dei traffici
Il paradosso campano: la regione che stenta a esportare nelle altre regioni i rifiuti solidi urbani importa ogni anno quasi zoo mila tonnellate all'anno di rifiuti speciali, compresi quelli pericolosi. Arrivano dal resto d'Italia, dalla Romania, dalla Bulgaria, dall'Austria, dal Belgio e dalla Francia. Morchie (fanghi, scarti di lavorazione industriale, ndr), combustibili, oli alimentari, apparecchiature elettriche, stracci e indumenti protettivi contaminati da sostanze pericolose,ceneri pesanti e scorie, fanghi. Finiscono in oltre 15o impianti, alcuni dei quali sono satti coinvolti negli ultmi anni in inchieste delle Procure di Napoli, di Nola e di Santa Maria Capua Vetere. In Campania dal 2006 è vietata l'introduzione di rifiuti speciali destinati allo smaltimento. Gli impianti autorizzati, dunque, possono ricevere legalmente solo i materiali recuperabili dopo specifico trattamento. Il proprietario o gestore del rifiuto speciale extraregionale è tenuto a inviare via fax, alla stazione delle Forze dell'Ordine dei Comuni di partenza e di destinazione il formulario di accompagnamento, completo di tutti i dati richiesti e con un modello che specifichi tipo e targa del mezzo di trasporto usato, generalità dell'autista, estremi dell'ordine del titolare dell'impianto di destinazione dei rifiuti in Campania. Il proprietario o gestore dell'impianto di ricezione dei rifiuti, a sua volta, deve trasmettere via fax formulario e modello controfirmati alla stazione locale delle Forze dell'Ordine ed all'assessorato provinciale all'Ambiente. In teoria, la procedura dovrebbe garantire il corretto trattamento dei materiali. In pratica, col sistema del giro di bolla imprenditori spregiudicati trasformano con un tratto di penna rifiuti pericolosi in materiali più economici da trattare. A gennaio 2010, non a caso, la ministra Prestigiacomo annunciò l'adozione di un sistema informatizzato di controllo della tracciabilità (Sistri). Funziona così: le aziende che producono rifiuti, li trasportano, li trattano o li recuperano devono iscriversi al sito del Sistri e registrare il movimento dei materiali. Una scatola nera montata sui camion dei trasportatori e collegata al satellite consente ai carabinieri di seguire gli spostamenti di ciascun mezzo. Un sistema di controllo in teoria efficace, o almeno più efficace di quelli che si basano solo sulle verifiche della documentazione cartacea. Peccato non sia ancora operativo. 11 Sistri è stato infatti più volte rinviato per inconvenienti tecnici nella gestione del sistema. Elaborato, quest'ultimo, da Selex, azienda del gruppo Finmeccanica. Appalto ministeriale da 70 milioni su cui indaga la Procura di Napoli, che contesta l'irregolarità delle procedure di affidamento diretto. Salvo ulteriori rinvii, l'iscrizione al Sistri diventerà comunque obbli *** gatorio dal primo settembre per i produttori di rifiuti che abbiano più di 500 dipendenti e a seguire per tutti gli altri. Dal primo ottobre scatterà l'obbligo per Comuni, enti e imprese che gestiscono l'immondizia della Campania. In Italia si producono ogni anno 13o milioni di tonnellate di speciali, tra i quali 5,3 milioni di pericolosi. Circa 28 milioni spariscono nel nulla. In Campania, si apprende dalla relazione dell'Arpac presentata il 6 luglio alle commissioni regionali Bonifiche e Camorra, si producono ogni 12 mesi circa 2.800.000 tonnellate di rifiuti speciali. Tra questi, i pericolosi ammontano a 200 mila tonnellate. In più, ci sono, appunto, le 200 mila tonnellate di speciali che arrivano dalle altre regioni o dall'estero.
Abruzzo 9.485.591
Basilicata 8.519.855
Calabria 10.127.867
Emilia Romagna 2.092.146
Friuli Venezia Giulia 4.573
Piemonte 1.564.885
Puglia 35.288.812
Sardegna 5.332.213
Sicilia 21.755.374
Toscana 10.192.864
Lazio 54.581.534
Trentino A.A. 116.720
Ligurlai48.027
Umbria 4.365.233
Lombardia 9.826.972
Marchell 11.901.772
Valle d'Aosta 1.845
Veneta 862.274
Molise 7.410.943