Accordi privati e niente nulla osta così l'industria sverna in Campania
Quasi duemila imprese in Campania iscritte all'albo dei gestori dei rifiuti, 946 solo a Napoli: si tratta di aziende di trasporto, di raccolta, di spazza-mento, ma anche, e forse soprattuto, di lavorazione di rifiuti speciali. Capita così che in Regione arrivino da tutt'Italia materiali di cellulosa, plastiche da lavorare per il riciclo, vetro, ferro, alluminio, legno. Le cosiddette piattaforme, una sorta di centri di raccolta, separano ulteriormente i materiali, li selezionano, li imballano e li consegnano alle aziende che li utilizzano come materie prime. Gli scarti di lavorazione finiscono, o almeno dovrebbero finire, in discariche fuori regione. I privati lavorano materiale che arriva dalla Campania, ma non solo: «Nelle piattaforme convenzionate abbiamo il controllo solo su quello che viene conferito dai soggetti convenzionati con i consorzi di filiera», spiega, Infatti il direttore generale del Conai (il consorzio nazionale imballaggi), Walter Facciotto. Nessuna legge vieta agli imprenditoridi lavorare rifiuti speciali provenienti fuori regione. «Noi prendiamo solo materiale che arriva dalla differenziata - spiega Giuseppe Di Gennaro, gestore di una delle maggiori piattaforme del settore - il 50 per cento viene dalla Campania, il resto dalle altre regioni». Un esempio per tutti: il 18 per cento della spazzatura del Veneto (ragione dove la differenziata supera il 70 per cento) finisce al di la del Po. Si tratta degli scarti della differenziata ottimi da bruciare o dei cosiddetti sovvalli: 50 mila tonnellate all'anno che vanno in Lazio, in Puglia, ma anche in Ungheria. E oggi molti enti locali campani sono tentati di rivolgersi ai privati in maniera da sfuggire al girone infernale delle autorizzazioni: «Per capire cosa succede abbiamo già disposto delle ispezioni», spiega Romano. Anche perché se è vero che i privati garantiscono più velocità e meno burocrazia è anche certo che lavorano con meno controlli. Il giro di affari che si muove intorno agli speciali è enorme: solo in Campania se ne producono ogni giorno 12 mila tonnellate, quasi il doppio dei rifiuti solidi urbani. Rispettando questa proporzione si calcola che la produzione italiana supera i 60 milioni di tonnellate. «È questo il giro di affari più voluminoso e difficile da controllare - spiega l'assessore regionale Giovanni Romano - perciò abbiamo varato un piano per gli speciali che è già stato approvato dalla giunta e che, dopo i sessanta giorni necessari per le osservazioni, sta per andare in Consiglio». Il paradosso è che sono arrivate solo due osservazioni: lo strabismo delle associazioni di categoria, dei politici e dei media rende praticamente invisibile un giro di affari miliardario. Quello stesso giro di affari che in alcuni casi ha permesso attraverso il meccanismo del giro di bolla di avvelenare le nostre terre. Lo ha raccontato il pentito Gaetano Vassallo, lo hanno dimostrato le inchieste giudiziarie. Molte imprese settentrionali sono riuscite in passato (se succede tuttora ce lo diranno probabilmente i giudici) a risparmiare sui costi di smaltimento mandando i cosiddetti speciali a imprenditori campani che invece di lavorare gli scarti rispettando le leggi si limitavano a interrarli.